Pensioni: una questione tutta politica

Chi non c’era ha potuto apprezzare in streaming gli interventi ai lavori della Consulta Seniores Federmanager svoltasi a Bologna il 22 giugno scorso.

 

Antonio Dentato

Componente Sezione Pensionati Assidifer - Federmanager
Tutti interventi apprezzabili e condivisibili. Fra gli altri quello del Presidente Stefano Cuzzilla, con una panoramica ampia relativa alle prospettive programmatiche di Federmanager, la Relazione introduttiva, dettagliata e vasta, del Presidente dei Pensionati della Federazione, Mino Schianchi, quello conclusivo esteso e denso di progetti futuri del Direttore Generale Federmanager, Mario Cardoni. Di tutti ne sono stati già riportati ottime sintesi o testi integrali. Qui ci appare importante ritornare sull’intervento del Presidente della CIDA, Giorgio Ambrogioni, che ha voluto dare un taglio strategico alle iniziative che la Confederazione, e con essa le Federazioni aderenti, attiveranno nel prosieguo delle loro attività. Ha sottolineato (e più volte), che il problema delle pensioni medio-alte, anche quelle appena dignitose, rappresentano ormai l’obiettivo di attacchi più o meno concertati di forze politiche, movimenti antisistema, gruppi sociali, media, tutti ben individuati, nelle loro logiche e strategie. Non si tratta di creare allarmismo, ma vi sono indizi evidenti che la questione, ormai, ha una chiara impronta politica, e politicamente va affrontata. Non in termini partitici (già alcuni furbastri al riguardo vi hanno speculato; vi hanno tratto profitto con il proprio gruzzolo di voti e anche di vitalizi). La questione va affrontata sulla base di indizi evidenti. Argomenti del Presidente Ambrogioni, questi, su cui dobbiamo meditare alla luce dei fatti. A commento dei quali evidenziamo:
  • Progetti politici, proclami elettorali, misure restrittive, studi per una doppia imposizione, la cui lettura induce a far ricadere su un gruppo sociale circoscritto (i pensionati di cui parliamo), responsabilità di disagi economici, di abusi, di disuguaglianze nella redistribuzione delle risorse, di disparità di trattamenti intergenerazionali. 
  • Non possiamo negare alcune nefandezze che hanno dato luogo a privilegi intollerabili (che andrebbero indagati e corretti, uno per uno). Ma di qui a fare di tutte le erbe un fascio ce ne passa. E, invece, partendo da queste si sta cercando di isolare quel gruppo della popolazione di pensionati di cui parliamo, di qualificarli con l’espressione tutta dispregiativa di “pensionati d’oro” e farne oggetto di attacco. Il classico “tiro al piccione”.
  • Purtroppo molti colleghi non riescono a cogliere gli indizi di cui parliamo. A parte i numerosi provvedimenti sottrattivi sulle pensioni che hanno caratterizzato soprattutto gli ultimi 15/20 anni (e che già dovrebbero essere avvertiti come segnali inquietanti), essi non percepiscono il disegno di quanti tentano di crearsi un portafoglio elettorale segnalando il possibile parallelismo tra il ricalcolo dei vitalizi parlamentari e il ricalcolo delle pensioni attribuite con il sistema retributivo.
  • Probabilmente sfugge che la recente proposta di riforma dell’articolo 38 della Costituzione con la quale si dispone che “il sistema previdenziale deve essere improntato ad assicurare l’adeguatezza dei trattamenti, la solidarietà e l'equità tra le generazioni nonché la sostenibilità finanziaria”, dando per scontata la migliore intenzione dei proponenti, nasconde insidie, perché potrebbe essere interpretato dal furbastro legislatore di turno, come legittimazione a livellare verso il basso tutti i trattamenti pensionistici. Pensioni tutte come assistenza e non come diritto (peraltro dottrina diffusa in taluni ambienti accademici, non solo italiani).
Sono tutti indizi. Ovviamente. Ma quanti indizi dobbiamo raccogliere per convincerci che vi sono prove di precisi disegni volti a fare di una minoranza di persone (700/800mila) i nemici sociali contro cui adottare provvedimenti punitivi? È la logica di ogni conflitto unire le forze contro qualcuno. Nella lotta politica in atto quel qualcuno viene oggi marchiato con l’espressione “pensionati d’oro”. Espressione caricata con i sentimenti di infamia, di rancore e di astio. Tutto per strumentalizzazione politica/elettoralistica.
La questione è politica dunque. Ed essendo politica, occorre da subito reagire politicamente. Con una strategia ben chiara e ampia. Non con la partecipazione ai “processi spettacolo” imbastiti nei talk-show, come ben si è visto, tutti orchestrati contro di noi, ma attivando blogger sensibili alle nostre argomentazioni, giornalisti esperti e non faziosi, conferenze stampe di rappresentanti dei pensionati. Insieme a tutto questo occorre attivare una strategia che rompa l’isolamento in cui l’aggressività settaria ci sta cacciando, e assicuri alleanze significative, credibili e forti.
Partendo da queste considerazioni, sicuramente i pensionati Federmanager non faranno mancare il loro sostegno alle iniziative di carattere politico e giudiziario che CIDA, d’intesa con le Federazioni e le strutture territoriali aderenti vorranno intraprendere.
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