Le sfide degli anni ’20 del XXI° secolo – il ruolo di Federmanager

Ci attendono periodi burrascosi e sfide imprevedibili che possiamo superare con le competenze e atteggiamento manageriale

Valter Quercioli

Vicepresidente Federmanager
La pandemia del Covid-19 e la preoccupazione mondiale per la prevenzione efficace delle pandemie future. Il rinnovato protagonismo della geopolitica quale forza primordiale plasmante le relazioni internazionali. Lo sforzo di acquisire “autonomia e sovranità energetica” quale nuova linea politica europea. La sfida delle materie prime e del loro approvvigionamento a costi ragionevoli. La risalita dell’inflazione, capace di squassare dalle fondamenta gli equilibri socio-economici faticosamente raggiunti dagli Stati. La marcia a tappe forzate delineata dalla Commissione Europea verso un'“economia sostenibile” che però determina complessità operative per tante filiere italiane di eccellenza: automotive, moda, energia, per citarne alcune. Il declino della natalità nel Paese che, con poco meno di 400mila nascite nel 2021 a fronte di 709mila decessi, si conferma sotto stress demografico, tenderà a creare crescenti problemi al sistema economico nazionale per come è oggi configurato, e l’industria ne risente in pieno. 

Sette sfide che il nostro sistema produttivo si trova ad affrontare tutte contemporaneamente, alcune con impatti più generalizzati, altre con effetti più concentrati su alcune filiere e molto meno su altre. Una sorta di “tempesta perfetta” che pone forti pressioni a imprenditori e manager riguardo alla continuità aziendale. 

Sette sfide che però possono aprire opportunità di maggiore diversificazione, maggiore efficienza, maggiore attualità dei processi aziendali e produttivi. Sta agli imprenditori e ai manager reagire con spirito positivo e non demordere. Sta a noi manager rimboccarci le maniche per aiutare i nostri stakeholder più importanti, gli imprenditori, con le nostre energie, le nostre competenze, la nostra vicinanza umana e professionale.

Perché parlo di sfide e non, come la maggior parte dei commentatori, di crisi? 
Perché ritengo che noi manager siamo i maggiori professionisti delle decisioni efficaci, dello scientific decision-making, e quindi rispetto alle crisi dobbiamo sempre vedere il lato delle nuove opportunità e non quello dei problemi irrisolvibili, dobbiamo farci guidare dal lato positivo della situazione e non farci immobilizzare dal suo lato negativo, dobbiamo cogliere la sfida e non farci frenare dalla difficoltà. 

Infatti il termine “crisi” deriva dal greco e significa “scelta, decisione”, che a sua volta  significa “distinguere, giudicare”. Certo, non è un termine simpatico perché indica un momento difficile, duro, spiacevole, in cui prendere quelle decisioni delle quali si farebbe volentieri a meno. 
Ma la sua etimologia ci dice che la crisi altro non è che un momento di scelta, di decisione forte, di necessità di svolta.

Anche il termine cinese per “crisi” indica la contemporanea presenza di un pericolo e di un punto di svolta. Quindi l’etimologia cinese ci dice che la crisi segnala la presenza di un pericolo per il cui superamento è necessario svoltare dal percorso che stavamo seguendo. 

Allora, da professionisti dello scientific decision-making quali siamo, ripuliamo il termine “crisi” dal connotato pessimista che vorrebbe farci focalizzare sul dolore o sull’esito funesto e concentriamoci piuttosto sulla sfida che sottende e su come potremmo diventare dopo il suo superamento. Le crisi esistono sempre e da sempre e sono una delle infinite cifre della vita, con le quali dobbiamo imparare a convivere riuscendo a cogliere le opportunità che esse prospettano. Questa è la vera essenza del manager!

In che modo Federmanager aiuta i manager a superare gli impatti che queste sfide hanno sulla tenuta della loro capacità manageriale e sul loro tenore di vita? 
Li aiuta con quattro linee d’azione ben precise:
  • con un CCNL all’altezza del tempi;
  • con un portafoglio efficace di Politiche Attive del lavoro;
  • con lo sviluppo costante di un sistema di welfare bilaterale efficace e fortemente innovativo;
  • con la capacità di dare più forza alle attività di CIDA, con attenzione specifica alla tutela delle pensioni e al miglioramento della fiscalità a carico del manager. 
Vediamo queste linee d’azione una ad una.

Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro
Un CCNL all’altezza dei tempi. Recupero inflattivo, livello retributivo minimo, valorizzazione del merito, diritto soggettivo alla formazione, avanzamento sostanziale dei diritti sociali ed etici e delle pari opportunità, Politiche Attive funzionali alla employability interna ed esterna, miglioramento delle tutele legali e assicurative, solida e vantaggiosa bilateralità sanitaria e previdenziale. Tutti questi sono temi che devono essere recepiti in un CCNL che vogliamo all’altezza delle sfide che attendono i nostri manager. 

Certo sono temi difficili da affrontare in una trattativa con i partner datoriali per le evidenti ricadute economiche e normative, però sia i manger che gli imprenditori hanno la necessità di poter contare su un contratto di lavoro che proietti la vita d’impresa in un futuro che è già attualità. Se gli imprenditori hanno la visione del futuro aziendale e stabiliscono quali siano i migliori investimenti per realizzarla, se i manager sono coloro che mettono a terra tale visione rendendo produttivi gli investimenti effettuati, che senso ha non averli soddisfatti, motivati e concentrati al 100% sul loro lavoro? 
Un CCNL all’altezza dei tempi è ciò che serve oggi, che serve subito.

