Etica 2012 - Etica 2017

Un primario che timbra il cartellino (in entrata, non in uscita) e va a giocare a tennis. Un altro, primario di oncologia, che lucra, insieme con la moglie, sulle apparecchiature destinate ai malati. Uno studente universitario (è dal mattino che si vede un buon giorno) che, falsificando il suo libretto, manda un suo amico a fare uno scritto e porta a casa un 25.

Evil and angel over head.

Giuseppe Firrao

Componente GdL Cultura ALDAI

Sono notizie del 2017. Allora sono andato a rileggermi quanto avevo scritto cinque anni fa, che non ricordo se, poi, divenne un articolo per la nostra rivista. In tutti i modi, lo trascrivo.

2012 - Una riflessione sull’Etica d’Impresa

Se iniziassi queste riflessioni con la frase “la misericordia, con cui siamo chiamati ad amare, non può basarsi su uno stile di vita competitivo, rivendicativo1” avrei espresso un concetto ispirato alla morale, in questo caso cristiana, e non all’etica d’impresa. Eppure ho usato due termini, morale ed etica, che molti considerano sinonimi.
In realtà, dalle due parole che in greco (????) ed in latino (mos, moris) indicavano lo stesso concetto (costume, comportamento), in tutte le lingue indoeuropee2 sono derivati i termini di etica e morale, che, pur permettendo di assegnare ai comportamenti umani uno status
deontologico
(ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati), ne definiscono, rispettivamente, l’aspetto  pratico e quello filosofico-religioso3. Ma l’aver voluto fare questa distinzione non mi sia imputato a condanna di essere un fautore di una doppia morale, una pubblica ed una privata, in contrasto tra loro, perché anzi sono convinto che l’applicazione pratica dei due concetti sia molto più vicina di quanto possa apparire ad un frettoloso ascolto di quanto ho appena detto...”.
Questo fu un inciso della lezione che verso la fine degli anni ’80 tenni alla SDA Bocconi sull’etica nel commercio internazionale nell’ambito di un convegno dell’EBEN4.
L’assegnazione dell’evento alla Scuola milanese era stata voluta da un professore, poi diventato carissimo amico, Vittorio Coda, col quale avevamo a lungo parlato della necessità di una reviviscenza, anche in Italia, dell’Etica d’impresa, in un momento in cui appariva evidente che l’individualismo sfrenato, propugnato dagli insegnamenti della Thatcher5 e di Reagan, stava scatenando i peggiori animal spirits, dei quali paventavamo le ricadute sulla società.

A riprova di quanto effettivamente avvenuto cito due frasi di Carlo Carboni (op. cit.) “… Sembra che l’Italia veleggi verso il privato e l’individualismo cinico… È la stessa Italia cinica, che è forte con i deboli e debole con i forti”. “Nei labirinti controversi dei media (la televisione come mente collettiva) e nei sistemi di istruzione (a corto di manutenzione) passa la formazione del Paese, la quale ha rilasciato, nel corso degli anni più recenti, una massa a maggioranza acculturata, accessoria al mercato, intrappolata nell’autonomia del privato, dove sono cresciuti, nella disillusione, comportamenti cinici. In breve, una società-poltiglia, come l’ha definita De Rita nel 2009. È sufficiente sfogliare
un qualsiasi quotidiano italiano di un qualsiasi giorno per leggere che c’è
un’Italia in cui alberga un individualismo disilluso ed amorale: quello che non fa conversare i valori individuali con i valori morali e che vede l’interesse pubblico in funzione di un vantaggio individuale”.

