I Dirigenti Senior nell’impegno sociale e nella difesa dei loro diritti
Prima che sia troppo tardi è necessario cambiare. Occorre condurre un'efficace lotta all’evasione fiscale, all’elusione previdenziale e alla corruzione. E' necessario recuperare le risorse disponibili della gestione della previdenza. E' doveroso denunciare l’assenza dei controlli. Bisogna separare la Previdenza dall’Assistenza. E' ora di adeguare la previdenza ai cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro.
Mino Schianchi
Presidente Comitato Nazionale di Coordinamento dei Gruppi Pensionati e Consigliere ALDAI
Premessa
L’anno 2016 è stato denso di dibattiti sulle problematiche sociali e, particolarmente, sulle pensioni. Un dibattito che ha portato a talune soddisfacenti intese tra Governo e parti sociali. Ma con tematiche ancora aperte, a partire, fra le altre, da quelle relativa alla revisione dell’IRPF e alla riconsiderazione del paniere ISTAT, ai fini della rivalutazione del costo della vita sulle pensioni. Per l’anno che comincia è augurabile che diminuiscano gli annunci che innestano tensioni tra i pensionati, specie quando si continuano a ipotizzare nuovi interventi riduttivi, sia pure limitati a soglie superiori ad un certo ammontare. Gli annunci, anche se poi non concretizzati, inducono al risparmio piuttosto che all’ampliamento della domanda e conseguentemente al rallentamento dell’economia.
Rispetto a questa situazione è, quindi, ampiamente condivisibile l’iniziativa di Federmanager e CIDA intesa a mettere a punto l’argomentario utile al dibattito sulle ipotesi di nuovi interventi sulle pensioni. Specialmente se l’iniziativa è supportata da esperiti delle varie problematiche che investono la materia pensionistica. Il Coordinamento Pensionati di Federmanager, con le relative organizzazioni locali, si propone di partecipare attivamente alle azioni di tutela che saranno poste in essere dalle nostre organizzazioni.
Al fine di riprendere anche per il 2017 alcuni argomenti di confronto, ne riportiamo, di seguito, le sintesi più rilevanti, enunciando, nel contempo, quelle che, a giudizio di chi scrive, potrebbero essere linee di sostegno alle iniziative che Federmanager/CIDA intenderà assumere. Partiamo dai fatti:
- La diseguale distribuzione delle risorse nel nostro Paese che dà luogo alla continua conflittualità sociale.
- Gli attacchi continuativi alle pensioni, con le relative azioni sottrattive già operate o in corso: contributi di solidarietà, sospensione della perequazione, elevata imposizione fiscale.
- La scorretta informazione diffusa strumentalmente sulla spesa pensionistica in Italia. Informazione scorretta che alimenta la frattura intergenerazionale e che anziché rafforzare le leve della protezione sociale amplia gli spazi al mercato delle assicurazioni pensionistiche private.
- La necessità di promuovere azioni e avanzare proposte volte ad invertire le tendenze in atto. Di qui le nostre proposte.
Le cause della conflittualità sociale
È la diseguale distribuzione delle risorse economiche del Paese ad alimentare il diffuso conflitto sociale. Soprattutto lo sconforto dei giovani. Troppo stridenti sono le disuguaglianze sociali. In Italia, principalmente negli anni della crisi più acuta, le differenze nella distribuzione della ricchezza si è ulteriormente accentuata. Il che spiega anche l’accesa indignazione verso pensioni troppo elevate, quali quelle ampiamente denunciate dai media e sospettate, per giunta, di essere frutto di raggiri delle norme in materia pensionistica. Peggio: frutto d’inadeguati controlli e della rilassatezza di verifiche sugli aspetti degenerativi del sistema. Se controlli e verifiche avessero funzionato, non staremmo qui, oggi, a parlare delle cosiddette “pensioni d’oro”!
Quale è stato il contributo dei pensionati al riequilibrio del bilancio pubblico?
Ecco la lista:
- Contributo di solidarietà per 6 anni (2012-2017) su pensioni di chi al 31 dicembre 1995 aveva all’attivo almeno cinque anni di anzianità contributiva presso i Fondi Volo, Telefonici, Elettrici, Ferrovieri, Ferrotranvieri, INPDAI, tutti confluiti nell’Inps.
- Contributo di solidarietà per gli anni 2014-2016. Trattenute da 6% fino a 18% su pensioni lorde di poco più di 91mila fino a oltre 195mila.
- Sospensione della perequazione 2012_2013. Si attende Pronuncia della Consulta sulla questione d’incostituzionalità contro il Decreto Legge n. 65/2015 (convertito nella legge 109/2015).
