L’inverno in Valle d’Aosta

La meta ideale per i mesi invernali

La Magdeleine - foto Archivio Regione autonoma Valle d’Aosta

Regione autonoma Valle d’Aosta


La Valle d’Aosta è una destinazione invernale per eccellenza, e le sue caratteristiche la rendono la meta ideale nei mesi più freddi dell’anno: designata Regione Europea dello Sport 2023, con ben 19 stazioni sciistiche, oltre 800 chilometri di piste, 8 snowpark e itinerari fuori pista accessibili tramite impianti di risalita o persino in elicottero, è il luogo ideale per gli amanti dell’adrenalina. 

Allo stesso modo snowboarder e i freestyler troveranno tante occasioni di mettersi alla prova nei numerosi snowpark, adatti a tutti i livelli, gli appassionati di sci alpinismo spettacolari itinerari, dalle salite di un paio d’ore su pendii aperti ai percorsi di più giorni su ghiacciai, e ancora freeride (candidi pendii lungo i quali cimentarsi disegnando serpentine sulla neve) e snowkite (sciare su pendii coperti di neve fresca trainati dal vento),  alternative altrettanto emozionanti, senza dimenticare le opportunità per lo sci di fondo su centinaia di chilometri di piste di diversa lunghezza e difficoltà.
La regione offre anche opportunità per passeggiate con le ciaspole, pattinaggio su ghiaccio, arrampicate su ghiaccio, sleddog e tanto altro, come le strutture termali, immerse nel paesaggio invernale, per chi vuole dedicarsi a momenti di relax e benessere. Tra queste, le terme di Pré-Saint-Didier, situate nell’incantevole area turistica del Monte Bianco, quelle storiche di Saint-Vincent nella Valle Centrale, o ancora quelle di Mont-Avic e la struttura Spa Monte Rosa sono solo alcuni esempi.

La regione è adatta però anche per coloro che in montagna ricercano la tranquillità e la bellezza dei paesaggi invernali con vini, formaggi e salumi che aggiungono un tocco culinario all’esperienza invernale. La Valle d’Aosta difatti ospita diversi eventi durante i mesi invernali, da gare di sci alpino a mercatini natalizi e la tradizionale Fiera di Sant’Orso (30 e 31 gennaio 2026). I 25 parchi giochi invernali e le escursioni in slitta trainata da cani rappresentano un’esperienza per famiglie e bambini, insieme ai baby snowpark che offrono spazi ideali per divertirsi tutti insieme con gonfiabili, tappeti elastici, giostre, tapis roulant, piste per bob o slittini e tanto altro ancora. Particolarmente indicate, le “piccole” località sciistiche di Chamois, Cogne e Rhêmes-Notre-Dame: perle alpine immerse nella natura. 
Valtournenche - foto Archivio Regione autonoma Valle d’Aosta

Valtournenche - foto Archivio Regione autonoma Valle d’Aosta

E poi Antagnod, Brusson e Gressoney-Saint-Jean: paesini dalla tipica architettura alpina dove sci, tradizioni, servizi e divertimento si fondono in proposte di soggiorno particolarmente adatte alle famiglie. Infine, Valtournenche, Torgnon, Champorcher, Crévacol, Valgrisenche, Ollomont e La Magdeleine completano il quadro delle stazioni formato famiglia. Le scuole di sci della Valle d’Aosta propongono lezioni collettive e individuali per bambini e adulti, principianti e livelli avanzati, in pista e fuori pista, di tutte le discipline: sci alpino, sci di fondo, snowboard, telemark, freeride e freestyle. È possibile pattinare su ghiaccio all’aperto su piste naturali o in attrezzati palaghiaccio.
A Cervinia, inoltre, è possibile percorrere una vecchia pista da bob, tra le migliori al mondo, a bordo di gommoni da neve e minimotoslitte. La Valle d’Aosta si impegna per rendere gli sport invernali accessibili a tutti, con tariffe agevolate per le persone con disabilità.
Proprio in quest’ottica si colloca il progetto Abilmente – lo sci per tutte le abilità, che si impegna a rendere le piste più inclusive, dall’adeguamento dell’accessibilità agli impianti fino alla formazione di maestri di sci e delle guide alpine.

