Prospettive per lo storage idroelettrico
Estratto dell’intervento di Livio Magri nella riunione del Gruppo di Lavoro Energia ed Ecologia svoltasi il 19 ottobre 2021
Livio Magri
Socio ALDAI-Federmanager e componente del Gruppo di Lavoro Energia ed Ecologia
Il prospetto della situazione energetica italiana è ben delineato nell’ultima relazione statistica annuale di TERNA che riporta i dati a dicembre 2020: si rileva come in un anno il PIL sia calato in Italia di circa il 6% e la produzione di energia elettrica ridotta del 12% circa, quale effetto collaterale del primo impatto pandemico.
La copertura del fabbisogno di energia elettrica è avvenuta per il 90% dalla produzione, con 280,5TWh e per il 10% dal saldo import/export con 30,3 TWh.
Lo sviluppo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili risulta dominato da quelle non programmabili quali solare ed eolico, che immettono in rete in maniera aleatoria e parcellizzata: si impone quindi la necessità di sviluppare sia smart grid, che digitalizzazione, ma soprattutto adeguare le capacità di storage ai fini della stabilità di rete ed efficienza d’erogazione.
Adeguatezza del sistema elettrico
Il fenomeno preoccupante che si profila all’orizzonte è quello dell’aumento del carico residuo: ossia il solare e l’eolico generano una over-generation da compensare con l’aumento della capacità di storage. TERNA prevede la necessità di ulteriori 6 GW di pompaggio al Centro e al Sud d’Italia e nelle isole per la gestione in sicurezza del sistema elettrico.
Possibile contributo dello storage idroelettrico
I 22 impianti principali di pompaggio esistenti contribuiscono per oltre 7.000 MW al totale della potenza idroelettrica lorda installata in Italia, pari attualmente a circa 23.000 MW.
Un recente studio di RSE ha rilevato 8 possibili collegamenti fra laghi esistenti idonei all’installazione di nuovi impianti di pompaggio con taglie (70-500 MW) per circa. 2.000 MW di potenza e una producibilità di circa 7 TWh/anno.
I restanti 3-4000 MW dovranno pervenire da potenziamenti di impianti esistenti e studiati ex novo.
Un contributo importante potrà poi pervenire anche dai sistemi hybrid storage, cioè di sistemi misti di produzione di piccola e media taglia con capacità di accumulo sufficiente per supplire all’intermittenza delle fonti rinnovabili aleatorie quali: sole e vento.
Lo schema in figura illustra il concetto dell’accumulo ibrido per pompaggio: i surplus di energia elettrica prodotti dalle fonti non programmabili, quali campi eolici e/o solari, vengono immagazzinati in un serbatoio superiore, come energia potenziale idraulica che viene successivamente sfruttata in generazione al momento della indisponibilità delle fonti aleatorie asservite al sistema in rete isolata o interconnessa.
Conclusione
La richiesta di accumulo necessaria a sostenere il sistema elettrico italiano - anche in un ottica di sempre maggiore integrazione di rete a livello europeo, che vede tutto l’arco alpino in posizione geograficamente favorevole ad una mission italiana per uno storage comunitario - unitamente ai crescenti collegamenti con i paesi limitrofi dell’area mediterranea, spingono per un forte sviluppo dell’accumulo mediante i pompaggi.
I pompaggi, sia nelle loro applicazioni di puro storage idroelettrico che in quelle di ibrido integrato con più fonti non programmabili quali l’eolica e il solare, e a volte con possibilità di utilizzo dell’acqua di mare, anche in eventuale simbiosi con processi di potabilizzazione, offrono una gamma di soluzioni sicuramente percorribili con tecnologie collaudate e non impattanti sugli ecosistemi.
Tutte le applicazioni con storage idroelettrico sono infatti a produzione di energia CO2 free, escludendo ovviamente il processo di fabbricazione e disattivazione. Andrebbero quindi sostenuti gli sviluppi locali di smart grid e storage integrato: in un’ottica di transizione ecologica volta al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione che prevedono la "riduzione dell’emissioni di CO2 del 55%, rispetto al 1990, al 2030 per arrivare a 0 emissioni nel 2050".
01 marzo 2022