Dimenticati i contributi previdenziali e il merito nella manovra sulle pensioni.

Un accanimento del Governo nei confronti dei cittadini onesti con una duplice proposta “punitiva” a carico di chi percepisce pensioni superiori a 100 mila euro lordi: l’ennesimo contributo di solidarietà e la riduzione della perequazione. Un invito ai giovani a cercare prospettive di lavoro in Paesi che rispettano la certezza del diritto.

Giorgio Ambrogioni 

Presidente CIDA
Roma 21 dicembre 2018 Il Governo ha presentato propri emendamenti alla Legge di Bilancio in tema di contributo di solidarietà e perequazione automatica delle pensioni. 

Il contributo di solidarietà, su cui confermiamo tutta la nostra opposizione e contrarietà e rispetto al quale ci riserviamo di porre in atto opportune azioni per verificarne la legittimità, opererà a carico delle pensioni superiori a 100.000 Euro a prescindere dalla storia contributiva individuale. Di seguito le aliquote di contribuzione proposte da Governo.

I risparmi derivanti da detto contributo saranno, come da noi sempre sostenuto, decisamente esigui.
Di seguito il meccanismo di perequazione che opererà dal 1 gennaio 2019.
Le modifiche alle percentuali di perequazione avrebbero naturalmente un impatto sull'adeguamento al costo della vita per tutti gli anni successivi.
Quello conseguito è un risultato che non soddisfa la nostra azione di rappresentanza, sia per l’ennesima tassa a carico di cittadini onesti che hanno rispettato le leggi e versato fino all’ultimo euro di tasse e contributi, sia per la persecuzione mediatica alla quale i rappresentanti di governo sottopongono quotidianamente la categoria in spregio alla dignità delle persone che hanno contribuito allo sviluppo economico e sociale del Paese. 

Si tratta di una manovra di "sapore" elettorale che nuoce più all’Italia che alla categoria perché il messaggio politico che ne risulta è devastante: “Non c’è speranza di riconoscimento del merito in Italia, e non c'è da stare sereni, perché oggi tocca a 24.287 onesti pensionati e domani potrebbe toccare a chiunque altro da sacrificare per animare tensioni sociali prima e saziarne poi le aspettative”.
Al tempo stesso è doveroso ricordare l’azione della confederazione CIDA, che ha permesso di:
  • far accantonare il progetto di legge D'Uva/Molinari che, prevedendo un ricalcolo sulla base dell'età anagrafica di pensionamento, sarebbe stato molto più punitivo per gran parte dei colleghi;
  • far alzare la soglia del tetto per il contributo di solidarietà da 90 a 100 mila Euro annui lordi riducendo così la platea interessata;
  • ottenere per le nostre pensioni un minimo di adeguamento al costo della vita: si stava infatti affermando l'ipotesi di non prevedere alcuna perequazione per i trattamenti medio-alti.

Nel quadro delle consultazioni delle Parti Sociali, CIDA è stata ricevuta oggi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e non abbiamo mancato di far rilevare la nostra più profonda delusione per provvedimenti che qualora venissero confermati, consideriamo iniqui e punitivi nei confronti della Categoria.

Nella riunione sindacale convocata a Palazzo Chigi, per illustrare la legge di bilancio all’esame del Parlamento ho confermato che la manovra sembra puntare prevalentemente sulla spesa, che rischia di mancare l’obiettivo della crescita e che ipoteca il futuro con nuove clausole di salvaguardia.

Al giudizio critico sulla manovra ho premesso al Presidente del Consiglio un ringraziamento per la convocazione di un incontro con le Organizzazioni Sindacali che, auspichiamo, apra una fase di dialogo sociale non episodica. Il Paese ha bisogno di sedi in cui Istituzioni e Rappresentanze sociali possono confrontarsi sui grandi temi della crescita, della modernizzazione, della competitività, della produttività, della sostenibilità: c’è un grande bisogno di coesione sociale, di inclusione. Va rimesso in movimento l’ascensore sociale recuperando il riconoscimento del merito, la valorizzazione della responsabilità: equità, visione, etica, sono le parole d’ordine cui legare l’azione politica e sociale.

Ho anche voluto esprime al premier Giuseppe Conte, un sincero apprezzamento per l’intesa raggiunta con Bruxelles, sia perché i dirigenti sono europeisti convinti, sia perché andava assolutamente evitato il rischio di una procedura di infrazione con conseguenti effetti negativi sul Paese.

Nel merito delle valutazioni sulla manovra 2019, contestandone la visione di breve termine e anticipando i punti di un programma economico che la dirigenza vuole proporre al Paese come progetto di crescita e sviluppo in un quadro di compatibilità sociale. A Conte abbiamo quindi sinteticamente illustrato i punti-obiettivo del nostro programma:
  • una politica fiscale di ampio respiro, che punti a ridurre il cuneo fiscale, attui una reale lotta all’evasione ed all’elusione, realizzi una revisione mirata dell’attuale sistema di detrazioni e deduzioni;
  • una politica economica che offra al Paese un disegno organico per il risanamento ed il rilancio economico e sociale del Sud;
  • una politica sociale che metta al centro la scuola e le politiche di education, facendo dell’alternanza scuola lavoro un punto qualificante;
  • una politica del lavoro che realizzi una collaborazione efficace tra pubblico e privato nel mercato del lavoro e attribuisca un ruolo alla bilateralità;
  • una politica industriale che destini risorse quanto più possibile alle politiche infrastrutturali non depotenziando industria 4.0, e finanzi la ricerca e l’innovazione tecnologica in misura in linea con i nostri competitors.

In questo grande progetto di rilancio economico e sociale, occorrono anche interventi strutturali, in grado di modificare alla radice aspetti negativi e trasformarli in comportamenti virtuosi. Mi riferisco ad interventi finalizzati a ‘scuotere’ e dare stimolo al capitalismo italiano per superare la sua tradizionale fisionomia familiare e aprirsi ad una moderna cultura manageriale”.

Abbiamo volutamente lasciato per ultime le nostre considerazioni sulle ultime decisioni del Governo sulla politica previdenziale e sulle pensioni: ferme restando le nostre valutazioni critiche espresse ed argomentate in varie occasioni, compresa la possibilità di ricorrere alla Corte Costituzionale, abbiamo espresso al Presidente del Consiglio l’auspicio che, da parte del Governo, si trovino margini per emendare quanto al momento previsto in tema di tagli alle pensioni medio-alte e di blocchi della perequazione all’inflazione.

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