Rivoluzione russa del 1917

All’inizio del 1900 la Russia ha uno sviluppo sociale sbilanciato e non funzionante con aziende legate ad un sistema produttivo arcaico, lontano dalle metodologie che si vanno diffondendo, una classe sociale costituita in prevalenza da contadini e militari, un sistema politico inefficiente ed obsoleto.

Vladimir Il'i? Ul'janov (Lenin) durante un comizio.

Aleksandr Fëdorovi? Kerenskij nel 1917.

Aleksandr Fëdorovi? Kerenskij nel 1917.

Mario Garassino 

Coordinatore GdL Cultura e Consigliere ALDAI-Federmanager

Ciò determina l’inizio di un percorso che il Gruppo Cultura desidera portare avanti, partendo dalle circostanze che hanno determinato la rivoluzione
del 1917 per proseguire fino alla conclusione della rivoluzione nel 1918.
Il prossimo anno è volontà del Gruppo Cultura estendere il discorso anche alle arti (musica, letteratura, arti visive, ecc.) per riuscire a dare una visione più completa del problema.

Contrariamente alla credenza popolare Lenin non ha partecipato al percorso globale della rivoluzione russa, ma in ogni caso essa non si sarebbe risolta senza il suo intervento nel 1917. Ben prima la Russia era in fermento: un grande malato con uno sviluppo economico e sociale molto differenziato, una struttura produttiva arcaica ed un sistema politico al di fuori della contemporaneità.
L’anno orribilis 1905 con la domenica di sangue a Pietroburgo durante una manifestazione pacifica, con la battaglia di Tsushima nella quale i giapponesi annientano la flotta russa ed il successivo trattato di Portsmouth con il quale vengono cedute parti strategiche di territorio, con la promessa non mantenuta dallo zar di un regime costituzionale e la conseguente dura repressione.
Il massacro di minatori in Siberia del 1912 e una serie di scioperi che lo determinano. L’entrata in guerra contro Austria e Germania con la pesantissima sconfitta di Tannenbergnel del 1914.
Tutto ciò pur con le promesse zariste e la formazione di ben quattro dume in nove anni. Parlamenti però che non erano altro che un richiamo per allodole e che non avevano alcuna funzione effettiva, tanto che nel 1915, con l’esercito tedesco ormai sul territorio russo, lo zar Nicola II assume il comando supremo dell’esercito senza alcuna consultazione.
Nel marzo del 1917 a Pietrogrado (così chiamata di nuovo Piertroburgo dopo l’inizio della guerra) esplode una rivolta popolare: nelle strade i contadini, gli operai delle officine metallurgiche, fiore all’occhiello del regime, i militari di ritorno dal fronte. Tutti protestano per prezzi alti, salari bassi e mancanza di cibo. Anche i militari a difesa della città si ribellano e, mentre lo zar si allontana con la scusa di visitare il fronte, la folla occupa la duma e la maggioranza moderata e liberale dà origine ad un Comitato provvisorio per  l’istituzione di un “Governo rivoluzionario”. Lo zar abdica a favore del fratello Michele che però rinuncia. Ha praticamente fine la monarchia zarista.
Nel frattempo nascono anche i primi “soviet” formati da operai e soldati guidati da partiti di sinistra (socialrivoluzionari, menscevichi e bolscevichi) che non accettano compromessi.
In aprile Lenin torna dalla Svizzera, nel  treno piombato, a Pietrogrado, e diffonde i suoi famosi dieci punti contro il governo borghese: tutto il potere al popolo, confisca dei terreni dei ricchi e distribuzione ai contadini, ed altri punti per scardinare l’ordinamento dello Stato.
I bolscevichi sono gli unici che contrastano il governo provvisorio fino alla crisi di luglio quando, mentre la guerra va sempre peggio, una ulteriore riduzione della disponibilità di generi alimentari provoca una rivolta ed una richiesta popolare ai bolscevichi di assumere la guida del governo. La rivolta viene sedata dai cosacchi fedeli al governo. Lenin espatria in Finlandia. Kerenskij assume  la guida del governo.
Dopo aver ottenuto la maggioranza a Pietrogrado ed a Mosca, i bolscevichi  emanano un appello internazionale alla pace, ripetono il diritto per i contadini di avere la terra, requisiscono le derrate alimentari. Il 10 ottobre il Comitato centrale bolscevico decide per l’insurrezione che si realizza positivamente il 25 ottobre (6-7 novembre secondo il calendario locale) con l’appoggio di alcuni reparti dell’esercito che assaltano il Palazzo d’Inverno, sede del Parlamento. Lenin, rientrato, viene eletto “Presidente dei commissari del popolo”.
Per tornare a quanto affermato all’inizio, Lenin ha avuto una fondamentale funzione per l’elaborazione delle dieci tesi e per la grande capacità di conoscere, prevedere e favorire le reazioni popolari al momento opportuno, quando il governo borghese non era in grado di fare alcunché per la situazione del Paese devastato da una guerra rovinosa (nel marzo del 1918 il governo bolscevico firmerà la pace di Brest-Litovsk con Germania ed Austria), da rivolte continue di contadini ed operai e da una carestia sempre presente.    

L’incontro è un anticipo del percorso sulla Russia dall’anno successivo (rivoluzione del 1918) che verrà trattato a lungo nel 2018 ed il cui programma è in preparazione.
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