The day after

La parola magica è cambiamento

Eleonora Ratti

Socia ALDAI-Federmanager e VISES
Dopo oltre 40 anni di lavoro, arriva la pensione, non più chimera né spettro, ma irreversibile realtà;  può trovarti impreparato, accogliente o diffidente, ma in ogni caso ti cambia la vita.

Ed è proprio questa la parola magica: cambiamento.
Un proverbio cinese dice: “quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”.
Ho costruito il mio mulino a vento cercando di fare qualcosa di mai fatto, meglio ancora se da imparare, ed escludendo il mondo delle belle arti, per le quali sono negata, ho aderito ad un paio di proposte di volontariato: 

Patto di Milano per la lettura – uno strumento promosso dalla Città di Milano per rendere la lettura un’abitudine socialmente diffusa, chiamando e formando volontari per leggere ad alta voce nelle scuole, nelle piazze, nelle biblioteche, nelle carceri, in occasione di eventi tematici, quali Book City o Libriamoci. Dopo gli inevitabili imbarazzi della prima volta che affronti un pubblico sconosciuto, ho scoperto il divertimento di leggere per gli altri, bambini o adulti che siano.
Entrata casualmente nel mondo del volontariato, che nel mio immaginario si rivolgeva solo a malati, anziani o bisognosi, sono stata attratta dal corso Outplacement verso il sociale, organizzato da ALDAI, grazie al quale ho conosciuto altre opportunità di impegnare parte del tuo tempo – quanta, lo decidi solo tu – in qualcosa di positivo per te e per gli altri.

Tra i progetti di VISES  ho scelto quelli che si propongono di introdurre e orientare al mondo del lavoro e dell’imprenditoria   gli studenti dell’’ultimo anno delle superiori: 
  • Giovani&Impresa, dove dirigenti in pensione come me, per venti ore si alternano in classe a raccontare gli scenari, le prospettive e le competenze richieste dalle imprese di oggi e di domani.
  • Green Jobs, che guida un’intera classe a simulare una startup, con tanto di idea innovativa, raccolta del capitale, realizzazione e vendita del prodotto.
Perché l’ho fatto? perché coerente con le mie premesse:

  • fare qualcosa di mai fatto: e cosa c’è di più lontano dal mondo aziendale se non quello scolastico? Chi è più diverso da clienti incontentabili o agenti inconcludenti, se non diciottenni che si preparano per la maturità? 
  • meglio ancora se da imparare: parlare di argomenti sconosciuti a 25 ragazzi per 90 minuti, non è esattamente come condurre una convention aziendale, dove tu sei il capo e gli altri devono quanto meno far finta di stare sul pezzo. 
Sono passati quattro anni dal mio debutto in classe, da allora - con i miei colleghi - abbiamo incontrato 860 studenti, abbiamo parlato in classe per 830 ore, ma ogni volta è un’emozione nuova: 

  • è l’ansia di riuscire a trasmettere a ragazzi già inconsciamente rassegnati a un futuro precario, o ancora beatamente ovattati nella loro realtà virtuale, che è ancora lecito sognare, anzi bisogna sognare, per trasformare il sogno in un progetto, per cambiarlo se non è il sogno giusto per te o irrealizzabile perché non serve a nessuno;
  • è il divertimento di vederli divertiti nei giochi di ruolo, che siano consulenti a dover risolvere un problema aziendale, o negoziatori a dovere concludere un affare;
  • è soprattutto la gratificazione dell’ultimo giorno, quando ognuno può esprimere liberamente come ha vissuto il corso, cosa lo ha annoiato e cosa vorrà approfondire, quanto si terrà delle nostre parole.
  E quando leggiamo o ascoltiamo risposte come queste
siamo contenti, e certi che meriti rifarlo.
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