I manager servono alla ripartenza

Nel Paese degli slogan "Nessuno resterà indietro" si dimenticano i dirigenti, per richiamarli poi quando servono le competenze per ripartire.

Carissimi,
vi scrivo da queste colonne, Dirigenti Industria, solo per un breve ma intenso saluto che, spero, possa spezzare per un attimo l’isolamento in cui ognuno di noi si trova.

Indubbiamente, e come del resto prevedibile, quest’emergenza sanitaria ha messo in luce (se mai ce ne fosse stato ancor bisogno) la fragilità di tutto l’apparato pubblico statale e territoriale, ed anche di buona parte del nostro sistema industriale, generando fughe in tante direzioni, all’insegna della ricerca della propria singola soluzione, trascurando i problemi comuni a tutti.

Abbiamo assistito a svariate passerelle e “talk show”, spesso con personaggi autoreferenziali, che snocciolavano costantemente misure e previsioni di programmi, poi regolarmente disattese.

Abbiamo compreso, questo sì coralmente, il vero ruolo di un’Europa, basato su parametri finanziari, tale da gestire le singole nazioni come “business unit” di un unico Gruppo che mira alla sua solidità e ignora le necessità impellenti dei singoli popoli.

Abbiamo apprezzato la grande e rivoluzionaria generosità di tante semplici persone, in atti e in denari, da contrapporre all’avida fretta di procedere a nomine di carattere nazionale (ENI, Enel, Poste, Finmeccanica, MPS, etc.) ed anche di carattere locale (v. la nostra Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo).

In tutto questo “bailamme”, da parte nostra è emersa una delle peculiarità della nostra categoria: la discrezione.

È questa una virtù tipica del manager, che lavora costantemente sui propri obiettivi, riportando risultati essenziali al beneficio dell’azienda, del PIL, dell’occupazione, della qualità della vita, e senza mai occupare testate, prime pagine, spazi di intervista, luoghi questi affollati da altri soggetti dotati unicamente di affabulazione e preoccupati di conservare un seguito di persone, vuoi in chiave elettorale, vuoi al fine di occupare attraenti poltrone.

Ognuno di noi porta con sé un patrimonio di competenze e di buone pratiche, utilissimo alla sua azienda ed agli stakeholders, ma del tutto ignorato dal sistema Paese, volutamente evitato poi da quei politici che temono, nei nostri confronti, per la loro sopravvivenza. 

Mi trovo, da parecchi giorni, raggiunto da numerose domande, da parte dei Colleghi attualmente a casa, alle quali non riesco a fornire quegli elementi di solidità e tutela che altre categorie lavorative possiedono; non posso far altro che suggerire utilizzo di ferie, congedi parentali, Legge 104, smart working e amenità di questo genere, mentre servirebbe ben altra concretezza di proposte.

A molti di noi è stata presentata l’ipotesi di una riduzione temporale di retribuzione o di ore pagate sul cedolino, con accordi scritti pilotati in cui è addirittura il dirigente a proporre all’azienda questo suo sacrificio.

Sotto questo punto di vista devo dire che le sedi territoriali di Confindustria si sono mosse fornendo suggerimenti alle aziende associate e predisponendo per loro i testi.

Nessuna richiesta di collaborare e di intraprendere un percorso comune, a beneficio dei dirigenti e delle stesse aziende, è pervenuta a noi: in una situazione di transitorietà, legata alla nomina del loro nuovo presidente, le Confindustrie hanno preferito ignorare il dialogo e muoversi nella prassi di un’unica attenzione alla riduzione immediata dei costi per le loro associate, dimentiche dell’assoluta necessità di una dirigenza in questi frangenti.

Lo hanno fatto consapevoli che avremmo sopportato e accettato, sempre in nome della nostra discrezione, senza levare alcuna forma di protesta pubblica, perché questo, si sa, non fa parte del nostro patrimonio morale.

Ma questa volta la misura è colma: siamo sempre stati in prima fila ad accettare e sopportare sacrifici: ebbene, i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no !!

Per quale motivo, nemmeno in una situazione di emergenza quale questa ed alla luce della volontà di comprendere tutte le categorie nell’azione di supporto economico, non possiamo attingere a uno strumento di CIG, provvedimento peraltro finanziato anche dai contributi previdenziali versati correntemente da ognuno di noi ?

Perché continuano a susseguirsi formazioni di comitati tecnici consultivi costituiti quasi unicamente da figure politiche o da personaggi appartenenti all’entourage dei partiti di governo ?

Perché, anche in questi frangenti, viene sempre accontentato l’egoismo di chi fa la voce più grossa ?

Perché una problematica così importante come la futura ripresa produttiva ci vede ignorati, ancorché molto esperti nella stessa ?

Perché nessuno apprezza la nostra discrezione ed anzi la utilizza come scusa per non comunicare con noi ?

A queste ed a tante altre domande auspichiamo di avere presto risposta e, soprattutto, vorremmo, alla fine di quest’emergenza, affacciarci a un mondo nuovo, capace di riconoscere i nostri sacrifici e le nostre virtù di manager, prima tra tutte la nostra discrezione.

Con i miei più sinceri auguri di buona salute a Voi ed ai Vostri Cari,
Gianni Censi
Presidente Federmanager Cuneo