AOSTA

Cecilia Lazzarotto 

Assessora Cultura e Turismo
Aosta, Piazza Chanoux

Aosta, Piazza Chanoux

Incastonata nel cuore delle Alpi Graie e Pennine, Aosta è permeata di ruralità e potenziali percorsi turistici che accompagnano i visitatori alla scoperta di una città solo apparentemente nascosta. La vocazione agricola della Roma delle Alpi è inserita in un contesto urbano e poco visibile a sguardi poco attenti, ma se accompagnati da una visione curiosa, allora ecco che il turismo che non ci si aspetta apre le sue porte e accompagna le persone tra antichità e presente in un viaggio di oltre seimila anni.
Le prime testimonianze di ruralità in città giungono dal Megamuseo, sito archeologico tra i più antichi d’Europa risalente al neolitico. Vogliamo partire da qui per accompagnarvi in percorsi inediti fatti di storia e agricoltura, tra passato e presente, in una città conosciuta prevalentemente per la sua storia romana, ma le cui origini sono decisamente più antiche e i cui saperi agricoli permangono ancora nella città contemporanea.

Se in passato le aree agricole erano molto estese, oggi la ruralità in Valle d’Aosta si è ridotta notevolmente. Basti pensare solo alla superficie viticola che nell’ultimo secolo è passata da quasi quattromila ettari a poco più di quattrocento. Lo sviluppo urbano ha preso il sopravvento per accogliere famiglie provenienti da altre regioni italiane impiegate all’Acciaieria Cogne, fabbrica cittadina situata a sud del capoluogo alpino, facendo registrare un aumento della popolazione aostana del 428% tra l’inizio del ‘900 e gli anni ‘60. Così la ruralità in città è sopravvissuta solo nell’area più a ovest in cui l’Institut Agricole Régional (IAR) ha fatto sorgere una scuola e un centro di ricerca. Luogo in cui la sperimentazione consente uno studio costante sia dei prodotti agricoli sia dell’allevamento. A pochi passi dallo IAR, l’agricoltura contemporanea e sperimentale incontra il passato più antico del Megamuseo, che ha portato alla luce un’epoca preistorica di strumentazione agricola, in particolare l’aratura, che identifica l’area come luogo sacro. Possiamo ipotizzare che sia un caso l’unione tra passato e presente, ma a volte è bello poter pensare che il destino di un luogo sia segnato e che forse le divinità di un tempo lontano ancora proteggano le coltivazioni di oggi in un angolo di città sopravvissuto all’urbanizzazione. 
Aosta, Area Megalitica. © Paolo Rey

Aosta, Area Megalitica. © Paolo Rey

Il Megamuseo è uno dei principali siti archeologici della città di Aosta che unisce armoniosamente l’archeologia e l’architettura contemporanea. Un sito nato per caso, le cui testimonianze vennero alla luce durante i lavori di costruzione di alcuni condomini nel 1969 e che oggi ci regalano un’area di 10.000 m2.  Una storia affascinante che coinvolge i visitatori che entrano nel sito attraverso una rampa che è una vera e propria linea del tempo, un tuffo nel passato di migliaia di anni. È così che si vede passare Stonehenge, ma ancora il percorso non è finito, siamo solo a metà strada. Oltre quattro metri sotto il livello dell’Aosta contemporanea si entra nel sito archeologico dove affiorano le arature sacre del 4.500 a.C. Solchi, pozzi, pali, tombe e stele fanno riemergere un passato sconosciuto. Rituali sacri con un forte legame con l’agricoltura. Immergendosi nell’età del bronzo emergono le prime arature agricole, datate al 1250 a.C., semi di frumento, farro e leguminose, sono presenti anche impronte umane dell’epoca, una rarità a livello internazionale. 
Prima di giungere al piano superiore le tombe donano testimonianza dei contenitori usati già in epoca celtica destinati a contenere vino. È solo l’epoca romana del sito che ci narra di vini nazionali e internazionali. Non mancano anfore che contenevano vini e oli provenienti dall’Italia, dalla Spagna e dalla Grecia. Ad oggi non abbiamo ancora testimonianze ufficiali sulla produzione di vino nel territorio regionale già all’epoca dei romani, ma si ha la certezza che il vino venisse importato da fuori Valle in anfore marchiate con il nome del produttore. 
Buchi di palo e Dolmen - © Pietro Fioravanti