- Perequazione più penalizzante. Con la legge di stabilità 2016 la perequazione verrà applicata secondo il sistema introdotta dal Governo Letta fino a tutto il 2018. In pratica: sono le pensioni medio alte ad essere sacrificate.
- Lunga sequenza di sottrazioni. I 24 interventi modificativi in peggio del sistema perequativo di cui ben sei sospensivi, soprattutto negli ultimi 15 anni, hanno dato luogo a calcoli approssimativi ma che comunque dicono che, in questo modo, lo Stato ha fatta la cresta sulla spesa pensionistica per ben 800/1000 miliardi.
Il prelievo fiscale
I dati più recenti relativi all’imposta sui redditi dicono che il gettito IRPEF grava per il 35% sui redditi da pensioni e il 10,2% di questi pensionati (sono quelli che percepiscono da 2700 euro lordi mensili in su) paga il 46,8% di tutta l'Irpef sulle pensioni. Vale a dire che le trattenute IRPEF gravano sugli stessi pensionati i cui assegni sono già decurtati degli importi relativi a contributi variamente solidaristici; sugli stessi ai quali, da anni, non è riconosciuta, in parte o in tutto, la perequazione. Diversamente da quanto accade in altri Paesi europei dove gran parte delle pensioni sono pressoché esentate dall’imposta sul reddito o comunque sono gravate da aliquote più basse rispetto ad altri redditi.
La pratica d’informazioni contraffatte
Allo scopo di giustificare interventi riduttivi sulle pensioni, vengono diffuse informazioni sulla spesa pensionistica italiana i cui contenuti tendono a dimostrare che essa è la più elevata rispetto agli altri Paesi europei. E’ una notizia che va confutata, perché non corrispondente al vero. Se l’esposizione della spesa fosse fatta al netto dell’IRPEF e se dalla spesa venissero sottratti importi che riguardano voci non previdenziali, bensì di sostegno all’economia o all’assistenza (ad esempio GIAS e altre voci riguardanti l’assistenza), l’Italia scenderebbe nella classifica, fino ad allinearsi a quella media degli altri Paesi europei (media 10,7%).
L'opinione pubblica e i media
Appoggiandosi su una demagogia militante si amplifica un’opinione pubblica nemica dei pensionati. E questo per finalità di consenso politico che risultano evidenti. Ricordiamo tutti qualche talkshow ben manovrato dove lo scroscio degli applausi era a favore di tutte le battute contro i pensionati, mentre fischi e rumoreggiamenti erano riservati al malcapitato che si prestava a far da cavia allo spettacolo. Era una “sceneggiata” che aveva uno scopo ben preciso: distrarre i cittadini dai veri problemi del Paese: evasione fiscale, corruzione, burocrazia gravosa, dispendiosa e eccessiva.
Vi sono invece alcune verità che dovranno essere tenute presenti nel dibattito sulle pensioni che si svilupperà nel corso del 2017
- E’ vero che il sistema ante riforma Dini fu una precisa scelta politica volta a risolvere numerosi problemi economici e sociali dell’epoca, a cominciare dal recupero della svalutazione dei contributi versati durante il periodo fascista, a continuare con l’esigenza di ristorare la popolazione delle privazioni subite durante il periodo bellico, a finire con l’esigenza di alimentare la domanda e rilanciare l’economia. Come poi avvenne.
- E’ vero che nel sistema si sono inseriti una serie di distorsioni e abusi che vanno, questi sì, colpiti e corretti. Uno per uno, caso per caso. Come è l’evidenza di pensioni abnormi, acquisite mediante interpretazioni distorsive di norme e di espedienti al limite della legalità. Ma va anche segnalato che la mozione di monitoraggio approvata dal Parlamento (8/9 gennaio 2014) al riguardo non sembra abbia avuto seguito. O se seguito ha avuto, sarebbe utile conoscerne i risultati.
- E’ vero che il marchio della finalità elettoralistica è stato impresso anche ai tanti provvedimenti che hanno arricchito intere categorie sociali e che, nel contempo, ha lasciato un Paese esausto e devastato. Per contro si mettono sotto accusa le pensioni perché frutto “delle iniquità ereditate da decenni in cui le pensioni sono state gestite con finalità di tipo elettorale”.
