Corsi e ricorsi storici: Mario Draghi rievoca Nitti e Colombo
Con l’avvento del Governo Draghi, che mette in risalto uno spiccato profilo tecnico economico, ho la sensazione che rivivremo un momento particolare della nostra storia, quello a cavallo degli ultimi decenni del 1800 ed il primo novecento.
Giovanni Sansò
Componente dei GdL Cultura e Dirigenti per l'Europa - Socio ALDAI-Federmanager
Quel periodo vide il decollo dell’industria Lombarda e poi italiana. Culla dello sviluppo industriale italiano sono stati e restano sempre i Politecnici e le Università scientifiche. In particolare i Politecnici di Milano e di Torino e le loro Università, che per primi hanno permesso con il loro supporto scientifico e la formazione degli ingegneri e dei chimici, il decollo e lo sviluppo dell’industrializzazione italiana.
L’Italia era priva di una vera industria manifatturiera, se non a livello artigianale, ad eccezione delle industrie tessili lombarde e la ragione era la mancanza di materie prime energetiche. Allora la materia prima fondamentale era il carbone di cui l’Italia è carente. Bisognava cavarlo dai boschi a caro prezzo o importarlo a prezzo ancora più caro e per di più in continuo aumento. L’altra materia prima era il ferro, ed anche di questo minerale l’Italia è carente per le quantità necessarie a costruire ferrovie, ponti, navi, macchinari… Il sogno di Cavour, di importare materie prime esportando i prodotti agricoli, a conti fatti non stava in piedi e poi con quali mezzi di trasporto e con quali infrastrutture? I suoi successori poi ….
In Piemonte e Lombardia, e principalmente a Milano, fin dal “700 si agitavano i primi fermenti e si sentivano le esigenze di un cambiamento verso l’industrializzazione che, già dilagata dall’Inghilterra nell’Europa continentale, stava vivendo il più vivace sviluppo specialmente in Francia ed in Germania.
Due personaggi spiccano come protagonisti di questo sviluppo: l’Ing. Giuseppe Colombo milanese e il Ministro Francesco Saverio Nitti. Il primo come scienziato e pioniere della realizzazione delle fabbriche dell’energia elettrica, centrali idroelettriche soprattutto. Il secondo come il politico che, con il suo insegnamento, gli studi e pubblicazioni di economia politica ispirò e promulgò egli stesso le leggi che permisero tali realizzazioni sotto l’aspetto economico e legislativo. Fu Ministro dell’agricoltura, Industria e Commercio per lunghi anni, nel Governo Giolitti prima, poi nel periodo pur breve del suo mandato come Primo Ministro, ed infine con tutta la mole dei suoi scritti di economia politica, fino alla sua morte avvenuta nel 1953, per oltre 60 anni di attività intellettuale e politica. L’incontro di queste due grandi personalità, l’Ing. Giuseppe Colombo e Francesco Saverio Nitti, lanciò il decollo industriale. Del primo ci resta il suo Il Carbone Bianco, del secondo, tra le tantissime sue opere, La Conquista della Forza. Il primo è utile per rivivere l’appassionante storia dello sviluppo tecnologico delle costruzioni delle centrali idroelettriche, sfruttando l’energia cinetica dell’acqua in caduta per la produzione di energia elettrica, alternata o continua, ad alta o bassa tensione, della soluzione dei problemi tecnici del loro trasporto ed utilizzo. Il secondo è una lezione elementare e straordinaria insieme di economia politica: non si può pensare ad uno sviluppo industriale sostenibile economicamente se non si dispone di una fonte di energia a costo prevedibile e accessibile, se bisogna far conto su energia importata o prodotta con fonti fossili importate.
Bisogna sfruttare in pieno e fin che è possibile quelle fonti che la natura ci offre: sulla corona delle Alpi e sulla catena degli Appennini, che si prolunga per tutta l’Italia, Sardegna compresa. L’energia delle centrali idroelettriche, pulita, rinnovabile, pronta e disponibile ovunque, tanta, subito ed in ogni parte d’Italia. Si potevano risolvere allora anche altre due gravi piaghe: il regime disastroso delle acque e la malaria eliminando l’impaludamento delle acque a valle, imbrigliandole a monte con le dighe d’alimentazione delle centrali. Inoltre si potevano sviluppare su tutta la nostra penisola in modo omogeneo le industrie secondo le vocazioni diverse delle popolazioni, evitando il nascere quel disastroso dualismo delle Italie, che tanto grava. Bisogna anche ricordare l’Ing. Angelo Omodeo, altra punta di diamante in questa storia, grande costruttore di dighe, anche lui uomo di scienza e di azione.
Fino al 1960 si coprì anche il 99% dell’energia necessaria, mediamente il 95%, per le esigenze di allora. Poi venne il petrolio, ma la storia oggi ritorna sui suoi passi, fatalmente, ed a supporto ed integrazione di quella forma di energia si afferma ogni giorno di più quella del sole, del vento e del mare, patrimonio dell’Italia tutta, in un sistema interconnesso e reciproco di fonti d’energia. Una strada da percorrere, faticosa certo, da raggiungere in stadi successivi, finanziata allora con le Banche COMIT e CREDIT a capitale tedesco e francese rispettivamente e poi italiano, integrato dalle ingenti rimesse dei nostri migranti, che coprivano ben il 50% del bilancio import export con la valuta pregiata (dollari).
Oggi con il Recovery Plan della UE, dalle rimesse della ripresa imponente migrazione, i giovani di oggi, e dal risparmio privato, in una riconquistata reciproca fiducia governativa, per l’eliminazione della disuguaglianza, che ci umilia e danneggia ancor peggio del contagio, per rinascere dai danni economici di questo.
Articolo liberamente tratto da quanto pubblicato dallo stesso autore su ANXA Associazione Culturale onlus Anno XVII rivista bimestrale onlus - novembre – dicembre 2020 pagg 29-34 – www.ANXA.it
01 aprile 2021