Buchi di palo e Dolmen - © Pietro Fioravanti

Come anticipavamo prima, il secondo dopoguerra ha visto la città di Aosta crescere ancora di più, l’area industriale e il recente Quartiere Cogne accoglievano molte persone, ma la città continuava ad ampliarsi verso est e verso ovest. Tutelare l’area agricola era diventata una priorità per la piccola regione a statuto speciale incastonata nel cuore delle Alpi. Così alla fine degli anni ‘50, nel 1959, in una città in costante crescita, la Regione affidò al Canonico Joseph Vaudan, fresco di laurea in Agraria nell’anno precedente, l’incarico di fondare l’Istituto Professionale di Agraria di Aosta per formare i futuri agricoltori e allevatori della Valle d’Aosta. L’Institut Agricole Régional, ormai noto ai più con l’acronimo IAR, divenne non solo luogo di formazione ma anche di ricerca e sperimentazione di nuove coltivazioni, di riscoperta di piante autoctone e salvaguardia delle tecniche agricole e di allevamento. Fu proprio il Canonico Vaudan a ridare vita e valore alla viticoltura valdostana, comprendendo già in quegli anni l’importanza della tutela e della riscoperta del patrimonio vitivinicolo autoctono quasi del tutto abbandonato, insieme alla salvaguardia delle nuove varianti. 
Oggi allievi e allieve dello IAR si occupano di 36 ettari di terreno, di cui 7,5ha di superficie vitata, 2,5ha di frutteti, mentre il resto è dedicato agli orti e all’allevamento. Il lavoro degli studenti non si ferma in vigna, nei pascoli o nelle stalle, ma all’interno della struttura ci sono una cantina e un caseificio sperimentali. A partire dal 2009, la ristrutturazione di un antico fabbricato rurale ha consentito anche un innovativo punto vendita che consente la distribuzione dei prodotti dell’Istituto, la Cascina di Montfleury.
Area megalitica Saint-Martin-de-Corléans Aosta - © Enrico Romanzi

Area megalitica Saint-Martin-de-Corléans Aosta - © Enrico Romanzi

Come in ogni cittadina di epoca romana non mancavano i corsi d’acqua, incastonata tra la Dora Baltea e il Buthier, Aosta durante il Medioevo subì una trasformazione urbana grazie all’ingegno umano. Per avere un sistema idrico efficace venne realizzata una efficiente rete di canali artificiali che attingevano l’acqua dal torrente Buthier proveniente dalla Valpelline, per diramarsi in tutta la città. La Mère des Rives, ovvero madre di tutti i ruscelli, il principale di questi corsi d’acqua, noti a tutti come Ru, giunge in città e si dirama in varie direzioni. Ancora oggi il luccichio delle acque fa brillare Aosta, in particolare nel borgo di Sant’Orso. Acque utili per irrigare i campi, per lavare i panni nei lavatoi, per far funzionare i mulini, le concerie, le segherie… I ru, oggi quasi tutti interrati, in passato attraversavano la città di Aosta e, insieme alle pietre bianche in travertino di epoca romana, caratterizzavano la piccola città alpina di una luce particolarmente affascinante, tanto da guadagnare il soprannome di “città brillante”, proprio per il luccichio della luce diurna sulla superficie dell’acqua. 
TAeMa rappresenta l’unica azienda vitivinicola situata nel centro storico della città di Aosta, di proprietà dei fratelli Alessandra e Federico Marcoz. All’interno della cantina possiamo trovare una vera e propria chicca, unica nel suo genere, un antico mulino risalente al 1600, il Mulino della Ressaz. Si tratta di uno dei quattro mulini della città, oggi ne rimangono solo due, oltre a quello presente nell’azienda dei fratelli Marcoz, anche quello del ristorante Vecchio Ristoro di Aosta, entrambi alimentati dall’acqua proveniente dai ru cittadini. Per assicurarsi la protezione del mulino, il bisnonno di Alessandra e Federico, proprietario di un’azienda di autotrasporti, decise di murarlo con grande lungimiranza, senza lasciare però alcuna testimonianza, quasi a voler custodire un segreto in attesa di un tempo attento alla conservazione della storia della città alpina. 
Negli anni 2000, grazie alla ristrutturazione della Corte interna al palazzo in cui sorge la cantina TAeMa, sono stati portati alla luce diversi strumenti, tra i quali il mulino e tre macine ancora funzionanti per la lavorazione della farina. Una passione che viene sapientemente raccontata e divulgata nella crotta di degustazione di epoca romana, in cui la volta in travertino è ancora ben visibile. 
Aratura sacra e serigrafia - © Pietro Fioravanti