Un portafoglio efficace di politiche attive del lavoro (manageriale). 
Le sfide sistemiche suesposte portano il mondo del lavoro verso paradigmi ancora tutti da definire. Quel che è certo, però, è che la flessibilità è diventata un elemento imprescindibile del lavoro, anche manageriale, e lo sarà sempre più. Per affrontare le numerose transizioni professionali che caratterizzano la vita lavorativa, per costruire e arricchire la propria vita professionale all’interno di organizzazioni tenute a loro volta a cambiare, per inserirsi o anche soltanto mantenersi appetibile nel nuovo mercato del lavoro, la parola chiave è “Politiche Attive”: esse non sono argomento d’interesse solo per il manager disoccupato, ma anche per chi è occupato e cerca attivamente di costruirsi, per motivi propri, un percorso di riposizionamento professionale fuori dall’azienda in cui opera o anche al suo interno. 

Sulle Politiche Attive Federmanager interviene a due livelli: territoriale e centrale. Il livello territoriale ha il compito di gestire le richieste e le necessità degli iscritti, il livello centrale ha il compito di realizzare gli strumenti cui gli iscritti possono accedere. 

Pur avendo fatto passi in avanti significativi in questi anni, la situazione necessita di un miglioramento su entrambi i livelli. Al livello territoriale serve quell’uniformità di approccio che deve caratterizzare una grande Federazione. Al livello centrale, sebbene siano stati messi a punto alcuni pregevoli strumenti (tools), si avverte il bisogno di strutturare un vero e proprio toolbox che li integri in maniera efficace, sinergica e facilmente accessibile da parte delle territoriali per conto degli iscritti che stanno seguendo.

Senz’altro questa delle Politiche Attive è un’area che occorrerà presidiare e rinforzare nel prossimo futuro, anche con risorse aggiuntive che potrebbero venire dal prossimo rinnovo del CCNL.

Il mantenimento di un sistema di welfare bilaterale efficace e fortemente innovativo. 
La nostra “galassia” di enti bilaterali e collaterali ne conta ben 17 di cui 5 con Confindustria (FASI, IWS, Previndai, Fondirigenti, 4.Manager), 5 con Confapi (FASDAPI, PMI Welfare Manager, Previndapi, Fondazione IDI, Fondo Dirigenti PMI), 6 di proprietà unica Federmanager (Manager Solutions, Praesidium, Federmanager Academy, CDi Manager, Assidai, Vises) e 1 società consortile (Selda). 

Questa galassia ha lo scopo di far esprimere la professionalità dell’iscritto sul luogo di lavoro in tutto il suo potenziale, garantendo altresì un’ampia tutela, anche per la sua famiglia, rispetto a  esigenze di carattere sanitario, previdenziale, assicurativo nonché, per il solo iscritto, di tipo formativo e di supporto al riposizionamento professionale.

Nel futuro per la nostra galassia si pongono una sfida e un’opportunità. La sfida consiste nel far sì che l’utilità di questo sistema sia ampiamente riconosciuta dai giovani Dirigenti, i quali devono aderirvi convintamente fin dal momento della loro nomina. A tal fine sarà opportuno rinforzare la nostra capacità di comunicazione verso di loro per far apprezzare i vantaggi e la qualità delle tutele offerte. L’opportunità consiste nel lavorare con le Istituzioni insieme ai nostri partner datoriali, per promuovere una riforma fiscale del welfare contrattuale in modo da incoraggiare l’adesione soprattutto dei giovani Dirigenti e ridurre, per questa via, il carico sul sistema pubblico. La nostra confederazione di appartenenza, CIDA, ne sarà il giusto veicolo promozionale.

Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità
La confederazione CIDA raggruppa 11 Federazioni di Dirigenti di 7 comparti: agricoltura (FeNDA), industria & servizi (Federmanager), terziario (Manageritalia), assicurazioni (FIDIA), credito & finanza (Sindirettivo Banca d’Italia, Sindirettivo Consob), funzione pubblica (FP-CIDA, SAUR), medici (CIMO, Fesmed), Terzo Settore (Federazione Terzo Settore Sanità Non-Profit). Complessivamente, le Federazioni che sono confluite in CIDA rappresentano quasi un milione di persone - tra Dirigenti e alte professionalità sia in servizio sia in quiescenza -  che hanno assegnato alla Confederazione la missione di rappresentarle per la tutela di interessi trasversali, fisco e pensioni in primis. 

Essendone il principale stakeholder, Federmanager incoraggia CIDA a un migliore e più efficace accreditamento presso le Istituzioni e gli Enti coinvolti in queste tematiche d’interesse e d’impatto trasversali ai comparti. A seguito dell’elezione a Presidente di CIDA di Stefano Cuzzilla, anche Presidente di Federmanager, si apre una nuova stagione per la Confederazione, con la possibilità concreta di poter interloquire più efficacemente con il mondo delle istituzioni e della politica, al fine di far valere le istanze avanzate dalla Dirigenza privata e pubblica.

Federmanager ha di fronte una sfida complessa ed articolata e ne è ben cosciente, ma con la sua esperienza di relazioni industriali, istituzionali e politiche, il suo radicamento capillare sui territori, la sua energia e voglia di supportare efficacemente le nuove generazioni di lavoratori e manager, è senz’altro in grado di farvi fronte e di poter affermare: “Se non noi, chi?”
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013

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