Verso un’Europa a “due velocità”

L'attuale situazione politico economica europea presenta prospettive non felici. Le recenti elezioni politiche in Francia, Germania ed Italia, hanno messo in chiara evidenza tutta una serie di problemi la cui soluzione non è più procrastinabile.

Giovanni Sansò 

Componente dei GdL Cultura e Dirigenti per l'Europa - Socio ALDAI-Federmanager

Sono il conto degli errori fatti nel passato, la storia non fa sconti, e cadono tutti insieme, aggravati dai problemi di altri Stati e popoli, con i quali abbiamo necessariamente rapporti, che diventano così sempre meno lineari che in passato.   
Nei discorsi di Macron e di Junker dello scorso anno, cui sono seguiti contatti tra Macron, Merkel e Gentiloni, sui temi che gravano la UE, sono state ipotizzate proposte per risolverli e per rafforzare l’Unione stessa, che altrimenti rischia di perdersi. Il discorso di Macron, ispirato ai principi alla base della stessa Unione, così come fu concepita dai Padri Fondatori, evidenzia le sei chiavi della sovranità europea: garanzia della sicurezza in tutte le sue dimensioni; risposta alla sfida migratoria; attenzione in politica estera all’Africa e al Mediterraneo; impostazione di un modello di sviluppo sostenibile; innovazione e regolamentazione adeguata al mondo digitale; solida struttura economica e monetaria.  
Sono le risposte alle sfide esistenziali provocate dai cambiamenti importanti nella politica e nell’economia internazionale di Stati come USA, Russia, Cina; dall’imponente emergenza migratoria dagli Stati africani, dal terrorismo islamico, ma soprattutto da un liberismo economico, espresso sia dagli USA sia dalla UE, talmente deregolamentato da divenire liberticida, con un sovvertimento totale dei principi illuministici e dei valori etici sui quali si basa tutta la nostra civiltà. 
L’uomo è diventato non il fine della politica, ma solo un mezzo, anzi un “prodotto” completamente asservito ad una ricchezza concentrata nelle mani di pochi, peraltro aleatoria in quanto non basata su beni effettivi, ma volatili, su un deserto sempre più ampio di umanità povera in tutti i sensi: scriveva Don Milani in Esperienze pastorali che “La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura”. L’uomo sta perdendo il lavoro e, con esso, ha perduto la sua dignità e, di conseguenza, ha perduto il senso stesso di esistere come “homo sapiens”. Insomma siamo in presenza di una degradazione ultima di un sistema economico che non ha più nulla di quello che si definiva capitalista, né è certo degno di dirsi democratico, ma che distrugge l’essere umano in quanto tale. 
Le soluzioni proposte dalla Francia e dalla Germania prevedono interventi decisi principalmente sull’unione bancaria europea, l’unione energetica e il flusso dei  capitali, sul lavoro e sul mercato digitale, sulla sicurezza, sulla fiscalità.  
Nei confronti dell’Italia si chiede anche un efficace rilancio della sua economia al fine di ridurre la devastante disoccupazione/sottoccupazione ed il debito pubblico, che viene indicato elemento grave dello stato di crisi. Si intravvede una crescita seppur lieve, ma che ancora non si è sviluppata completamente e, mentre non sappiamo se sia “in fieri” una condizione politica definibile stabile, rimangono mali irrisolti le divisioni gravi e nette specie tra Nord e Sud.
Infine, anziché di sprone ad un’Unione più spinta in senso politico-economico, che significa essenzialmente un Governo efficace e solidale dell’Unione economica e monetaria e una politica estera comune, di sicurezza e di difesa, l’Europa intera appare divisa in blocchi contrastanti tra loro, il che non prelude a nulla di buono.
Emergono tutti i punti di debolezza e vulnerabilità, causati dalle mancate 
realizzazioni degli obiettivi posti nel passato, dal tradimento dei principi illuministici ispiratori dell’Unione, dall’entrata nella UE di nazioni provenienti dal Blocco ex URSS non ancora mature per una democrazia libera da nazionalismi e da spinte separatiste. Tutti problemi che si sono ulteriormente aggravati per la crisi monetaria degli anni appena trascorsi, dalla quale peraltro alcuni Stati, i Paesi mediterranei principalmente, non sono ancora del tutto usciti. Stiamo insomma assistendo al formarsi di gruppi diversi e, talvolta, animati da una sempre più vasta diffidenza reciproca.
Un primo nucleo di nazioni dell’Est europeo, comunemente indicate con il nome di Gruppo di Višegrad (Polonia Rep. Ceca, Slovacchia ed Ungheria) esprime il suo dissenso sulle direttive indicate da Francia e Germania. Un secondo gruppo guidato dall’Olanda e comprendente Norvegia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Estonia, Lettonia e Lituania, ha espresso un secco no alla proposta di Macron di istituire un Bilancio Comune dell’Eurozona ed un superministero del Tesoro. L’ultimo gruppo riunisce i Paesi mediterranei: Grecia, Italia, Portogallo e Spagna, le cui economie sono in sofferenza o per l’elevato debito pubblico o per un carente sviluppo economico in generale.  
Per quanto attiene l’Italia, essa è ora in una situazione critica e contraddittoria insieme. Il nostro Paese, in linea con il suo tradizionale comportamento nei momenti sostanziali dell’integrazione europea, è chiamato a svolgere un ruolo di importanza centrale rispetto all’affermarsi della scelta di un avanzamento politico ed economico in senso federale ed al rafforzamento delle scelte franco-tedesche. Ci piace notare che, in alcune situazioni, l’Italia è stata, anzi, all’avanguardia e che, se passi indietro sono stati fatti verso la realizzazione di una vera unione politica in senso federale, non sono certo stati del nostro Paese.
D’altra parte non possiamo negare che oggi l’Italia è uno degli anelli deboli dell’Unione per due motivi fondamentali: il primo è l’esorbitante debito pubblico, con l’oggettiva possibilità di default, che avrebbe conseguenze catastrofiche sia per l’Italia sia per la stessa unione economica e monetaria europea, mentre il secondo è la prevista instabilità politica, che, d’altronde, abbiamo già visto in altri Paesi per periodi più o meno lunghi. 
È giunto il momento di chiedere a tutte le forze politiche italiane di perseguire una linea economica che affronti efficacemente e superi le situazioni critiche interne, in modo che l’Italia continui a dare il suo contributo all’evoluzione dell’Unione Europea al passo con i futuri leader del cambiamento: Francia e Germania.
L’incontro si propone di esaminare quali soluzioni sono possibili a fronte di tali problemi, a partire da quelli economici, e quali strade sono percorribili in tale situazione.

L'incontro si terrà in ALDAI sala Viscontea Sergio Zeme via Larga 31 – Milano

Martedì 5 giugno 2018 dalle ore 17,00 alle ore 19,30  

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L’ECONOMIA ITALIANA NELL’EUROPA UNITA 

  1. Introduzione - Mario Garassino
  2. Verso un’Europa “a due velocità” -  Giovanni Sansò 
  3. Fondi strutturali, un'occasione per il territorio - Carmine Pacente
  4. Le risorse finanziarie per sentirsi membro UE - Fabrizio Pezzani
  5. La visione dei dirigenti italiani -  Giorgio de Varda
  6. Fare dell’Eurozona una potenza economica globale -  MFE-Paolo Lorenzetti 
  7. Discussione e conclusioni - Mario Garassino   
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