PNRR: occasione di sinergia fra manager pubblici e privati

La grande scommessa per le sorti del nostro Paese è costituita oggi dal Piano di Ripresa e Resilienza promosso dall’Unione Europea, che prevede un volume d’investimenti pari circa 235 miliardi di euro, da utilizzare per il rilancio del nostro sistema socio-economico entro l’anno 2026

Giuseppe Beato

Vice-presidente della federazione CIDA Funzione Pubblica
La grande scommessa per le sorti del nostro Paese è costituita oggi dal Piano di Ripresa e Resilienza promosso dall’Unione Europea, che prevede un volume d’investimenti pari circa 235 miliardi di euro, da utilizzare per il rilancio del nostro sistema socio-economico entro l’anno 2026.

Nel contesto dell’attuazione del Piano, si stanno muovendo le grandi associazioni produttive e di rappresentanza del lavoro del Paese. Fra queste la Confederazione CIDA che punta a svolgere un ruolo di stakeholder di prima grandezza, in virtù della sua rappresentatività del mondo manageriale privato e pubblico. 

La CIDA opera su due canali convergenti di grandissimo interesse e rilevanza: da una parte segue nel contesto del CNEL, attraverso il consigliere dr. Giorgio Ambrogioni, le vicende relative al monitoraggio dell’attuazione del PNRR, al buon andamento del quale Bruxelles subordina il pagamento delle tranche finanziarie. Per altro verso, sono stati costituiti sette gruppi di lavoro confederali che hanno il compito, fino a tutto l’anno 2026, di seguire l’evoluzione del Piano e, soprattutto, di fornire elementi propositivi per l’attuazione delle riforme lì previste.

Fra questi gruppi è importante segnalare quello che si occupa di una componente fondamentale della Missione 1 del PNRR: la “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza della Pubblica Amministrazione”. Più volte nel testo del Piano viene affermato che la riforma delle pubbliche amministrazioni italiane costituisce un compito di rilevanza “trasversale a tutte le missioni del Piano”. E’ un punto di principio in qualche modo “rivoluzionario” rispetto alla concezione purtroppo molto diffusa di “burocrazia come peso”; pone, invece e finalmente, la questione del funzionamento dei servizi pubblici come fattore decisivo per il buon andamento del nostro sistema economico e sociale, come accade in tutti i paesi occidentali avanzati.

Il compito del gruppo di lavoro che ho l’onore di coordinare si presenta, per quanto sopra ricordato, come delicato e rilevante. Si tratta di elaborare proposte e posizioni per la confederazione su una materia quanto mai contrastata, nella quale , da sempre nel nostro Paese si sono infrante le migliori idee e una gran mole di leggi e progetti d’innovazione. Uno dei massimi storici della pubblica amministrazione italiana, Guido Melis, ebbe a scrivere in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che il riformismo amministrativo italiano era stato “una storia di vinti” . Le riforme amministrative promosse nell’ultimo decennio non hanno rimosso minimamente questo cattivo presagio.
Ma c’è una novità nella nostra piccola ma ricca compagine di professionalità! Il fatto che, al posto di professori universitari, quadri sindacali e responsabili politici, essa è composta da manager pubblici e privati, interessati al buon esito delle riforme auspicate nel PNRR. 

I manager pubblici sono interessati a rimuovere ostacoli secolari che impediscono l’irrompere della meritocrazia nel pubblica amministrazione con il conseguente discredito che ne deriva per il ruolo stesso del dirigente; dall’altro lato, i manager privati che più volte si sono ritrovati, come del resto gran parte dei cittadini, di fronte agli ostacoli incomprensibili posti da un’amministrazione pubblica non costruita per sfidarsi sugli obiettivi, ma relegata al compito notarile di passaggio di carte e di autorizzazioni.
 
La sensibilità su queste tematiche è grande nel gruppo di lavoro. Forse la scoperta più bella e interessante di questo primo periodo di collaborazione è stata quella di avere punti di vista comuni in ordine a una serie di temi decisivi per le sorti della pubblica amministrazione, quindi  del nostro Paese. La questione del merito, negletta nella burocrazia italiana, sia a livello di valutazione delle singole realtà amministrative sia a livello di valutazione dei singoli; la questione delle professionalità interne, abbandonata a sé stessa in tutti i momenti qualificanti della mappatura delle competenze, del reclutamento, dei percorsi di formazione e carriera, della valorizzazione dei migliori; la questione dell’innovazione digitale che si incontra/scontra con modalità sorpassate di organizzare uffici, procedure e risorse; la questione del regime della dirigenza e delle alte professionalità che vanno sottratte a un ruolo di sostanziale irrilevanza e subordinazione alla politica politicante; la questione del ruolo dei grandi sindacati, che sono presidio di democrazia ma dei quali va ridefinito il ruolo dialettico di tutela dei diritti, ma non di co-gestore delle amministrazioni, come accade nei fatti da trent’anni.

Su questi presupposti e valori il gruppo di lavoro si è mosso nei primi tre mesi di attività. E’ stato prodotto un documento iniziale di principi e obiettivi, presentato all’attenzione della Confederazione per verificare i giusti contorni di agibilità concreta. L’ultima cosa che vogliamo è quella di produrre carte di bella fattura ma di poco seguito pratico, come tante volte è accaduto fino a oggi. Per l’innovazione della pubblica amministrazione si tratta di far emergere con forza gli snodi più divisivi e problematici e fare in modo che, sia il ceto dirigente più avvertito che l’opinione pubblica siano coscienti dei problemi veri sui quali si avvitano da sempre le vicende della pubblica amministrazione italiana. Senza sciocca colpevolizzazione di nessuna categoria, ma incidendo coraggiosamente sui gangli coperti di ruggine.

Con l’apporto dei suoi gruppi di lavoro la CIDA si presenta come uno stakeholder di prima grandezza nelle dinamiche di attuazione del PNRR.
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