Abdulrazak Gurnah: Sulla riva del mare

Gruppo Cultura – Ciclo Letteratura 2022 - Premi Nobel

Nicoletta Bruttomesso

Sono anni che sentiamo parlare di profughi e di guerre, ma questa è diversa. In questo clima di insicurezza e di profughi che, per uno strano gioco del destino sentiamo più vicini a noi, si inserisce perfettamente il pensiero di Abedulrazak Gurnah.

Improvvisamente il senso “of being displaced” è qualcosa che comprendiamo, che ci riguarda tutti. Non si tratta più di altri esseri umani che vengono da un Paese lontano, che hanno un vissuto diverso dal nostro e cui dedichiamo un po’ di attenzione per un senso di pietà e di umanità. Ora capita in Europa, vicino a noi, potrebbe riguardare anche noi.
È sorprendente il tempismo con cui sia stato assegnato il Premio Nobel nel 2021 a questo autore con la motivazione: “per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti”.
Intransigente: “né esotismi né cliché in Abdulrazak Gurnah. Solo umani fatti merce” scrive Pietro de Andrea nel commentare l’assegnazione del Premio Nobel.
Compassionevole: “un senso di empatia nei confronti di qualcuno obbligato a diventare profugo”.
Scrive A.G.: “ti rendi conto di come ogni storia ne contenga molte altre e di come esse non ci appartengano, bensì dipendano dalle correnti occidentali del nostro tempo... di come queste storie ci intrappolino nel loro groviglio, catturandoci per sempre”.

I personaggi di Gurnah sono umani, con uno struggente desiderio di appartenenza, vivono una ricerca di sicurezza come elemento di prospettiva di vita.

In particolare l’interprete di Sulla riva del mare: Saleh Omar ti conquista per la sua raggiunta saggezza, per il suo crudo riconoscere la realtà vivendola con l’ironia necessaria alla sopravvivenza. Saleh Omar è un mercante di mobili che ha vissuto alterne fortune, che fugge dalla sua isola, Zanzibar, dove è stato a lungo imprigionato, utilizzando un passaporto falso. Il passaporto del suo acerrimo nemico Rajab Shaaban. Approda a Londra povero, in cerca di asilo, con l’unica ricchezza di una scatoletta di oud (legno di aloe) che gli viene portata via al suo passaggio in frontiera. Saleh finge di non sapere l’inglese, come gli era stato consigliato alla partenza, e ironia della sorte vuole che come interprete venga chiamato Latif, il figlio dell’uomo di cui ha preso il nome per fuggire. Latif era partito da Zanzibar, dietro sollecitazione della madre, con una borsa di studio per la DDR per studiare odontoiatria. Non riesce ad abituarsi né al clima né alla vita della DDR e con un amico fugge attraverso tutta l’Europa dell’Est fino ad arrivare prima a Vienna, poi in Germania, e dalla Germania su una nave a Londra dove si dichiara rifugiato.
Passano diversi mesi prima che Latif decida di far visita a Saleh/Rajab. Ma alla fine incuriosito e anche desideroso di conoscere quest’uomo che portava il nome di suo padre, decide di incontrarlo: “Forse era solo un presentimento. Ma ero convinto che qualcuno mi stesse facendo uno scherzo...”.

L’incontro tra i due è occasione per il racconto della vita passata di Saleh, per parlarci del suo Paese, della nostalgia, del perché di questa terribile inimicizia. Per farci conoscere tutti i personaggi della storia da prospettive diverse.

Alla fine diventa però un incontro catartico e anche l’ultima possibilità di ricucire un rapporto con quello che resta della madrepatria.

SAVE THE DATE

L’incontro “Sulla riva del mare” di  Abdulrazak Gurnah, si terrà

giovedì 9 giugno alle ore 17:00 presso la Sala Viscontea Sergio Zeme

Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it
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