Assistenza e Previdenza: equivoco permanente

Le due voci separate e ben distinte nella costruzione costituzionale, si trovano confuse, invece, nelle disposizioni di legge, nei media, nel linguaggio comune e nei conti dell'INPS

Mino Schianchi

Vicepresidente ALDAI-Federmanager
La nostra Costituzione all’articolo 38 distingue tra Assistenza e Previdenza. Comma 1: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale”. Comma 2: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.

Previdenza

Possiamo dire che Previdenza è tutto ciò che viene preventivamente predisposto per fronteggiare una possibile situazione di bisogno futura. La previdenza è sostenuta finanziariamente dai contributi versati da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro durante l’attività lavorativa. Sono previsti versamenti all’INPS dei contributi per la disoccupazione, per la Cassa Integrazione, per invalidità, vecchia e superstiti (IVS). Per gli infortuni vi è un contributo specifico versato all’INAIL. Della spesa previdenziale la AGO-IVS (Assicurazione Generale Obbligatoria per Invalidità Vecchiaia e Superstiti) è la più importante. Per sapere se i contributi sono sufficienti a finanziare la spesa a cui sono stati destinati, si deve seguire un’attenta procedura contabile e attuare una netta distinzione dagli interventi assistenziali finanziati dallo Stato. Il monitoraggio dell’aliquota di equilibrio tra entrate e uscite è fondamentale perché deve garantire la sostenibilità delle prestazioni da erogare nel tempo. 

Assistenza

Tutto ciò che viene erogato dallo Stato, non supportato da contribuzione obbligatoria, è Assistenza e viene finanziato dalla fiscalità generale. Le due voci, separate e ben distinte nella costruzione costituzionale, si trovano confuse, invece, nelle disposizioni di legge, nei media e anche nel linguaggio comune. Ovunque, ormai, si parla genericamente di spesa pensionistica facendone un tutt’uno con la spesa assistenziale attuata direttamente dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti Locali con risorse derivanti da imposte.

Perché l'Italia non separa i conti della previdenza e dell’assistenza

La Commissione Tecnica istituita dal Ministero del Lavoro per la separazione tra previdenza e assistenza ha predisposto un dossier che evidenzia una forte difficoltà nel procedere a tale separazione. Per la Commissione non appare praticabile una separazione netta della previdenza dall’assistenza anche a causa della natura spesso ibrida della prestazione. Una sorta di ambiguità che rende complicata una distinzione delle fonti di finanziamento. Integrazione al minimo, 14esima, maggiorazioni sociali ma anche Tfr, assegno sociale di disoccupazione, reddito di cittadinanza: sono tutte prestazioni che mescolano i caratteri propri sia della assistenza che della previdenza.
Ricordiamo: a sancire il principio della separazione tra assistenza e previdenza è stata la legge n. 88/1989 che ha riformato in tal senso la struttura del bilancio dell’Inps. In particolare nell’ambito del comparto lavoratori dipendenti è stata istituita la GIAS (Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno al reddito) che è diventata il principale collettore degli apporti dal bilancio dello Stato all’Inps. La GIAS è per definizione lo strumento finalizzato agli Interventi Assistenziali. Comprende le pensioni sociali, le integrazioni al trattamento minimo, le agevolazioni contributive, decontribuzioni varie, indennità di accompagnamento, invalidità civili e altre voci. Insomma tutto ciò che non è supportato dai contributi e correlato al lavoro, grava sul bilancio pubblico dello Stato. Il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti privati (FPLD) malgrado abbia assorbito i disavanzi di alcune gestioni speciali, ha presentato nel 2019 ben 6 miliardi di attivo. Sempre in attivo sono le altre tre gestioni pensionistiche: la Gestione Commercianti, quella dell’ex Enpals (lavoratori dello Spettacolo) e la gestione dei lavoratori parasubordinati. 

