Manager e pensioni

Basta fake news sulla previdenza

Massimo Rusconi 

Presidente Federmanager Torino
Le grandi variazioni della dinamica demografica (natalità e sopravvivenza), i cambiamenti del mercato del lavoro, l’irruzione delle nuove tecnologie nei settori produttivi e dei servizi, hanno creato uno squilibrio strutturale nei sistemi di previdenza, pensati e realizzati in tempi di maggior stabilità e, quindi, di predicibilità del futuro.

Dobbiamo riconoscere che non è impresa facile riformare strutturalmente un sistema previdenziale complesso e non uniforme, con una miriade di trattamenti diversi frutto di decisioni politico-clientelari ma nel contempo non possiamo non denunciare l’accanimento con cui si è agito e si agisce nei confronti di chi, come noi dirigenti, ha sempre rispettato le regole e versato contributi e sulla pensione paga le tasse piene come se essa fosse un reddito da lavoro e non il frutto di un risparmio.

I nostri pensionati sono ritenuti “d’oro” e, con facile demagogia, additati come ricchi profittatori, mentre non si guarda a coloro che nulla o poco hanno versato in contributi e che comunque godono di pensioni, magari non elevate ma certamente non meritate, che sono le vere pensioni d’oro. Spesso si tratta di assegni di assistenza, da non confondere con le pensioni che sono frutto di previdenza, ossia di accantonamento di retribuzione nel corso degli anni. Non si vuole negare l’aiuto ai cittadini in difficoltà ma certo non premiare comportamenti evasivi di intere categorie che preferiscono non investire in previdenza perché comunque la collettività provvederà anche a loro con una pensione.

Alcuni dati sintetici: la spesa previdenziale è l’11% del Pil, in linea con gli altri paesi europei; la spesa per le pensioni cresce lo 0,2% annuo mentre quella per l’assistenza cresce il 6%; 8 dei 16 milioni di pensionati riceve prestazioni non previdenziali; il 12% dei contribuenti, tra cui i dirigenti, finanziano il 55% di tutta l’IRPEF!
Non è facile spiegare queste cose in un contesto in cui l’informazione viene distorta o addirittura occultata. Tutti abbiamo toccato con mano come certi dibattiti televisivi si svolgano, con quale superficialità in quella sede ragionamenti logici e basati su dati di fatto vengano liquidati da battute e frasi fatte.

Tutti abbiamo toccato con mano come anche i nostri ricorsi contro misure ritenute ingiuste siano stati rigettati senza che nessuno ne abbia dato notizia. Ciò nonostante Federmanager e CIDA continuano a difendere i diritti degli iscritti e a opporsi ad ogni tentativo di cambiamento dannoso. 

Questa situazione di disinformazione, purtroppo, ha anche insinuato una velata divisione tra di noi, tra i pensionati ed i giovani, come se gli uni togliessero qualcosa agli altri. La verità è che quello delle pensioni è un problema più per i giovani che per coloro che già l’hanno ottenuta, ma è un problema che non si risolve con dissidi generazionali, ma piuttosto comprendendo bene il contesto generale e facendo serie proposte di intervento ai nostri politici e governanti.

Ne abbiamo discusso in Giunta Nazionale ed il Presidente Cuzzilla è uscito allo scoperto con l’Editoriale “Nei fatti, non solo nei principi “ inviato a tutte le Agenzie di stampa e ripreso da molti giornali nazionali:  “Basta fake news sulle pensioni”.