Pensioni, perequazione e corte costituzionale. Il suicidio dei giornali.

Negli ultimi anni i cittadini anziani hanno subito una rapina a mano armata da parte dello Stato. E nessuno ne parla. I quotidiani fanno finta di ignorare che pescano i loro lettori in quell'esercito di 20 milioni di cittadini dai 55 anni insù colpiti dalle politiche punitive dei Governi Monti, Letta e Renzi.

Franco Abruzzo

Consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti e già presidente per 18 anni dell'Ordine della Lombardia. Portavoce del Mil. (*)
7.1.2018 - Dal 2011 in poi è andato in scena il suicidio dei quotidiani, che, per servilismo verso il potere, giocano e lavorano contro i loro lettori (fedeli) dai capelli grigi e non scrivono (per viltà) che le sentenze della Corte costituzionale non possono violare i diritti fondamentali dei cittadini in nome dell'articolo 81 della Carta fondamentale sul pareggio di bilancio. Ieri hanno fatto finta di nulla, quando il Governo Renzi/Padoan con una legge retroattiva (il DL 65/15) ha disapplicato un giudicato costituzionale, quello che ha cancellato il blocco della perequazione (sentenza 70/2015 della Corte costituzionale della Repubblica Italiana) con questa parole solenni: "Risultano intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita e l’adeguatezza. Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost.. La norma censurata è, pertanto, costituzionalmente illegittima nei termini esposti”. 
Signori direttori, abbiate coraggio. In quella primavera di tre anni fa dovevate ricordare al Governo e ai leader politici che le sentenze si applicano a favore di tutti i cittadini e non di una parte di essi, che il maltolto andava restituito anche a rate, ma andava restituito. I cittadini anziani hanno subito una rapina a mano armata da parte dello Stato. 

Non si scherza sulle parole Giustizia e Uguaglianza di trattamento.

Sui fogli si leggevano queste amenità: “Il governo potrebbe decidere di non rimborsare tutti, ma solo i pensionati con gli assegni più bassi, limitando così il costo dell’operazione”; “Il Governo potrebbe escludere gli assegni più ricchi”; “Ipotesi blocco sopra 2.300 euro”. Ma non mancò un titolo dettato dal buon senso: “Il Governo pagherà a rate” sul presupposto che l’erario ha risparmiato 4,8 miliardi (così dice l’Avvocatura dello Stato sentito il ministero dell’Economia) su un arco di due anni (2012 e 2013) e che, quindi, restituirà il maltolto in due anni. Invece non è accaduto nulla. Il Governo non può eludere una sentenza della Consulta e non può sorvolare sulla cancellazione della ‘legge Fornero’ nella parte in cui bloccava la perequazione (= rivalutazione periodica degli assegni). Le norme retroattive del Governo Renzi/Padoan sono un rimedio aberrante quando escludono una parte dei cittadini dai benefici di una pronuncia fatta in nome del Popolo Italiano. L’Uguaglianza è una parola magica della nostra carta fondamentale. Ignorare una sentenza o applicarla parzialmente significa incamminarsi su un binario che porta alla fine dello Stato di diritto, favorendo un'altra visione, quella della ragion di Stato. 
Le vendite dei giornali nel frattempo sono crollate (da 5 milioni al giorno di 10 anni fa a tre milioni circa con ricavi pubblicitari dimezzati). I lettori stabili sono i cittadini dai 55 anni insù, mentre i giovani utilizzano internet, cellulari e tablet per tenersi informati, non disdegnando notiziari radio e televisivi.

I partiti devono proposte chiare, non solo ai pensionati.

