Sanità lombarda in prospettiva

Gli effetti del PNRR e della Legge Regionale 22/12/2021 sull’organizzazione sanitaria lombarda

Francesco Albanese

Componente GdL Progetto Innovazione ALDAI-Federmanager, già D.G. della ASL Milano 2 - francescoalbanese@libero.it
Il mio precedete articolo sulla sanità, pubblicato da Dirigenti Industria nel marzo 2020, sintetizzava in tre paragrafi “Ieri, Oggi e Domani” gli interventi sul sistema socio - sanitario della Regione Lombardia, riportando la cronologia dei vari cambiamenti organizzativi intervenuti degli ultimi 22 anni.
  
Dopo due anni di emergenze sanitarie, di progetti PNRR e di innovazioni introdotte lo scorso dicembre dalla Legge Regionale si rende necessario un aggiornamento sulle prospettive della sanità lombarda.

Di seguito una sintesi delle numerose norme della Legge Regionale che include gli indirizzi innovativi del Piano Next Generation EU (PNRR), articolata nei sei aspetti rilevanti che ho avuto la possibilità di approfondire con il Direttore Generale di una ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale)

Nessuna modifica dell'assetto organizzativo

Partiamo da un punto fermo: la rete delle Aziende di governo sanitario in Lombardia non è stata modificata. Perciò abbiamo sempre lo stesso quadro di governo locale, con le 8 Aziende di Tutela della Salute (ATS) e le 27 Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST).

Le cure primarie e l'offerta dei servizi

I cambiamenti più significativi sono costituiti da:
  1. Passaggio delle Cure Primarie (medici e pediatri di famiglia) dalle ATS alle ASST;
  2. Istituzione dei Distretti nelle ASST, con funzioni sia di programmazione dell’offerta dei servizi necessari per quel territorio, che di governo della loro erogazione (precedentemente i Distretti erano in carico alle ATS con funzioni programmatorie).

Ruolo delle ATS

Viene sempre più rimarcata la funzione di programmazione e controllo delle ATS, che stipulano i contratti con gli erogatori di prestazioni e ne controlla l’attività. Inoltre l’ATS mantiene il ruolo di prevenzione in ambito sanitario, (garantendo l’igiene degli alimenti, degli ambienti di vita e di lavoro, il controllo delle acque e delle attività produttive in tema di sicurezza sul lavoro) e in ambito veterinario (sugli allevamenti e gli alimenti di origine animale). Nell’ambito della prevenzione assicura anche l’effettuazione degli screening per l’individuazione precoce di alcune patologie tumorali, quali quelle della mammella, del colon retto e della cervice uterina. Infine l’ATS avrà sempre più il ruolo di organo a supporto dell’attività regionale, raccogliendo ad esempio i fabbisogni del personale delle Aziende del territorio, promuovendo selezioni associate in modo da ottimizzare tempi e risorse.

Le ASST sono costituite dal Polo Ospedaliero e dal Polo Territoriale 

Il Polo Ospedaliero, comprende tutti i reparti di ricovero e le strutture ambulatoriali ed è organizzato in Dipartimenti che raggruppano le attività per funzione omogenea (ad esempio, Cardio-Toracico, Neuroscienze, Chirurgico, Internistico,…). Mentre il Polo Territoriale ha al suo interno i Distretti (1 ogni 100.000 abitanti). All’interno dei Distretti sono collocate strutture che rappresentano una novità, quali le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali (COT), nella prospettiva di rafforzare la cura e l’assistenza a livello territoriale.

Questo nuovo modello si inserisce in uno scenario caratterizzato da difficoltà a coprire i posti vacanti di medici ospedalieri e di quelli di medicina generale.
 

Innovazione della sanità

Vediamo un po' più da vicino gli altri traguardi della nuova Legge, i cui nobili e nuovi indirizzi europei, chiedono: – Il potenziamento e sviluppo della sanità digitale – Un maggior supporto all’assistenza domiciliare – La promozione della rete regionale di Ricerca Biomedica e delle innovazioni nelle scienze della vita.

Meno male, anche quest’ultima misura o intervento, è nuovo ed importante. La Ricerca Biomedica e i relativi frutti scientifici ed economici che possono derivarne per gli Enti ospedalieri e i relativi ricercatori, con lo sfruttamento delle innovazioni (da brevettare, se idonee), sono risorse economiche integrative importanti. Molte grandi istituzioni ospedaliere straniere si auto–finanziano con attività di ricerca, con Royalties o commissioni per la concessione di Licenze d’uso a terzi o la vendita di diritti brevettuali.  

Nel lontano 2004  avevo promosso e realizzato, con un lungo lavoro di squadra tra la Sanità, l’ente regionale per la Ricerca (IRER) e le principali realtà settoriali della ricerca pubblica e privata, un Network, che censiva tutte o quasi, le strutture di medicina, farmacologia, clinica: la rete dei Centri Regionali di Innovazione Biomedica (CRIB), quale "Albo regionale qualificato di competenze e risorse tecnologiche" regionali esistenti, nel settore Life Sciences. Se fosse andata a regime ordinario, sarebbe stata una bella piattaforma per attivare sinergie tra gli stessi operatori e un bel biglietto da visita per farci conoscere meglio in Europa e altrove, come partner attivi nel Trasferimento Tecnologico.