Incidenza della spesa pensionistica sul PIL

Eurostat è una direzione generale della Commissione Europea che elabora i dati statistici che le pervengono dai 27 Stati dell’Unione su tutte le materie demografiche ed economiche. La nostra Ragioneria Generale dello Stato fornisce per l’Italia il dato sulla Spesa Previdenziale non provvedendo, a mio parere, ad una corretta distinzione tra Spesa Previdenziale e Spesa Assistenziale. Una distinzione fondamentale perché se la Spesa Previdenziale si autofinanzia con i contributi pagati dai lavoratori e dai datori di lavoro non incide sulla Spesa Pubblica e quindi sul Debito, mentre la Spesa Assistenziale dovendosi finanziare con la fiscalità generale incide pesantemente sulla Spesa Pubblica e di conseguenza sul Debito. 

I dati che elabora Eurostat non sono armonizzati. Si comparano sistemi pensionistici viziati da diverse disomogeneità presenti nelle statistiche. Pertanto se la media europea della Spesa Previdenziale è del 13% rispetto al PIL e noi comunichiamo ad Eurostat che la Spesa per l’Italia è del 17% è evidente che la Commissione Europea (ma anche l’OCSE) non può che sollecitare l’Italia a ridurre la Spesa Previdenziale. In realtà, l’incidenza della spesa delle pensioni sul PIL, anche considerando le integrazioni al minimo e la GIAS dei dipendenti pubblici è sotto il 13%, in linea con la media Eurostat.

Il motivo di questa mescolanza dei dati è abbastanza semplice. Nel momento in cui l’INPS è chiamata a gestire la Spesa Previdenziale e la Spesa Assistenziale non c’è niente di più comodo di far assorbire alla Previdenza, che in particolare nella gestione (FPLD) presenta avanzi di alcuni miliardi, una parte della Spesa Assistenziale. Per questo si dice che le pensioni sono usate come un bancomat. Non si tratta infatti solo di penalizzare i nuovi e i futuri pensionati, ma anche i vecchi pensionati, attuando una rivalutazione parziale delle loro pensioni o anche bloccandola totalmente. E questo accade ormai da anni.

La Commissione Tecnica istituita presso il Ministero del lavoro per valutare la separazione dell’assistenza dalla previdenza.

Da chi è composta la Commissione Tecnica? 
Sono per lo più rappresentanti del Ministero del Lavoro, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’INPS, dell’ISTAT, dell’INAIL, manca quindi di neutralità. 

Fino al 2011 era presente in forma autonoma il Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale. Questo organismo era stato previsto dalla legge Dini, con funzioni quali la verifica della sostenibilità del sistema previdenziale, degli scostamenti finanziari e dell’adeguatezza delle prestazioni, nonché la verifica dei coefficienti di trasformazione. La legge aveva stabilito anche alcuni criteri per evitare conflitti d’interessi. L’incarico di componente del Nucleo era “incompatibile con ogni funzione e compito attinente all’attività di controllo, indirizzo, vigilanza, gestione e consulenza con gli enti di previdenza obbligatoria”. Il Ministro Elsa Fornero avocò al Ministero del Lavoro i compiti del Nucleo di cui sopra. Con l’avocazione dei compiti al Ministero del Lavoro il principio di “terzietà”, che doveva essere la caratteristica fondamentale di tale Nucleo di Valutazione venne meno.

Diverse voci di spesa aggregate nella Previdenza dalla Commissione Tecnica hanno avuto origine da provvedimenti fuori dai meccanismi previdenziali. Un aspetto di cui non si parla molto sono i tanti provvedimenti riguardanti le decontribuzioni, provvedimenti presi anche in epoca non pandemica. Queste decontribuzioni, tutte giuste e lodevoli, se non saranno coperte da trasferimenti dello Stato all’INPS, faranno crescere il divario tra contributi e prestazioni e, di conseguenza, per far tornare i conti, bisognerà aggredire le pensioni: magari riprendendo gli odiosi provvedimenti di blocco o parziale adeguamento delle pensioni al costo della vita.

Come, è evidente, la questione presenta molti aspetti controversi. Pertanto, interventi migliorativi o correttivi sono tutti benaccetti.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013

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