Ponti, strade, ferrovie: quanto mi costa?
Due punti di vista sul trasporto pubblico: il 19 settembre un interessante convegno in ALDAI.
Gennaro Bernardo
Coordinatore Comitato Infrastrutture, Trasporti e Logistica ALDAI-Federmanager
Mettere a confronto due punti di vista, almeno in teoria, tra i più distanti sul trasporto pubblico e più in generale sulle opere pubbliche, era un’ipotesi stimolante, circolata da tempo nell’ambito del Comitato Infrastrutture, Trasporti e Logistica dell’ALDAI.
Ci siamo riusciti: Marco Ponti, già professore ordinario di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano, è noto non solo per la competenza in materia di valutazione dei progetti di trasporto, ma anche per le sue prese di posizione pungenti e a volte poco allineate che, come ci ha spiegato lui stesso, in passato gli sono valse non pochi conflitti con una committenza pubblica abituata ad analisi per così dire “precotte”.
Quanto a Massimo Ferrari, storico presidente dell’UTP (Utenti Trasporto Pubblico), si può dire che rappresenti un punto di vista quasi romantico, disposto a tutto pur di ottenere un nuovo binario tramviario, di difendere un filobus, di preservare una delle molte linee che si continuano a chiudere, o persino una vecchia funicolare. Ma al di là del romanticismo, Ferrari sa confermare molto bene con le statistiche il nuovo rinascimento del “trasporto a guida vincolata” così come si sta configurando nel mondo intero.
Ha dato avvio al dibattito Marco Ponti, avanzando un concetto molto sano. Il professore ha ribadito che è essenziale sviluppare sempre l’analisi costi/benefici di un’iniziativa, restando evidente che l’ultima parola spetterà poi alla politica. Questa deve quindi decidere dopo aver preso visione di cifre il più possibile oggettive. In questo senso, ha continuato, si opera contro l’arbitrio del Principe. Per questo a volte, ha dichiarato il relatore, spesso si è trovato con grandi opposizioni: l’oggettività delle cifre può dare fastidio.
Ponti si è soffermato su situazioni paradossali, quali ad esempio quella per cui se un’opera è finanziata al 100% dallo Stato, viene meno la necessità di una preventiva analisi economico-finanziaria.
Il professore ha anche esternato opinioni forti e controcorrente anche sull’impatto ambientale: secondo sue analisi i vantaggi del trasferimento “dalla gomma alla rotaia” di una parte significativa del trasporto merci sarebbero trascurabili anche se si riuscisse, in breve tempo, a raddoppiarne i volumi. Il vantaggio in termini di produzione di CO2, si limiterebbe a meno di un punto percentuale di riduzione.
Ora, si può convenire o meno con le sue conclusioni, ma non si può non riconoscere il rigore metodologico con cui Ponti supporta le sue valutazioni, che invogliano gli appassionati della materia a vagliarle e ad approfondirle in modo sistematico e scientifico.
Massimo Ferrari, che conosce le realtà del trasporto pubblico a livello mondiale e ne segue con passione gli sviluppi strategici, ha fornito una breve panoramica delle linee di tendenza che lo stanno caratterizzando.
A fronte della generale crescente urbanizzazione, ormai superiore al 50% della popolazione mondiale, il modello di sviluppo basato sull’auto privata incontra crescenti limiti, essenzialmente per consumi energetici, inquinamento e occupazione del territorio.
Dopo un cinquantennio di crisi dunque, siamo di fronte ad un vero e proprio cambio di paradigma – iniziato in Europa e Giappone ma che vede ormai al primo posto la Cina – basato sullo sviluppo di reti metropolitane e di Alta Velocità sulla media distanza (300-800 km).
Persino negli Stati Uniti, città cresciute “a misura di automobile” come Los Angeles, Phoenix e Houston, si stanno dotando di trasporto su rotaia; il fenomeno interessa ormai 50 grandi città americane.
Secondo Ferrari la nuova domanda di trasporto pubblico non trova adeguata risposta nel mezzo “autobus”: questo si era imposto nel dopoguerra come forma di trasporto più economica e flessibile, ma si è rivelato largamente inefficace, non essendo in grado di competere con l’auto individuale.
Così anche Nazioni con scarsa tradizione ferroviaria (Israele, Turchia, …) si vanno orientando in modo crescente verso quest’ultima forma di trasporto, l’Alta Velocità e i sistemi su rotaia.
Finora in Italia, il prevalente modello “autocentrico”, di derivazione americana, ha generato crescenti costi ambientali e la trasformazione di vaste aree del Paese in una vera e propria “marmellata urbana” di periferie disperse, anonime, di sostanziale invivibilità pubblica.
In questo contesto si è però sviluppata nel nostro Paese una nuova attenzione al trasporto regionale su rotaia e soprattutto è giunto il successo, in parte inatteso, dell’Alta Velocità, dove la concorrenza tra i due vettori ha fatto crescere i volumi di traffico in modo molto significativo.
Anche la tendenza verso veicoli a guida autonoma dovrebbe contribuire allo sviluppo del trasporto su rotaia, il successo delle metropolitane automatiche già lo dimostra, liberando risorse lavorative per un maggior presidio della linea ed una manutenzione più costante.
Fin qui i due relatori; il dibattito che è scaturito tra i molti presenti è stato intenso.
Si è parlato di unificazione delle tipologie, di economie nell’acquisto dei mezzi, della riduzione dei costi di investimento, della necessità di reintrodurre competenza e oggettività nella valutazione delle alternative di trasporto.
Ponti, che oggi opera come consulente del Ministro dei Trasporti, ha voluto evitare riferimenti specifici a valutazioni in corso, ma si capisce che potrebbe venire da lui un utile supporto nella definizione di priorità ed opzioni di trasporto.
Forse, con qualche decennio di ritardo, l’Italia riscoprirà quella propensione alla programmazione economica, di cui molto si parlava in passato, ma che non risulta essere stata perseguita e realizzata con determinazione.
Le slides utilizzate dai relatori possono essere richieste a:
ComitatoTrasporti@gmail.com
01 novembre 2018