Managerialità

Il dirigente costruisce giorno dopo giorno il proprio percorso professionale, la propria carriera, sulla base dei risultati conseguiti con il proprio impegno e il contributo professionale alla creazione di valore per l’impresa; cioè la crescita di patrimonio tangibile ed intangibile, rappresentato sempre più dall’eccellenza del capitale umano che caratterizza le imprese di successo.

La meritocrazia, i talenti e gli indicatori di performance dovrebbero essere il modello di riferimento sociale per la crescita non solo economica, ma anche culturale e collettiva di un Paese. Il calvinismo anglosassone e il mandarinismo cinese sono esempi di modelli sociali nei quali prevale, nell’opinione pubblica, il riconoscimento del merito ed il consenso sul valore della meritocrazia per il buon funzionamento delle organizzazioni private e pubbliche, insomma per la crescita sociale. 
Ma non è purtroppo sempre così: in politica ad esempio, le campagne elettorali spesso fanno leva più sui demeriti altrui che sull’evidenza dei propri meriti, risultati e proposte. Sovente la dialettica politica ha poco o nulla a che fare con l’analisi della realtà e l’interesse dei cittadini, alimentando pretestuosamente il discredito degli avversari; anche all’interno dello stesso partito. Spetta all’elettore giudicare quanto il dibattito democratico sia espressione di sincera passione o pretesto per trarre vantaggi o potere personale. Ma in una società priva di chiari riferimenti valoriali e modelli di valutazione, tutto diventa soggettivo e si corre il rischio di degenerare nel populismo e nella istintiva, acritica reattività. 
In base a tali riflessioni si possono classificare le persone in due categorie: coloro che fanno leva sui propri meriti per crescere e coloro che cercano di trarre vantaggio dai demeriti altrui, a volte costruendoli ad arte. 
I manager delle imprese private non hanno avuto alternative e sono allenati alle sfide per conseguire risultati oggettivi. Forse con qualche eccezione per le “cordate” di qualche grande impresa, il manager fa carriera esclusivamente sulla base del riconoscimento dei propri meriti; raramente si sente un manager mettere in cattiva luce un collega in modo pretestuoso ed è forte il senso di identità ed appartenenza alla categoria, anche in un clima di competizione. 
La meritocrazia non si limita infatti a misurare i risultati, ma influisce largamente sui comportamenti delle persone. I manager amano analizzare oggettivamente, hanno un profondo rispetto per gli altri, evitando giudizi sommari influenzati da simpatie personali o politiche, preferiscono una visione sistemica d’insieme all’analisi di dettaglio per la ricerca del pretesto e dell’elemento a sostegno di posizioni proprie. 
I manager non impongono convinzioni preconcette, cercando invece di articolare il consenso sulle migliori proposte collettive. Vanno oltre il taglio dei costi e dei posti di lavoro per conseguire il pareggio di bilancio o l’utile immediato, impegnandosi nei piani industriali per la creazione di valore e lo sviluppo di lungo termine. Non si limitano a svolgere impeccabilmente un “compitino” assegnato, si assumono le responsabilità, operando in silenzio, giorno per giorno per costruire i risultati che permetteranno all’azienda di superare le sfide garantendone il futuro e il benessere delle persone che ci lavorano e delle loro famiglie. 
Viviamo oggi un contesto di caos valoriale nel quale siamo alla ricerca di nuovi riferimenti, essendo superate molte delle ideologie dominanti nel secolo scorso. Un caos nel quale attecchiscono le gogne mediatiche a vantaggio dei “capocomici” di turno. Stiamo però attenti a non seguire le persone che fanno esclusivamente leva sui presunti demeriti altrui. 
Per il futuro delle imprese e del Paese abbiamo bisogno della prima categoria di persone, quelle impegnate ad arricchire con i propri risultati, e col proprio atteggiamento responsabile, i bilanci, la reputazione e l’immagine delle imprese e del Paese. 
Noi manager vogliamo rimanere in questa categoria e siamo pronti a dare il nostro contributo.
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