Il CCNL, occasione da non sprecare

Illustrato e approvato in Consiglio Nazionale il documento per l'avvio della trattativa per il nuovo CCNL

Gherardo Zei

Presidente Federmanager Roma e Capo Delegazione Trattante
Il 1° dicembre 2023 è stato illustrato in Consiglio Nazionale e approvato il documento sulla base del quale verrà avviata la trattativa per il nuovo CCNL. Si tratta di un testo che è il frutto di un anno di lavoro del sottoscritto, della Commissione Lavoro & Welfare, della Delegazione Trattante, del Direttore Generale e del suo Team, dei Direttori dei territori più grandi e, da ultimo, delle indicazioni della Giunta, del Vicepresidente, del Presidente Nazionale e di tutte le RSA e dei territori che sono stati interpellati. Infatti, nelle settimane precedenti al Consiglio Nazionale il documento era stato illustrato nel corso di circa dieci incontri con i territori e con le RSA effettuati da me con la struttura del Direttore Cardoni e, in particolare, con la continua assistenza dell’amico Piciocchi. 

Quindi si è trattato di un lavoro corale, condiviso e già largamente conosciuto. Quello che serve per renderlo più efficace a mio avviso non è entrare in questa fase in dettagli che, per quanto interessanti, potrebbero sempre risultare non utili all’atto pratico nella dinamica di relazione con i nostri interlocutori confindustriali. Quello che conta è focalizzarsi sulle principali linee strategiche che non possono essere sterilmente rivendicative, ma devono invece essere fortemente costruttive di un fronte comune della classe dirigente italiana con le imprese in un grande patto per lo sviluppo e la crescita del Paese. Sarò un inguaribile ottimista ma io penso che trovarsi a un passaggio del genere in un momento di crisi come quello attuale non sia un motivo di debolezza, come molti potrebbero pensare, ma sia invece un elemento di grande forza. Le  aziende con i loro imprenditori e i loro vertici e noi dirigenti industriali siamo, tutti insieme, sotto attacco delle medesime forze demagogiche che ci sottraggono i nostri legittimi guadagni con una pressione fiscale vendicativa, ci fanno – pur incolpevoli – penalmente e civilmente responsabili di qualsiasi cosa avvenga nel mondo e ci impediscono di produrre e generare crescita per il bene del Paese con una burocrazia degenerata che, in svariati casi, ha il solo obiettivo di giustificare la propria stessa esistenza. Mi sembra molto chiaro che con Confindustria abbiamo molti più problemi comuni da risolvere insieme di quanti siano gli elementi di divergenza.

Voglio quindi sottolineare alcuni argomenti e punti di attenzione sui quali – nella più ampia cornice della nostra piattaforma – sarà ineludibile puntare strategicamente. Argomenti che, in uno sguardo di lungo respiro, ritengo abbiano molti punti di interesse comune tra noi e Confindustria.

Per prima cosa mi riferisco a una definizione più contemporanea, chiara e ampia della categoria del Dirigente Industriale per adattarla ai nuovi modelli del lavoro manageriale. Non penso sia interesse di nessuno che la principale cinghia di trasmissione degli obiettivi aziendali rimanga affidata a un modello di dirigente ormai vecchio, sia concettualmente che anagraficamente, con tutte le conseguenze che, agli enti bilaterali previdenziali e assistenziali, possono derivare da una categoria poco numerosa e anagraficamente troppo anziana. Il dirigente industriale è da sempre l’alter ego dell’imprenditore ed è quindi interesse delle Aziende e, in definitiva, del Paese che la categoria sia ringiovanita e potenziata.

Poi certamente dovremo parlare di un modello retributivo che difenda il concetto di welfare, anche in funzione di protezione dalla deriva demagogica che sta spingendo l’Italia fino al punto in cui i sussidi valgono economicamente più del lavoro. E se i sussidi valgono più del lavoro questa è una cosa di una gravità inaudita. Se insieme a Confindustria non difendiamo nel CCNL i pochi sgravi che residuano sopra determinate fasce di reddito, essi saranno spazzati via in breve tempo e questo non sarebbe solo un danno economico per noi, ma sarebbe anche un’ingiustizia morale per tutto il Paese. Non valorizzare e proteggere le attuali vigenti misure di detassazione significa autorizzare i Governi a farle sparire alla prossima finanziaria e non utilizzarle significa regalare queste risorse all’ennesimo sussidio a pioggia alle categorie improduttive. Se puniamo il lavoro eliminando gli sgravi fiscali sul welfare delle categorie veramente produttive e finanziamo la disoccupazione tramite i sussidi, avremo bassa crescita e stipendi da fame. Al netto della demagogia questa è la verità e questo è il motivo economico per il quale il socialismo reale non ha funzionato nel campo della crescita economica.

Dovremo poi effettuare una presa d’atto comune del dato di fatto che tutti i vertici delle aziende – compresi gli imprenditori, i top manager e i middle manager – sono sotto attacco di una deriva aizzata da una demagogia da social media che sta spingendo il Paese nella direzione di una criminalizzazione della nostra categoria. Siamo all’assurdo che proprio la categoria che tiene in piedi la nostra traballante economia viene additata come la responsabile di qualsiasi cosa di negativo accada. Potrei fare mille esempi, ma quello delle aggressioni nei pronto soccorso a danno dei nostri cari colleghi medici mi sembra riassuma perfettamente la situazione. E questo ci impatta sotto tutti i punti di vista, attraverso normative che ci fanno diventare “capri espiatori” sul piano civile e penale, attraverso una pressione fiscale esagerata per i colleghi in servizio e attraverso la costante aggressione al potere d’acquisto delle pensioni dei nostri colleghi in quiescenza. Questi sono aspetti sui quali, con Confindustria, dobbiamo lavorare insieme, per quanto possibile anche nel CCNL, perché sono cose giuste sulle quali i nostri interessi sono totalmente coincidenti con quelli di Confindustria stessa.

E naturalmente non possiamo non parlare di un recupero del potere di acquisto che tenga conto dell’inflazione furibonda che, negli ultimi due anni, ha distrutto la serenità di tante famiglie. Considerando il sistema della BCE e delle Banche Centrali Nazionali e la loro principale mission di tutelare il valore della moneta europea, quello che è accaduto sul piano dell’inflazione è un qualcosa di eccezionale che non poteva e non doveva accadere. E quindi, al pari delle misure eccezionali prese per l’epidemia di Covid-19, anche per questa “epidemia di inflazione” si dovranno valutare delle misure che non sarebbero state prese in assenza di un evento eccezionale. Discuteremo certamente questa situazione e faremo svariate proposte.

Un lavoro significativo si rende necessario in materia di inclusione e pari opportunità, dove è giunto il momento di passare dalle affermazioni di principio ai meccanismi concreti che guidino il sistema nella giusta direzione. Lo stesso per quanto riguarda le politiche attive. In un sistema industriale in cui per molti motivi il numero dei colleghi temporaneamente inoccupati aumenta ogni anno di più, questo delle politiche attive è un tema ineludibile che può essere affrontato efficacemente solo nella piena collaborazione con Confindustria.

Dunque non bisogna sprecare l’occasione del CCNL. Rivestire il ruolo di Capo Delegazione è un onore per me e questa è una missione per la quale sento una grande responsabilità e una forte motivazione.
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