Anche la prossima manovra di bilancio affonderà le mani nelle tasche del ceto medio

Un ulteriore taglio dell’indicizzazione rischia di bloccare la crescita del nostro Paese indebolendo la middle class, pilastro della nostra economia

In Italia oggi il 13% dei contribuenti da lavoro o da pensione da 35mila euro lordi in su si fa carico di circa il 60% di tutta l’Irpef. Un peso economico importante per il ceto medio e i suoi pensionati che hanno visto i propri assegni previdenziali subire 5 contributi di solidarietà e 10 blocchi perequativi e in 30 anni hanno perso per sempre più di 1/4 del potere d’acquisto. E i tagli non si fermano! Dei 2,7 miliardi di risparmio che arriveranno dal pacchetto previdenziale previsto in Manovra, 1,2 perverranno dal taglio dell’indicizzazione delle pensioni più alte che subiranno una ulteriore riduzione. 
 

CIDA, la rappresentanza per la dirigenza e le alte professionalità di tutti i settori socio produttivi, pubblici e privati, lancia l’ennesimo appello in difesa delle pensioni del ceto medio. 
 
Ancora una volta le pensioni del ceto medio verranno utilizzate solo per fare cassa e non per finanziare investimenti sul futuro – dichiara il Presidente CIDA, Stefano Cuzzilla in merito alle misure previste nella Manovra - Aumentare di ben 10 punti percentuali il taglio sull’indicizzazione delle pensioni più alte metterebbe a forte repentaglio la crescita economica e civile del nostro Paese. La middle class è il pilastro della nostro sistema economico e gioca un ruolo rilevante nel rinnovamento sociale. Colpirla così duramente significherebbe voler aumentare il debito sulle generazioni future, provocare un pericoloso scollamento sociale e soprattutto disallineare il carico fiscale rispetto a quelli degli altri Paesi europei, provocando una perdita di competitività del nostro sistema economico. Dal Governo del merito – prosegue Cuzzilla - ci aspettiamo maggiore attenzione. Invece finirà come al solito? Anche quest’anno a pagare saremo solo noi? Le nostre categorie non scendono in piazza, ma ciò non significa che accettano passivamente queste misure. Non possiamo di certo stare zitti di fronte ad una palese ingiustizia, per questo abbiamo avviato ricorsi, stiamo mettendo a punto una petizione e valuteremo anche altre azioni”

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