I partiti, in vista del voto del 4 marzo, come dice Roberto Weber, fondatore della società di sondaggi Ixé, devono trovare un "elemento di rassicurazione, di policies mirate, di un richiamo simbolico, che vadano al cuore di quell'elettorato 'anziano' che costituisce il baricentro e il prezioso discrimine del consenso politico in Italia". Solo i direttori dei quotidiani e dei periodici non hanno capito che i 20 milioni di pensionati e di persone vicine alla pensione sono l'elemento decisivo delle elezioni e delle vendite in edicola o per posta delle singole testate giornalistiche.
Il più recente silenzio dei giornali riguarda un fatto che potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro (povero) dei cittadini dai 55 anni insù. Parlamentari e 'professori' improvvisati e impreparati nel luglio scorso hanno tentato, - come ha scritto Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali -, di cambiare l'articolo 38 della Costituzione per espropriare, cancellando il merito, gli assegni di chi ha versato per anni contributi d'oro e pagato le tasse. Otto milioni di pensionati sul totale di 16,2 sono già a carico della collettività. Ma nei palazzi romani ignorano questo dato. Il 50% degli italiani dichiara redditi pari a zero come fossimo un Paese in via di sviluppo. L'assistenza costa 100 miliardi, cresce a tassi del 5,9% l'anno e ormai vale il 60% del totale delle pensioni vere in pagamento. I giornali tacciono: non raccontano che una parte del Parlamento, vuole ridurre il reddito e la qualità della vita di chi ha i capelli argentati. Gli anziani hanno cominciato a comprendere il gioco dei giornaloni e lentamente se ne stanno staccando passando ai tablet di basso costo di fabbricazione cinese. È un primo segnale, che potrebbe determinare la fine della carta stampata in Italia. Secondo i calcoli di Philip Meyer, studioso dell'editoria americana, l'ultima sgualcita copia su carta del "New York Times" sarà acquistata nell'aprile del 2043. La crisi di vendite che affligge i quotidiani da una ventina d'anni lascia pensare che la previsione sia realistica, se non addirittura ottimistica. Ma questa data potrebbe subire un'anticipazione significativa grazie alle nuove sofisticate tecnologie, che sfornano tablet a basso costo, e al disinteresse degli anziani indifesi di fronte alla violenza della politica e all'odio sociale scatenato dal mondo sindacale con la scusa di difendere i giovani senza lavoro come se la colpa della disoccupazione fosse da addebitare agli anziani stessi. Perché non ricavare i miliardi utili al 'reddito di cittadinanza' da una lotta finalmente serrata e spietata alla evasione fiscale? Anche questo argomento riguarda la sovranità della Repubblica da tutelare anche sotto l'aspetto delle entrate tributarie. Intanto cominciamo con il chiamare "ladri" coloro che vengono definiti graziosamente "furbetti del 730".

NOTA. - "È meglio che i giornali si preparino a un futuro in cui i ricavi della carta stampata saranno pari a zero". Così il CEO del ‘New York Times’ che nel novembre 2017 ipotizza l’uscita in edicola solo la domenica. È la più recente profezia sul futuro dei giornali. Drammatica come quella Meyer.
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(*) FRANCESCO ("FRANCO")  ABRUZZO, giornalista professionista dal 3/2/1963, già in forza per lunghi anni a IL GIORNO e a IL SOLE 24 ORE,  dal 9 ottobre 2017 consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, dal marzo 2016 sindaco dell'Inpgi, dal 2007 portavoce prima del Movimento "Giornalisti per la Costituzione" e poi del MIL (Movimento Informazione e Libertà), dal novembre 2013 al 25 ottobre 2017 presidente dell’Unpit (Unione nazionale pensionati per l’Italia),  dal giugno 1986 al settembre 2017  consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia (di cui è stato presidente per 18 anni, dal 1989 al 2007), nel 1978 tra i fondatori di "Stampa democratica" con Walter Tobagi e Massimo Fini, olim consigliere dell’Associazione lombarda dei Giornalisti e olim docente universitario a contratto di Diritto dell’Informazione e Storia del Giornalismo. Mail: FABRUZZO39@YAHOO.IT  – fabruzzo39@gmail.com

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