- E’ vero anche che andrebbero individuati i tanti casi di pensioni modeste o modestissime e che hanno come provenienza attività economiche o professionali che, tuttora, presentano al fisco dichiarazioni di reddito annuo irrisorie. Ovviamente indagini di questo tipo colpirebbero milioni di probabili abusivi delle pensioni. Ma farebbero perdere anche milioni di voti, perché si andrebbe a toccare un mondo che ha gli strumenti e la forza per difendere con le unghie e coi denti i privilegi acquisiti. Al contrario additare una parte dei pensionati, quelli che percepiscono pensioni medio-alte, attribuite con il sistema retributivo, come pensioni abusive, è il leitmotiv che ricorre in tutte le comunicazioni o dibattiti. Perdere il consenso elettorale di questa quota di elettori è poca cosa rispetto al consenso elettorale che può venire da milioni di persone alle quali si fa credere che tagliare ulteriormente alcune prestazioni può risolvere i loro problemi economici. In breve: la proposta di nuovi prelievi sulle pensioni è una misura di facciata più che una effettiva esigenza di riduzione di spesa.
Una strategia per smantellare lo stato sociale
E’ strumentale l’allarmismo creato sulla sostenibilità del sistema
pensionistico. La popolazione viene spinta verso l’accettazione di ulteriori
tagli alle prestazioni sociali. E tutto questo offre anche ampi spazi,
insperati, al mercato delle assicurazioni pensionistiche private. I continui
attacchi alle pensioni creano un clima di ansia per i titolari di pensioni già
in atto, ma anche di incertezza per i trattamenti del futuro. Diffondere un
clima di ansia relativo al futuro è la nuova strategia della tensione in atto
nel Paese. Prospettare una vita di indigenza per gli anni successivi
all’attività lavorativa è la strada intrapresa per depotenziare l’interesse dei
lavoratori verso la previdenza pubblica; smantellare lo Stato Sociale e
spingere sempre più verso la privatizzazione del sistema pensionistico,
trasformando la pensione da diritto sociale garantito dallo Stato a fatto
individuale, legato all'andamento dei mercati finanziari, peraltro anch’essi
incerti ed aleatori, visti i gravi episodi di malaffare denunciati in quei
mercati. In ogni caso è il grande regalo
dello Stato Sociale alle grandi compagnie di assicurazione.
Le nostre proposte
Il Governo deve essere sollecitato ad un dibattito ampio: bisogna discutere e affrontare le cause della conflittualità sociale le cui conseguenze si vogliono poi scaricare sui pensionati.
1. Individuare le cause della diseguale distribuzione delle risorse del Paese
Non tutti pagano le imposte secondo le loro capacità contributive (art.53 Cost.). Ma soprattutto sono molti quelli che le tasse non le pagano affatto, come risulta dai rapporti annuali del Ministero dell’economia e della Guardia di Finanza:
- 18,7 milioni di contribuenti (46% dei contribuenti e 77,5 % dei lavoratori autonomi) dichiarano meno di 15000 euro l’anno di reddito. (Probabilmente si evadono 40/45 miliardi di euro fra IRPEF e IVA).
- Questi contribuenti lucrano “benefit” per esenzione delle tasse scolastiche, per la gratuità dei mezzi pubblici, esenzioni da ticket e addizionali varie pari a 25/30 miliardi all’anno.
- Questi i dati che emergono dalle più recenti dichiarazioni di reddito esaminate: evasione fiscale 150 miliardi di euro all’anno che si “mangia” ben oltre 7,5 punti di PIL e distrugge 300.000 posti di lavoro ogni anno.
Pertanto, solo colpendo l’evasione fiscale e la corruzione sarà possibile recuperare risorse necessarie ad investimenti strutturali e quindi lavoro e quindi sviluppo e miglioramento economico per tutti.
2. Incalzare il Governo perché colpisca la criminalità fiscale
In relazione a quanto appena detto, occorre incalzare il Governo perché metta al primo posto della sua agenda azioni concrete per colpire in maniera effettiva e severa la criminalità fiscale. Per rendere effettiva l’equa distribuzione delle risorse nel nostro Paese, occorre condurre un'efficace lotta all’evasione fiscale, all’elusione previdenziale e alla corruzione. Nel campo previdenziale, attivare controlli incrociati fra i vari Enti ed Amministrazioni, a partire da INPS-FISCO.
3. Recuperare le risorse disponibili della gestione della previdenza
L’INPS ha ricevuto ingenti beni patrimoniali da Enti Previdenziali soppressi, ma l’uso di questi beni non è noto. Inoltre ha ricevuto “fiumi” di contributi versati da persone che non hanno usufruito di pensioni (deceduti senza eredi), o che hanno continuato a versare contributi oltre i 40 anni di lavoro, ovvero che hanno riscattato anni di laurea e questi anni non sono stati contabilizzati ai fini pensionistici, o hanno versato altri contributi anch’essi non contabilizzati ai fini pensionistici. Enormi risparmi. Senza conseguenze positive per le casse previdenziali.
Le cronache inoltre segnalano che più di due terzi delle aziende è in ritardo sui versamenti fiscali e sui versamenti previdenziali. E questo costituisce un aggravio ulteriore per le casse INPS.