Nello specifico l’ultima impostazione dell’Assessorato al Welfare, prevede l’attivazione, da oggi al 2025, delle organizzazioni in grado di prendere in carico la persona nel suo complesso. In proposito, sempre dal punto di vista storico, ricordo che già negli anni 2004 – 5, alcuni esperti della Direzione Generale Sanità avevano proposto una delibera di Giunta, affinché sul territorio venissero attivati protocolli o percorsi di “presa in carico” dei nuovi pazienti oncologici, secondo processi di diagnosi, consultazione e integrazione, tra le prime evidenze della medicina territoriale, della specialistica, chemioterapia, radiologia e terapie antalgiche, per un serio capitolo patologico che i servizi di epidemiologia ci confermano tuttora essere la prima o seconda causa di morte, cioè molto più delle stragi combinate dei due ultimi anni di Covid. L’acronimo di detto piano circolare virtuoso, venne chiamato ROL – Rete Oncologica Lombarda, della quale non conosco il seguito. 

Ora al riguardo, ma non solo per le patologie oncologiche, le direttive sono di creare nuovi e forti presidi o capisaldi operativi nei vari bacini d’utenza, cioè in quelle porzioni di territorio lombardo, chiamate Distretti polifunzionali formati da un minimo di 100.000 assistiti, al cui interno sono collocati: 
  • Le Case Di Comunità (C. d. C.), simili a dei Poliambulatori);
  • Gli Ospedali di Comunità (O. d. C.) strutture con moduli di 15-20 posti letto per ricoveri brevi e a bassa intensità;
  • Le Centrali Operative Territoriali (C.O.T.), per il coordinamento dei servizi domiciliari a favore delle persone fragili o con patologie croniche.
Si tratta di tre articolazioni previste dal PNRR nazionale concordato con la UE. Come si vede anche l’Europa ha colto la necessità di saldare maggiormente la rete dei servizi sanitari tramite nuove misure organizzative coordinate. Credo che sia la prima volta che accada una programmazione mista tra Regioni e l’organismo di governo europeo. Un bel salto di qualità e di spessore, tra controllori e finanziatori, invece del solo Stato e Regione. 
La Legge indica che le Case di Comunità garantiscono il coordinamento con gli ospedali, le COT, all’interno dei Distretti, fungono da punti d’accesso degli utenti anche per via digitale, per facilitare l’orientamento dei cittadini. L’altro punto alla base di tutto, la R. stimola maggiormente l’associazione tra Medici di medicina generale (MMG) o medici di famiglia, infermieri, sia negli Ospedali di Comunità, che nelle Case di Comunità. Sono definite come nuove strutture ponte, tra attività di cura primarie e le strutture specialistiche ospedaliere e gli altri operatori, Infermieri, specialisti ambulatoriali ed in parte anche i Farmacisti.

In sintesi e in pratica: codeste nuove entità organizzative debbono rispondere e fornire servizi e maggiori supporti alla cittadinanza, quali:
  • L’Integrazione tra i vari professionisti sopra menzionati, ovvero l’attivazione circolare del sistema
  • Lo sviluppo della rete di Telemedicina – Punto importante oggi perché vi sarà la saldatura con tutti i progressi della rete 5 G
Al momento il quadro regionale delle realizzazioni fatte e da fare risulta il seguente (intervista sul Corsera dell’Assessore al Welfare della R.L. 03 06 2022):
  • Investimenti di 1 miliardo e 192 milioni previsti da PNRR + Risorse regionali 212 milioni, totale 1 miliardo e 400 milioni circa.
  • La Regione Lombardia aprirà 216 Case di Comunità.  e 71 Ospedali di Comunità  e 101 Centrali Operative Territoriali di questi il 40% nel 2022

Il piano sanitario nazionale

Il Corriere Salute del 16 06 2022 indica la livello nazionale a creazione di 1.350 Case di comunità, una ogni 15-25mila abitanti; 400 Ospedali di comunità, in grado di offrire due posti letto ogni 10mila abitanti; 600 Centrali operative territoriali. 

Al momento il piano sanitario non fornisce indicazioni precise sugli organici e le assunzioni di personale in grado di far funzionare le nuove strutture. Lo stesso articolo indica una previsione di assunzioni di circa 35.000 infermieri, 1600 operatori sanitari, 1350 assistenti sociali e solo 600 medici. Se i dati esposti fossero veri parrebbe insufficiente il numero di medici. 

Piano pandemico regionale

Infine la legge regionale n. 22/2021 all’art. 5 indica che la Regione approva “un piano pandemico regionale”, di durata quinquennale in coerenza con quello nazionale. 

Sono grato per la consueta disponibilità del Direttore dell'ASST con il quale confido approfondire prossimamente il ruolo crescente della telemedicina.

Mi auguro che il nostro piccolo contributo informativo, con questo articolo, possa integrare la comunicazione di Regione Lombardia ai cittadini, che spero possa essere completata con un tradizionale opuscolo o guida d’orientamento cartacea, perché spesso non è chiaro da che parte iniziare per farsi curare.