Target 2: chi era costui?

Angelo Drusiani

Consulente Banca Albertini - Gruppo Ersel

Più che la tecnica che caratterizza il sistema di pagamenti utilizzato in area euro e denominato Target 2, sarà interessante valutare quali siano gli effetti che, nel corso degli anni, l’utilizzo stesso ha prodotto.
Tutt’altro che positivi per l’Italia e, in misura minore, per la Spagna, ma abbondantemente positivi per la Germania, a chiara testimonianza degli squilibri che in area euro si sono prodotti tra i Paesi che hanno adottato la moneta unica.
La strategia del Quantitive Easing, da un lato, il trasferimento di capitali dal nostro Paese ad altri di area euro, dall’altro, hanno contribuito in misura rilevante a indebitare Banca d’Italia nei confronti della Banca Centrale Europea.
L’indebitamento è nato in forma diretta nel momento in cui, quotidianamente, la nostra Banca Centrale ha acquistato, per conto della BCE, titoli di Stato emessi dal nostro Dipartimento del Tesoro e depositati presso banche estere.
L’indebitamento è nato in forma indiretta quando un nostro connazionale, per motivi vari, ha trasferito oltre frontiera capitali depositati fino a quel momento presso banche italiane.
La cosiddetta fuga di capitali ha in parte contribuito al saldo negativo, che non è di livello modesto, perché si attesta a circa 450 miliardi di euro.
Il conteggio di questo valore, che anche per la Spagna assume un importo tutt’altro che trascurabile, circa 400 miliardi di euro, è abbastanza complesso e, per chi ha basi di ragioneria consolidate, di difficile comprensione. Il “dare e avere” di Besta o Zappa quasi del tutto dimenticati, per dar vita a movimentazioni particolarmente articolate: la ragione di fondo è che nelle transazioni contabili il fulcro è la Banca Centrale Europea.
Target 2 la considera quasi una sorta di Cassa di Compensazione, in grado di garantire il buon esito dei pagamenti quotidiani in area euro: a fine 2017, le operazioni effettuate quotidianamente erano mediamente 350mila, per un controvalore di 1.697 miliardi di euro.
In pratica, per ogni pagamento, cui corrisponde un incasso, le registrazioni contabili sono pari a quattro.
Il processo si articola in più fasi.
Va premesso che le Banche Centrali dei Paesi d’area euro hanno riserve di liquidità presso la BCE. A loro volta, le Banche Centrali dei Paesi d’area euro hanno rapporti di corrispondenza con le banche locali, che intrattengono analoghi rapporti di corrispondenza con la propria clientela.
Nel caso un cliente di un Paese d’area euro denominato 1 (d’ora in poi banca 1) debba accreditare un fornitore residente in un altro Paese d’area euro denominato 2 (la cui banca sarà banca 2), dovrà chiedere alla propria banca residente nel Paese d’area euro denominato 1, banca 1, di effettuare l’accredito stesso.
Nell’ipotesi che la transazione assuma il valore di 1.000 euro, contabilmente, la banca 1 addebiterà il cliente dell’importo citato. Conseguenza contabile immediata è che la banca 1 ridurrà di 1.000 euro le proprie passività nei confronti del cliente, e, nel contempo, poiché le movimentazioni transitano tutte attraverso BCE, la stessa banca 1 dovrà trasferire i 1.000 euro alla banca 2 dell’altro Paese d’area euro, attingendo alle riserve presso BCE che la banca 1 detiene presso la Banca Centrale 1.
In tal modo, la banca 1 dovrà registrare pure la diminuzione di 1.000 euro delle riserve che, attraverso la Banca centrale 1 detiene presso la BCE.
Anche se appare complessa la movimentazione, contabilmente la banca 1 registrerà un calo di una passività nei confronti del proprio cliente e delle attività detenute in Banca Centrale 1.
L’opposto viene contabilizzato da chi riceverà l’accredito.
La BCE, a sua volta, addebita il saldo di 1.000 euro alla Banca Centrale 1 e lo accredita alla Banca Centrale 2.