L’INPS, secondo le dichiarazioni rese dall’Istituto stesso, dispone già delle informazioni su redditi e patrimoni mobiliari e immobiliari delle persone verso cui indirizza trasferimenti sociali, e ritiene di essere in grado di identificare chi è davvero in condizioni di povertà. Pertanto, l’Istituto potrebbe dare seguito alle analisi già avviate con l’operazione “trasparenza”, per far conoscere le provenienze di 8.431.000 pensioni assistite. Un'indagine conoscitiva potrebbe fornire notizie sulle categorie professionali, sociali ed economiche di provenienza di queste prestazioni. Un'indagine con possibile riferimento anche alla ripartizione geografica di tali dati (province, regioni).
Si avrebbe così un quadro completo dell’onere finanziario sostenuto dall’INPS, ripartito per le categorie sociali cui lo stesso fornisce prestazioni.
Tutto questo potrebbe facilitare anche il raggiungimento dell’obiettivo cui Federmanager e CIDA da sempre tendono: la separazione gestionale e contabile dell’Assistenza dalla Previdenza.
4. Denunciare l’assenza dei controlli
La responsabilità dell’abusivismo pensionistico non va posta solo a carico di quelli che ne hanno tratto profitto. Questo è potuto avvenire e consolidarsi negli anni come prassi, in considerazione di applicazioni distorte delle norme di calcolo dei trattamenti pensionistici. Ma tali distorsioni e abusi come mai sono stati praticati in maniera così vasta e per così tanti anni? Più ancora di quelli che ne hanno profittato e abusato, la responsabilità di un tale disfacimento della gestione pubblica della previdenza va attribuito a chi non ha vigilato e aveva l’obbligo di farlo.
Quali misure, quale indagine è stata proposta contro i responsabili?
5. Separare la Previdenza dall’Assistenza
Occorre rendere effettiva la separazione tra Previdenza ed Assistenza elencando in maniera chiara le varie forme di interventi assistenziali da porre a carico della fiscalità generale.
Oggi sono poste a carico dell’INPS:
- Le prestazioni pensionistiche vere e proprie, derivanti da attività lavorative e professionali, per le quali sono stati versati contributi previdenziali secondo le norme in vigore durante gli anni delle attività produttive e sono state liquidate pensioni secondo le norme in vigore all’atto del collocamento in quiescenza
- Le prestazioni assistenziali. Occorre tenere presente che a fronte di 16.179.000 pensionati vengono erogate 8.431.000 pensioni assistite, ossia pensioni totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale tra cui i 3.469.254 soggetti beneficiari delle integrazioni al minimo che non sono riusciti in 66 anni di vita a versare almeno 15 anni di contribuzione regolare e non avendo pagato i contributi non hanno neppure pagato le imposte
- Le prestazioni a sostegno dell’economia. Il sostegno all’economia avviene mediante la Gestione per Interventi Assistenziali e di Sostegno (GIAS). Questa eroga prestazioni assistenziali in favore di cittadini non abbienti; trattamenti di sostegno per il mantenimento del salario agli occupati in aziende che sospendono l’attività per crisi o processi di ristrutturazione/riconversione; sostegno alla produzione con sgravi e fiscalizzazione degli oneri sociali. La quota di trasferimenti dalla GIAS vale circa 33 miliardi, oltre 2 punti di PIL.
6. Adeguare la previdenza pubblica ai cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro.
Occorre partire dalla constatazione dei cambiamenti in tutti i settori della vita sociale. Anche il mercato del lavoro è ormai totalmente cambiato rispetto a quello di 20/15 e anche di 10 anni fa. Le cause:
- Innovazioni tecnologiche
- Ristrutturazioni aziendali
- Minore afflusso di contributi previdenziali (crisi economica, disoccupazione, riduzione dell’impiego di mano d’opera).
In presenza di queste innovazioni occorre perseguire per il futuro i seguenti obiettivi:
- Una riforma strutturale del sistema di finanziamento della previdenza che preveda di aggiungere ai contributi calcolati sui redditi da lavoro dipendente e autonomo, contributi provenienti da altri redditi (da capitale e rendite finanziarie) in cui vi sia l’attiva partecipazione dei lavoratori ai risultati d’impresa
- La realizzazione di un sistema che ponga l’intera assistenza pubblica a carico dello Stato, vale a dire un finanziamento a carico dell’intera collettività, secondo le norme costituzionali.
- La creazione di un sistema previdenziale che dia garanzia ai giovani di poter contare su una pensione dignitosa quando, un giorno, saranno collocati in quiescenza.
01 marzo 2017