Le Variazioni Goldberg di Thomas Bernhard

Gruppo Cultura – Ciclo Letteratura – Romanzo Storico

Alberto Cantoni

Componente del Gruppo Cultura 
Der Untergeher (Il Soccombente, 1983) di Thomas Bernhard è un romanzo che – sulla traccia di un percorso umano e artistico nell’Austria del secondo Novecento – apre a una critica totale della società occidentale, premonitore di quanto oggi è possibile vedere nell’inconsistenza politica dell’Europa intergovernativa. Contro una prima apparenza, non vuole essere un racconto biografico attorno alla figura di Glenn Gould, genio dell’interpretazione pianistica, e alla dominante presenza artistica di Vladimir Horowitz, maestro che annebbia gli osannati protagonisti del tempo, citati con tanto di nome e cognome, e le accademie musicali di Vienna e Salisburgo. Non il fallimento dei due amici – il narratore e Wertheimer – incontrati da Gould a Salisburgo, rampolli di benestanti famiglie austriache, che hanno grandi doti e finiscono nel nulla di carriere divenute impossibili. 

È pur vero che Il soccombente, scritto con una fluidità che rende l’ininterrotto monologo del narratore quasi una sinfonia/concerto di oltre 150 pagine senza interruzioni, può anche essere visto dal punto di vista letterario come parte di un “trittico dell’arte” a lato di Holzfällen (A colpi d’ascia, 1984) e Alte Meister (Antichi maestri, 1985), che trattano di letteratura e pittura nell’ultima stagione creativa dell’autore. Gli argomenti, però, arricchiti di riflessioni esistenziali dominanti la vita umana, sembrano essere un pretesto per colpire al cuore una società scialba, priva di vere prospettive e carica solo di inconsistenza e del potere dovuto alla ricchezza materiale. Avere e dominare, non Essere come invece sostiene Eric Fromm nel suo trattato del 1976 di poco antecedente il libro di Bernhard e sicuramente modello di una diversa possibilità di progresso della persona umana.

Come sempre, Bernhard mette in gioco tutta la sua capacità di descrivere e smontare anche i castelli più complessi, analizzando in dettaglio il comportamento del singolo e della massa nel loro dichiarare principi che non vengono mai rispettati e illusioni che non possono mai divenire realtà, quasi a voler mettere ordine nella confusione dei nostri tempi, in cui avvengono fatti umilianti a cui seguono dichiarazioni altisonanti dei centri di potere che nulla poi concludono. Troppo vero storicamente se si pensa con cosciente lucidità alla crisi dei migranti nel Mediterraneo di cui tutti abbiamo visione e orrore. Da questo deriva che un romanzo liberamente scritto su fatti del passato si trasforma in uno specchio del tempo corrente, come se ogni avvenimento fosse diviso in molte parti, di cui le più importanti si chiamano presente e futuro.

La storia dei tre amici si svolge indicativamente fra il 1955, anno di uscita sul mercato discografico del primo disco del pianista canadese contenente l’innovativa interpretazione delle Variazioni Goldberg di J.S. Bach – esecuzione che sarà tenuta simbolicamente come centro di riferimento di ogni riflessione sulle ragioni di vita e morte – fino al tempo di poco successivo alla morte di Glenn Gould nel 1982. Questo fatto è visto come causa scatenante il diabolico suicidio di Wertheimer nel giardino della sorella, fuggita dalla casa di Vienna che condivideva forzatamente con il fratello e sposata nella piccola e grigia cittadina svizzera di Zizers, presso Chur.
“L’incontro col genio di Gould ha conseguenze catastrofiche su Wertheimer, il quale, pur essendo fra i migliori e promettenti pianisti austriaci, decide di abbandonare prima la carriera musicale, conscio dell’impossibilità di essere come lui, e poi di dedicarsi alla filosofia finendo col suicidarsi. Anche il narratore smette di suonare, intraprende la scrittura mai terminata di un saggio sul pianista di Toronto … e incapace di competere si rifugia pure in una disciplina ritenuta inferiore come la scrittura, esemplificando in tal modo l’idea romantica di Schopenhauer che anima tutti gli scritti di Bernhard: l’idea che la musica sia l’unica arte in grado di attingere, attraverso la sua asemanticità, a una forma di conoscenza più pura ed elevata”. (Marco Gatto)

La trama romanzata dell’arte di Gould e dei suoi amici soccombenti, perché solo dall’arte si può iniziare a pensare l’intimo della persona umana, è un evidente pretesto per liberare la strada a Bernhard verso un'infinita riflessione sempre più amara e profonda sulla indeterminazione dell’animo umano, sulla reazione inconsistente di ogni sentimento e alla fine, quasi ad alterna salvezza e rovina della persona stessa, a scegliere la morte eclatante di un suicidio liberatorio oppure la grigia esistenza di una vita che non porta a nulla. Nel continuo ripetersi delle stesse domande, viste da angolazioni sempre più stringenti, sulla coscienza e sulla sconfitta dell’inconsistente Wertheimer, ne esce la chiara visione che una vita costruttiva e positiva sembra non trovare spazio fra le possibili strade della persona umana del secondo Novecento e che non ci può essere traccia, come nelle parole del narratore, di una redenzione umanizzante anche in chi non è al sommo vertice dell’essere e dell’arte. 

Non dimentichiamo lo sconfortante inizio de Lo Straniero di Albert Camus con la sua gelida constatazione “Oggi la mamma è morta, o forse ieri. Non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio: mamma deceduta, funerali domani”. Il nulla appare come l’unica cosa che permette alle persone di comunicare con il mondo dei viventi e si conclude, non diverso da Wertheimer, con la condanna a morte di Meursault, assassino il quale si augura “che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida di odio”.

Thomas Bernhard trova un’altra conclusione per i suoi soccombenti e descrive come il narratore entrato un’ultima volta nella casa di campagna dell’amico suicida e trovando sul giradischi proprio il disco delle Variazioni Goldberg suonate da Gould nella edizione del 1955 si ferma ad ascoltarle. “La straordinarietà del romanzo sta nella misura stilistica mediante la quale non solo lo scrittore sceglie un narratore interno alla storia, capace attraverso la compilazione del suo memoriale di allontanarsi quasi completamente dalle vicende narrate, ... ma testimonia nello stesso tempo l’angoscia provata da un individuo che non riesce a essere come vuole e non riesce a dominare l’impeto prodotto dalla sua riconosciuta ansia di protagonismo”.

SAVE THE DATE

L'incontro dedicato a Il Soccombente si terrà 

martedì 3 ottobre 2023 alle ore 17:30

in Sala Viscontea Sergio Zeme

Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it

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