Aratura sacra e serigrafia - © Pietro Fioravanti

Se parliamo di ru, possiamo risalire, con una dolcissima pendenza, il Ru Prevost fino alla frazione di Porossan, in località Chiou, dove un’imponente struttura medievale perfettamente conservata ci racconta la storia delle opere ingegneristiche. Si tratta del ponte acquedotto Grand Arvou lungo circa 70 metri. Una camminata adatta anche a chi non è allenato che porta direttamente al monumento che sovrasta il torrente Parléaz e da lì è inevitabile parlare dell’Azienda Ottin. Elio e il figlio Nicolas hanno una passione per la viticoltura che arriva anche ai meno esperti. L’azienda situata nella frazione cittadina, Porossan, in località Neyves, vede più generazioni impegnate sul campo. Pluripremiati nel 2025 ottengono il premio Grande vino italiano con Clairet nella Guida Vitae. Se è vero che ogni volta che si versa il vino in un bicchiere si può narrare una storia, le aziende della città di Aosta ne sono ricche, sia per aneddoti sia per la fatica che accompagna la viticoltura eroica. Anche le pendenze notevoli, dove i grappoli delle uve di Denis Desaymonet dell’Azienda D&D trovano terreno ricco di minerali, danno vita a vini dai sapori e profumi unici. Un’azienda che si è spinta oltre all’enologia e dal 2011 produce anche miele con alveari che arrivano fino a 2100 metri di altitudine. Le aziende aostane non si fermano e un’altra giovane viticoltrice che ha deciso di dedicare la sua vita all’agricoltura, è Ilaria Bavastro con la sua cantina Le Vieux Joseph. Da Milano e dalla Francia nasce, invece, l’amore per la Valle d’Aosta e proprio nel capoluogo alpino trovano lo spazio per far nascere la propria azienda Stefania e Fabien, di Les Petits Riens. Con loro, a pochi chilometri dal Megamuseo, potete ammirare la città dall’alto, prendervi il tempo e degustare il frutto del territorio. 

Una città agricola che trae le sue origini già nella preistoria e accompagna i visitatori tra antichità e contemporaneità, attraversando epoche tanto diverse quanto ricche di storia e di documentazione visibili a chi arriva in città consentendo a chi visita il capoluogo valdostano di scoprire ciò che è noto, ma anche l’ignoto. Una città nascosta, che attraversa la preistoria con il Megamuseo, la romanità con il suo criptoportico perfettamente conservato come in nessuna altra città, i suoi affreschi medievali conservati nei sottotetti della Cattedrale e di Sant’Orso, un cimitero monumentale e un museo che consentono di scoprire la storia del telefono e del suo ideatore, Innocenzo Manzetti, il tutto contornato da vette che spiccano e dominano la città Aosta. Un viaggio che consente di sorprendersi con la viticoltura eroica di montagna e di città, concludendo la propria esperienza turistica intorno a un tavolo tra profumi e sapori, accompagnati dalle parole dei vignerons aostani.

Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013