Occorre serrare le fila
Estratto dell’intervento del Direttore Generale Federmanager.
Mario Cardoni
Direttore Federmanager
Ritengo questo incontro molto positivo sia per i temi trattati sia per gli spunti emersi. Tutto quanto discusso sarà tenuto in grande considerazione.
Il nostro punto di forza è la possibilità che ci siamo conquistati, anche attraverso la conoscenza dei dati, di spiegare la realtà com’è, e non come viene rappresentata dagli organi ufficiali, dai media e dalla politica.
La storia del nostro Paese ci mostra come la previdenza sia stata sempre utilizzata come strumento elettorale: anche per questo motivo, si sono consolidati una pluralità di sistemi totalmente disarmonici, con situazioni paradossali, come ad esempio le baby pensioni, su cui risulta difficile intervenire retroattivamente.
In ogni caso le pensioni derivanti da retribuzioni più alte sarebbero meno svantaggiate da un ricalcolo rispetto alle pensioni derivanti da retribuzioni basse, oltre a considerare che per i dipendenti pubblici mancano addirittura i dati contributivi.
Se siamo stati obbligati a fare una battaglia giudiziaria per riaffermare i nostri diritti è perché avevamo di fronte una politica sorda o non sufficientemente attenta alle nostre istanze. La magistratura ci ha dato ragione ma il legislatore è intervenuto per sterilizzare gli effetti della sentenza. Se il 24 ottobre ci sarà un pronunciamento positivo, come ci auguriamo, sarà più arduo per il legislatore intervenire nuovamente in modo a noi sfavorevole.
Occorre serrare le fila, restare uniti, serve una pro attività che non può essere solo delegata al centro, ma che va svolta anche sul territorio, dove vengono eletti i parlamentari, quegli uomini e quelle donne che poi assumeranno le decisioni che ci riguardano in campo economico e sociale. Dobbiamo tutti essere più comunicativi verso i nostri associati, non dobbiamo banalizzare i risultati ottenuti finora in campo previdenziale che, anche se non sono il massimo possibile, sono pur sempre dei buoni risultati.
C’è un tema centrale, strettamente legato alla previdenza e alle pensioni, e si chiama fisco. Infatti siamo sempre noi che, oltre a finanziare le pensioni con i contributi, finanziamo con le imposte tutto il settore dell’assistenza.
Separare la previdenza dall’assistenza è per noi una priorità, poiché i dati dimostrano inequivocabilmente che è l’assistenza (e non la previdenza) ad essere fuori controllo.
Il sistema pensionistico è in sé sostenibile ma può restare in equilibrio solo se cresce l’occupazione. Perciò dobbiamo sostenere gli investimenti che creano lavoro. La pensione dei giovani non va declinata come un problema di sostenibilità bensì come una questione di adeguatezza: questo richiede provvedimenti che favoriscano sul serio la pensione complementare.
Qualche preoccupazione permane ancora sulla discussione in corso riguardante il ricalcolo dei vitalizi in essere perché potrebbe essere un vulnus per le pensioni più elevate. Non ci aspettiamo dalla prossima legge di Bilancio delle novità negative ma è importante che lavoriamo tutti insieme fin d’ora in funzione della prossima campagna elettorale. Dobbiamo valorizzare il nostro bacino di un milione e mezzo di elettori, senza piegarci alla propaganda: diciamo le cose per come sono, per affermare un Paese di diritto, un Paese che deve cambiare volto, che deve andare avanti.
Se l’Italia ha minori necessità noi avremo meno problemi, ma anche noi dobbiamo dare una mano concreta per migliorare il nostro Paese, non potendo certamente contare che lo facciano altri.
01 luglio 2017