Antesignano di Target 2 è Target, nato nel 1999, in contemporanea alla nascita della moneta unica europea: Trans-European Automated Real-time Gross settlement Express Transfer system è la denominazione adottata per il sistema di pagamenti ideato dalle Banche Centrali francese, italiana e tedesca.
Fin dal suo esordio, Target soddisfece le esigenze di quegli anni, ma l’aumento delle transazioni internazionali e delle contrattazioni effettuate nei mercati finanziari indussero le tre Banche Centrali citate ad aggiornare il sistema, ampliandone le funzioni e aprendolo a un numero via via crescente di aderenti.
Nel 2007, il sistema Target 2 esordì, sostituendo in toto Target, ed è tuttora operativo.
A integrazione del numero di pagamenti giornalieri e del relativo controvalore in euro riportati sopra, sono attualmente 25 le Banche Centrali dell'Unione europea che aderiscono o sono direttamente connesse al sistema Target 2.
Oltre a 20 Banche Centrali di Paesi d'area euro e alla BCE, aderiscono la Banche Centrali di Bulgaria, Croazia, Danimarca, Polonia e Romania. In totale 1.073 partecipanti diretti e 684 indiretti, a fine 2017.
Non v’è dubbio che, al di là della macchinosità delle registrazioni contabili, l’idea, prima, e il sistema, poi, abbiano incontrato il favore di gran parte del sistema bancario europeo, riscuotendo un indiscusso successo.
Completano il quadro numerico l’indicazione che circa il 70% dei pagamenti totali è di importo inferiore a 50.000 euro e che il 99,8% delle transazioni viene processato in meno di 5 minuti.
Target 2 è il sistema necessario affinché la moneta unica funzioni e dovrebbe accompagnare il faticoso processo di integrazione finanziaria dell'area euro.
Perché il condizionale sembrerebbe essere d’obbligo? Lo si è visto nel momento della presentazione dei debiti di Italia e Spagna. A fronte di tali debiti, è la Germania a vantare un credito complessivo di poco inferiore ai mille miliardi di euro.
Scompensi eccessivi, causati anche da una fase difficile sia economicamente, sia finanziariamente non solo in area euro, ma in gran parte dell’occidente del globo, proprio da fine 2007, pochi mesi dopo l’esordio del sistema Target 2.
Alcuni economisti tedeschi, e con loro molti politici, vorrebbero passare all’incasso da Roma e da Madrid, ma per farlo dovrebbero rinunciare a far parte dell’area euro, tornando al mai dimenticato, da molti cittadini della Germania, marco.
Gli uni e gli altri dimenticano, peraltro, che la moneta unica ha largamente favorito la stessa Germania.
Facendole risparmiare ingentissime somme nella raccolta di denaro, attraverso il collocamento di titoli di Stato: ancora oggi l’emissione decennale del Tesoro di Berlino paga un rendimento largamente inferiore all’1%.
Al tempo stesso, il valore del marco, laddove l’area euro non fosse mai esistita, si sarebbe apprezzato a livelli tali da deprimere le esportazioni, in particolare di automobili, oggi, peraltro, sotto scacco di possibili dazi di fonte statunitense.
Forse, chi dalla Germania invoca l’uscita del Paese dall’area euro, dovrebbe concentrare gli sforzi sulle difficoltà che i dazi appena citati e “made in USA” potrebbero generare alle vendite di automobili oltre Atlantico, o cercando soluzioni diplomatiche con l’Amministrazione USA, o riducendo i prezzi di vendita: le recenti rilevazioni trimestrali evidenziano che il PIL della Germania sta gradualmente attestandosi a incrementi via via cedenti.
Un campanello d’allarme? No, di più: la conferma che la crescita delle economie mondiali, Germania in primis, potrebbe essere ai titoli di coda!

L'incontro si terrà in ALDAI
sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milano
Lunedì 8 aprile 2019 dalle ore 17.30 alle ore 19.30
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