Le cifre dimostrano i danni del mancato adeguamento delle pensioni all’inflazione
Dimezzata in 13 anni la tredicesima. CIDA si è impegnata in una sostanziale contestazione dei multiformi attacchi che la politica sta da tempo perpetrando ai danni dei pensionati ‘colpevoli’ di ricevere un assegno di importo medio alto. Contestazione sul piano ‘ideologico’ e sulla necessità di garantire certezza del diritto.
“Il parziale adeguamento delle pensioni all’inflazione non è affatto ‘indolore’ per i pensionati coinvolti, ma in molti casi determina pesanti decurtazioni dell’importo annuale: dal 2006 ad oggi per gli assegni da 2mila euro mensili, la perdita stimata ammonta a mezza annualità”. Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di CIDA, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, commentando uno studio degli economisti Alberto Brambilla e Antonietta Mundo. “Le cifre parlano chiaro, la reiterata, mancata o parziale indicizzazione delle pensioni al costo della vita, non è altro che un’altra versione del pensionato-bancomat che i Governi recenti e passati hanno introdotto. Alla quale va poi a sommarsi l’abusato contributo di solidarietà, una forma sussidiaria e a nostro parere incostituzionale di prelievo fiscale che, in quanto tale, dovrebbe essere applicato a tutti i cittadini compresi nelle categorie individuate e non solo ai pensionati ‘colpevoli’ di ricevere una pensione medio-alta commisurata a una vita contributiva corrispondente. Ora – prosegue il presidente di CIDA - finalmente, Brambilla e Mundo, dimostrano che proprio quei pensionati che i contributi e le imposte le hanno pagate per tutta la vita, e grazie ai quali percepiscono pensioni pari o superiori a 4 volte il trattamento minimo, cioè 2.052 euro lordi al mese, sono quelli più colpiti dalla parziale indicizzazione dei loro emolumenti al costo della vita. Una palese ingiustizia, sia perché va a colpire persone che hanno contribuito attivamente alla crescita ed allo sviluppo del Paese, sia perché il tutto viene camuffato da operazione di equità sociale e di sanatoria di presunti privilegi".
CIDA si è impegnata in una sostanziale contestazione dei multiformi attacchi che la politica sta da tempo perpetrando ai danni dei pensionati ‘colpevoli’ di ricevere un assegno di importo medio alto. Innanzi tutto, sul piano ‘ideologico’ e lessicale, respingendo al mittente il falso ed ipocrita appellativo di ‘pensionati d’oro’. Poi nel merito, con azioni giudiziarie finalizzate ad ottenere un giudizio obiettivo ed esaustivo da parte della Corte Costituzionale. Ancora, sul piano sindacale, sostenendo i nostri iscritti, pensionati e non, in ogni fase della vita lavorativa prima e in quiescenza poi. Infine, sul fronte politico, portando nelle sedi istituzionali le nostre ragioni per far valere i nostri diritti e contrastare leggi sbagliate o impedirne il varo.
“Spesso i tecnici sono dalla nostra parte e, come nel caso dello studio realizzato dagli esperti Brambilla e Mundo, ci danno forza ed argomenti per proseguire nelle nostre battaglie. Sta ora alla politica fare le scelte giuste e alzare lo sguardo da miopi interventi finalizzati a fare cassa, per cogliere il segnale di allarme che le migliori categorie produttive lanciano al Paese”, ha concluso Mantovani.