50 anni di FAI
Un viaggio dalle origini dell’“azione bellissima” ai giorni nostri, con uno sguardo sempre attento al futuro

Villa Fogazzaro Roi, Oria di Valsolda (CO). Foto Lorenzo Cicconi Massi, 2023 – © FAI
A cura del FAI
"Se qualcosa di brutto accade, bisogna assolutamente neutralizzarlo con un’azione bellissima”. Era il 1975 e a Milano Giulia Maria Crespi, insieme all’architetto Renato Bazzoni, all’avvocato Alberto Predieri e al soprintendente di Brera Franco Russoli, istituiva il FAI, un’associazione finalizzata alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio in un periodo storico in cui la dilagante speculazione edilizia minacciava il paesaggio e nel nostro Paese parlare di tutela dei beni culturali e ambientali era ancora appannaggio di pochi. Quest’anno il Fondo per l’Ambiente Italiano, guidato da Marco Magnifico, compie 50 anni e quell’originaria, pioneristica e coraggiosa “azione bellissima”, come la stessa signora Crespi l’ha definita nel libro autobiografico Il mio filo rosso, ha preso corpo in una fondazione supportata da oltre 300.000 iscritti e che conta 72 Beni salvati e recuperati, di cui 56 aperti regolarmente al pubblico – nel 2024 visitati da oltre 1 milione e centomila persone – e 16 attualmente in restauro.
La Lombardia è la regione che vanta il maggior numero di Beni del FAI, 19 in tutto, di cui 15 aperti al pubblico, mete ideali per una gita fuori porta con tutta la famiglia durante i ponti e le festività di primavera. Il primo Bene lombardo è stato il Monastero di Torba a Gornate Olona (VA), complesso monumentale longobardo immerso nella natura, donato dalla stessa Giulia Maria Crespi nel 1977: “un monastero abbandonato, cadente e una torre tutta coperta d’edera dove, al secondo piano, affreschi di grande interesse dovevano essere salvati a ogni costo”, sosteneva Franco Russoli al Consiglio di un giovane FAI, oggi recuperato e parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Villa del Balbianello, Tremezzina (CO). Foto Alessio Mesiano, 2010 – © FAI
I tesori del FAI in Lombardia costellano gran parte del territorio, beni monumentali e sontuosi oppure luoghi minori che, grazie all’attività di cura e valorizzazione del FAI, tramandano uno spaccato del nostro paesaggio o del nostro passato, dall’Alpe Pedroria e Madrera a Talamona (SO) all’antica Edicola dei giornali a Mantova. Nel Varesotto, oltre a Torba, si trovano Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno – dimora di campagna nel Cinquecento trasformata in fastosa residenza estiva nel Settecento, che racconta la storia di una ricca famiglia lombarda, tra saloni affrescati in stile rococò e uno scenografico giardino all’italiana – e Casa Macchi a Morazzone, un piccolo gioiello “fermo nel tempo” che testimonia la quotidianità della borghesia, agiata ma parsimoniosa, tra Ottocento e Novecento. A Varese sorge Villa Panza, che ospita una collezione di arte contemporanea tra le più conosciute al mondo, oltre a mostre di respiro internazionale, mentre il centro di Milano custodisce Villa Necchi Campiglio, capolavoro di design progettato nei primi anni Trenta dall’architetto Piero Portaluppi. A Bergamo si trova Palazzo Moroni, dimora barocca che conserva la collezione d’arte di famiglia, nella quale spicca il celebre ritratto di Gian Gerolamo Grumelli, Il Cavaliere in Rosa, dipinto da Giovanni Battista Moroni nel 1560, e comprende un giardino all’italiana e una vasta ortaglia, che costituiscono un suggestivo parco storico nel cuore di Città Alta.

La Velarca, Ossuccio, Tremezzina (CO). Foto Roberto Morelli, 2024 – © FAI
Spostandosi in provincia di Como, si giunge a Villa Fogazzaro Roi a Oria Valsolda, dove arredi, quadri e oggetti rievocano, ancora intatti, le atmosfere di Piccolo mondo antico, il capolavoro di Antonio Fogazzaro che tanto amò questa casa affacciata su un angolo intoccato del Ceresio, e Villa del Balbianello a Tremezzina, una delle più scenografiche dimore del Lario.
E il Bene FAI lombardo di più recente inaugurazione è ormeggiato proprio a poca distanza dal Balbianello: si tratta della Velarca, una “casa su una barca” progettata nel 1959 dallo studio milanese BBPR – composto da Gian Lugi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, gli stessi architetti della Torre Velasca – e tornata a settembre 2024 al suo originale approdo, Ossuccio, dopo un lungo e meticoloso restauro.

Nel 2025 il FAI prosegue il suo cammino e, come l’uccellino presente sul logo disegnato per il cinquantenario dall’illustratore Jean Blanchaert, è rivolto al futuro e mantiene lo sguardo spalancato sul passato. Le prossime tappe del “volo” del FAI saranno cinque inaugurazioni, tra le quali Podere Case Lovara, a Punta Mesco, nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, una casa rurale con vigneto, uliveto e orti su uno spettacolare terrazzamento a picco sul mare, raggiungibile solo a piedi lungo il sentiero che collega Levanto e Monterosso, e Villa Rezzola a Lerici (SP), il più bel giardino inglese della Riviera di Levante in una villa di fine Ottocento che abbraccia con lo sguardo il Golfo dei Poeti.
Come Giano Bifronte, il FAI guarda avanti e indietro, ai cinquant’anni di impegno nella valorizzazione, nella gestione del patrimonio culturale, nella tutela dell’ambiente e del paesaggio e nella promozione dell’educazione, a quell’“azione bellissima” che nel 1975 lo ha generato e che, con la stessa passione delle origini, continuerà a concretizzarsi in futuro, per sempre e per tutti.
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