Come ti aumento le tasse fingendo di ridurle

Anche un bambino comprende benissimo che non c’è differenza alcuna tra trattenere alla fonte la rivalutazione o erogarla e poi tartassarla

 Michele Carugi

Socio ALDAI-Federmanager e componente del Comitato di redazione Dirigenti Industria
L’attuale maggioranza di Governo ha impostato la campagna elettorale, che l’ha portata a vincere le elezioni, sulla base di una serie di promesse che per la maggior parte non sta mantenendo.
Una di esse, forse la più "acchiappa voti", era quella di ridurre le imposte tramite una riforma fiscale “epica".  Da forze politiche che per decenni hanno parlato contro Governi che “mettevano le mani nelle tasche degli italiani” e che sono arrivate a definire le imposte “pizzo di stato”, c’era effettivamente da aspettarsi meno tasse e infatti molti elettori, ingenuamente, ci hanno creduto.

All’esordio della legislatura, l’istituzione della aliquota 15% limitata alla parte incrementale del reddito da partita IVA rispetto all’anno precedente - e con un limite max. di 40.000 € - fece comprendere immediatamente che il Governo non aveva alcuna intenzione di ridurre le tasse a chi ne paga molte e fino all’ultimi centesimo; infatti, lavoratori dipendenti e pensionati erano esclusi dalla riduzione delle aliquote e, populisticamente, si ponevano gli usuali limiti di reddito; erano esclusi cioè i redditi per i quali l’evasione fiscale è impossibile e quelli che hanno le aliquote fiscali più alte.

Nessuno, però, avrebbe ipotizzato che per la sola categoria dei pensionati fosse in agguato un incremento anche molto forte delle aliquote fiscali; agguato che fu orchestrato nella Legge di Bilancio 2023 nella quale venne tagliata pesantemente la rivalutazione delle pensioni a partire da quelle di importo superiore a 4 volte il minimo.

Anche un bambino comprende benissimo che non c’è differenza alcuna tra trattenere alla fonte la rivalutazione o erogarla e poi tartassarla, e sempre lo stesso bambino comprende benissimo che, poiché i pensionati non hanno alcuna possibilità di incrementare il proprio reddito (con contratti o con aumenti dei prezzi delle prestazioni) salvo la rivalutazione, il tagliarla significa che quelle aliquote fiscali, maggiorate di fatto ad personam, si applicheranno per sempre.

Non contento e poiché non ha avuto reazioni feroci da parte dei tartassati, né da quelli rappresentati dai sindacati CGIL, CISL e UIL né da quelli delle alte professionalità rappresentati da sigle varie, il Governo replicherà in peggio il taglio delle rivalutazioni nella Legge di Bilancio 2024.

Nel complesso dei due anni, le manovre rapinose del Governo hanno configurato la situazione esposta nella tabella seguente.
La colonna B riporta le aliquote fiscali 2022, mentre la colonna C riporta la percentuale dell’inflazione cumulata tra 2022 e 2023 che non viene recuperata con la rivalutazione, per ciascuna fascia di reddito di colonna A.
Con un semplice calcolo, nella colonna D sono riportate, per ogni fascia di reddito, le nuove aliquote di fatto determinate dalla squallida manovra sulla rivalutazione delle pensioni.

Come si vede, le nuove aliquote reali che i pensionati si porteranno per tutta la vita sono pesantissime; in particolare quelle dei redditi da pensione più alti i quali fanno parte del famoso 4,6 % dei contribuenti che versano il 37 % di tutta l’IRPEF. A questi pensionati, il Governo anziché dire grazie aumenta surrettiziamente le aliquote, in modo bieco e per sempre. 

Per finire, sfatiamo la leggenda che il Governo fa circolare circa le ristrettezze di bilancio che costringono a misure spiacevoli; la realtà è che anche questo Governo, non differentemente da tutti i precedenti con l’unica eccezione di quello Draghi, predilige scambiare assistenza con voti e pertanto, con decisioni politiche e non finanziarie, sottrae a chi ha fatto previdenza per sovvenzionare l’assistenza che, non per caso, è raddoppiata in 15 anni passando da 72 a oltre 150 miliardi di euro all’anno.

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