Nel 2010, in occasione del passaggio di Vittorio Coda al ruolo di professore emerito, i suoi più cari amici hanno voluto dedicargli un Convegno, i cui atti sono stati raccolti in un volumetto Responsabilità nell’impresa6, del quale mi è sembrato opportuno riassumere i due primi capitoli “Responsabilità dell’imprenditore” di Marco Vitale e “Responsabilità del management” di Guido Corbetta7. Mi sono accinto a questa impresa sospinto dai suggerimenti ispiratimi dalla giornata del 27 febbraio 2017, che Mario Garassino ha voluto fosse dedicata all’Etica degli affari ed alla Responsabilità Sociale d’Impresa.
Ed ha fatto bene Mario Garassino a volere un tale argomento di discussione, in un momento in cui sembra (dico sembra) che “uno stile di vita competitivo, rivendicativo” si vada attenuando. Non certo perché l’imprenditore o il top manager (l’1% della popolazione mondiale) siano caduti da cavallo sulla via di Damasco ma, è mia opinione, perché movimenti come Occupy Wall Street, con la rivendicazione (giusta, questa volta) dell’essere il 99%, un po’ di sana paura dovrebbero averla insinuata in certi ambienti, alta finanza compresa8.
È vero che “dominio e servizio, egoismo ed altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità, queste logiche profondamente contrastanti, si confrontano in ogni tempo ed in ogni luogo”9, ma è mia ferma opinione che sia arrivato il tempo nel quale noi, dirigenti d’azienda, facciamo sentire la nostra voce in un momento in cui “abbiamo un primato sugli altri Paesi d’Occidente: in fatto di corruzione li superiamo largamente ed invece siamo largamente in coda alla classifica per quanto riguarda la competitività. Evidentemente esiste un nesso tra questi due fenomeni10”.
Ma voglio terminare queste considerazioni con questa frase di Carlo Carboni, presa dall’opera citata in nota “In questi luoghi può rinascere la speranza: nelle migliaia di imprenditori coraggiosi, tra i lavoratori che continuano a fare il loro dovere con professionalità, tra i bravi medici ed insegnanti, tra gli intraprendenti commercianti di memoria levantina, dei quali il Belpaese è ancora ricco”.

2017

In cinque anni non è cambiato niente a livello generale, tranne che Benedetto XVI è diventato emerito e sostituito da Papa Francesco, per me un ottimo cambio. Ma veramente nulla è cambiato? A ben guardare, in realtà, la forbice in ricchezza tra l’1% ed il 99% si è ancora più allargata e Ilvo Diamanti non potrebbe più scrivere la frase di nota 8, dato che l’evasione fiscale non è più impopolare. Ciò che è cambiato tantissimo è, invece, al mio livello personale.
A dir la verità, già nel 2012 avevo, già da un anno, un piccolo problemino, come una spina di rosa confitta in un dito: passerà mi dicevo. Ora, nel 2017, la spina è andata sempre più in profondità e, conseguentemente, il dito ora pulsa ed è sempre dolorante ed anche la mano non sta molto bene. Lo so quale potrebbe essere la medicina, vorrei assumerla, ma non ne sono in grado.
A parte le dazioni monetarie (reminiscenza lessicale dal 1992), si ha corruzione anche quando il corrotto accetta dal corruttore un’utilità non materiale in cambio di un’altra utilità dello stesso genere. Ma il giochino non può essere fatto quando il potenziale corruttore/corrotto non ha alcuna utilità da scambiare con quella che gli allevierà certamente il dolore e la pulsione alla mano.
Per questo sono cambiato profondamente. Cinque anni fa potevo dare giudizi morali. Ora non più. Cinque anni fa terminavo il mio scritto citando una frase, nella quale si parlava di speranza. Ora non più.


NOTE
  1. Don Virginio Colmegna – Dall’omelia tenuta presso la Casa della Carità il 19 febbraio 2012.
  2. Anche solo usando un semplice dizionario italiano-inglese fornito dalla rete, se si cercasse la traduzione di “etica” verrebbero indicati due termini: ethics e (moralità) morals. L’inglese è una lingua molto più precisa della nostra.
  3. Un corretto uso dei due termini si trova in questa frase “…i valori individuali non sempre si accordano con quelli morali collettivi, sempre più evanescenti per il tramonto di un’etica pubblica prescrittiva...”. Carlo Carboni (ordinario di Sociologia economica presso la facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche) - Èlite e società - 2012.
  4. European Business Ethics Network.
  5. Non conosco la società, ma l’individuo.
  6. M. Vitale, G. Corbetta, U. Ambrosoli, A. Calabrese. Piccola biblioteca d’impresa Inaz – novembre 2010.
  7. Per chi volesse leggere la mia sintesi si rimanda al Forum all’interno del Gruppo Cultura.
  8. “Si pensi alla crescente impopolarità dell’evasione fiscale, socialmente tollerata negli anni scorsi, ma guardata oggi con ostilità. Perché la crisi ha trasformato la furbizia in un vizio dannoso: per i conti dello Stato e per i bilanci delle famiglie”. Ilvo Diamanti – La Repubblica – 27 febbraio 2012.
  9. Dal Discorso di Benedetto XVI ai cardinali in occasione del Concistoro del 18 febbraio 2012.
  10. Eugenio Scalfari. La Repubblica del 19 febbraio 2012 – pag. 1.
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