Rilanciare l’Italia dal ceto medio nel quale si riconoscono due terzi dei cittadini

Presentato lo scorso 22 maggio nell’aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati a Roma il secondo rapporto CIDA - Censis sul ceto medio

a cura della Redazione

Il primo rapporto sul ceto medio, pubblicato lo scorso anno, ha sollevato l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica su quanto percepito dalla maggioranza del Paese, il diffuso senso di declassamento e il blocco della mobilità sociale, evidenziando anche le principali criticità da affrontare.

La seconda edizione è stata presentata dal Segretario Generale Censis, Giorgio de Rita, e dalla ricercatrice Chiara Ryan, preceduti dai saluti introduttivi del Vicepresidente di Forza Italia alla Camera dei deputati, Raffaele Nevi, e dalla relazione introduttiva del Presidente CIDA Stefano Cuzzilla. Il rapporto è stato poi commentato dal Vicepremier e Ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani

L’approfondimento realizzato nel secondo rapporto ha evidenziato che, se  “sentirsi ceto medio” è la base per l’appartenenza ad esso, il livello culturale – inteso come mix di titolo di studio, competenze, conoscenze e interessi – è il principale fattore identitario distintivo, più che il lavoro svolto o la condizione economica. Una novità rispetto al passato, quando epicentro dello stile mentale e di vita da ceto medio era la corsa verso livelli più alti di consumo e benessere.
 come indica l’introduzione al rapporto di cui si riportano i passaggi rilevanti.
Questa edizione rileva l’evoluzione nel modello di sicurezza del ceto medio fortemente segnato dall’erosione di due pilastri ancora fondamentali, il welfare pubblico e il risparmio privato, dal potenziamento di uno aggiuntivo, il welfare complementare, e dall’efficacia persistente del tradizionale sostegno del welfare familiare.

Il rapporto sintetizza le dinamiche socioeconomiche e di valori utili per comprendere come il ceto medio sia ancora un protagonista vitale della società italiana, da troppo tempo costretto a non facili adattamenti di fronte alla persistenza di un fisco penalizzante e di un’attenzione ridotta al valore delle competenze e delle funzioni dirigenziali in una società ad alta complessità, che troppo spesso alle persone appare ben poco comprensibile.

Eppure, il ceto medio, con le tante professioni e competenze che ne sono il robusto scheletro, continua a essere una delle forze determinanti decisive delle nostre comunità. 

Il Rapporto mostra come scelte sociopolitiche appropriate, per garantire alle famiglie maggiore stabilità economica e più alto senso di sicurezza rispetto ai tanti rischi della vita, siano una delle leve più urgenti, efficaci e rapide per invertire quella voglia di fuggire altrove che, purtroppo, pervade tanti giovani, non solo laureati o talentuosi. Il 51,3% dei genitori che si autodefinisce di ceto medio è convinto che i propri figli o, in generale, i giovani, farebbero bene a cercare all’estero un lavoro adeguato agli studi fatti.

Ridare spazio, ascolto, capacità di incidere su bisogni, aspettative e desideri del ceto medio, anche della sua componente longeva e pensionata, è oggi essenziale per la società italiana per far fronte alle inedite sfide del travagliato presente restituendo slancio allo sviluppo.
Riemerge forte, ancor più che nella precedente edizione del rapporto, la voglia di una trasformazione culturale nella società italiana, a cominciare dai luoghi della produzione, con l’attribuzione di maggior valore alle competenze manageriali, alla capacità di esercizio di attività direzionali che, nell’attuale contesto, la maggioranza degli italiani reputa essenziali per far fronte alle inedite sfide e per decriptare il senso di una realtà sfuggente, dove sempre più le grandi decisioni sembrano prese in un altrove lontano e incontrollabile. 

Restituire centralità alle competenze e alle capacità manageriali vuol dire anche mantenere o rimettere in circuito quelle accumulate in anni di esperienza da senior e pensionati, attivando dispositivi che ne stimolino l’impegno nel trasferire saperi ai giovani.

L’Italia affronti con efficacia le travagliate onde di questo nostro tempo, ridando un certo vigore all’economia e maggiore potenza coesiva ai sistemi di tutela: è fondamentale per la maggioranza del ceto medio, e più in generale degli italiani, restituire centralità a chi sa decidere, orientare, essere riferimento, guidare e fare nei processi socioeconomici e nei sistemi complessi, riconoscendo il valore del merito, rendendo possibile una maggiore sintonia tra competenze, lavoro e impegno da un lato e riconoscimento economico dall’altro. 
Tartassare in modo spietato i redditi oltre determinate soglie per professionalità che hanno nelle competenze, nel lavoro e nell’impegno il loro fondamento, è considerata una pratica autolesionista per lo sviluppo del Belpaese.

Le indicazioni emerse e la grande quantità di dati contenuti del rapporto sono stati commentati da Gabriele Fava Presidente INPS, Maurizio Leo Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Renato Loiero, Consigliere del Presidente del Consiglio e dai partecipanti alla tavola rotonda moderata dal Direttore di Economy Sergio Luciano
  • Elena Bonetti Presidente Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica
  • Luigi Marattin, Membro Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo, Camera dei deputati, che ritiene necessario razionalizzare l’eccesso di spesa pubblica
  • Annarita Patriarca, Segretario di Presidenza, Camera dei deputati.
Maggiori informazioni sul rapporto Rilanciare l’Italia dal Ceto Medio sono disponibili all'articolo Il rapporto CIDA-CENSIS sul Ceto Medio fa opinione
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