“La Fabrica del Domm"
“Una volta aveva lavorato in una cattedrale e all’inizio lo aveva considerato un lavoro come gli altri. Ma poi aveva capito che i muri di una cattedrale dovevano essere perfetti perché essa era la casa di Dio. Da quando aveva assaggiato quel vino inebriante non poteva accontentarsi di qualcosa di più modesto”
Fulvio Pravadelli
Direttore Generale della Veneranda fabbrica del Duomo di Milano
Per quanto citare Ken Follett possa apparire insolito, trovo che in queste poche parole sia racchiuso il senso più profondo dello spirito che da oltre mezzo millennio anima la Veneranda Fabbrica del Duomo o meglio, il sapore di quel “vino inebriante” che assapora chiunque abbia la fortuna di misurarsi con la Cattedrale, simbolo di Milano nel mondo. Spesso in silenzio, questa “gran macchina” – per dirla con le parole di Alessandro Manzoni – ha forgiato quella domus in grado di superare tutte le barriere del tempo che è il Duomo. Domus perché esso è patrimonio di tutti, dei cittadini milanesi in primis, ma anche di coloro che ne abitano la bellezza, varcandone la soglia.
Per secoli, su questi ponteggi, artigiani e maestranze provenienti non solo dalla nostra penisola, ma da tutta Europa, hanno creduto in una sfida comune. Possiamo affermare a ragione che la “famiglia” della Fabbrica è stata un vero e proprio laboratorio dell’identità lombarda, ma anche di quella europea. E il materiale e la natura strutturale del Duomo rendono necessario che questa grande famiglia rinnovi quotidianamente tale sfida.
La Veneranda Fabbrica nasce dalla “lucida follia” (come l’ha definita con ironica arguzia l’Arciprete della Cattedrale Mons. Gianantonio Borgonovo) di Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano, il 16 ottobre 1387, quando il progetto da poco intrapreso di demolire le due preesistenti chiese di Santa Maria Maggiore e di Santa Tecla per far posto a una nuova Cattedrale, pone una serie di inevitabili quesiti logistici e organizzativi. Con atto del 24 ottobre 1387, lo stesso Gian Galeazzo mette a disposizione della nuova organizzazione le Cave di marmo di Candoglia, poste all’imbocco della Val d’Ossola, concedendo il trasporto gratuito del materiale cavato fino a Milano. È in Ossola, infatti, che si trovano le sorgenti vive del Duomo di Milano, da cui proviene il marmo che compone la Cattedrale: una realtà che perdura tutt’oggi, con le necessità imposte dal suo restauro continuo. La bellezza cristallina screziata di rosa del Candoglia, unita alla grande resistenza dovuta alle eccezionali caratteristiche fisico-chimiche, ha portato un contributo di straordinario valore alla realizzazione del Monumento e ne ha condizionato l’architettura, la statica e la parte ornamentale.
Il trasporto del materiale fino a Milano avveniva dal Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande e poi dentro alla città fino alla darsena di Sant’Eustorgio. Attraverso il sistema di chiuse, realizzato dalla Fabbrica, arrivava fino al Laghetto (oggi Via Laghetto), a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale, nel cuore della città, per approdare alla cosiddetta “cassina”, antesignana dell’attuale Cantiere dei Marmisti dove ancora oggi, in zona Certosa, si lavora e si scolpisce il marmo destinato al Duomo, grazie all’impiego di personale altamente qualificato e con il supporto delle tecnologie. In questo luogo, peraltro, trovano riposo le statue “scese” dal Duomo nel corso dei secoli e che non trovano casa all’interno del Museo della Cattedrale.
Da qui, ogni giorno, gli operai della Veneranda Fabbrica prendono per mano le nuove statue per condurle fino aI Cantiere Duomo, sede di importanti attività: restaurare e conservare strutture lapidee, installare e aggiornare impianti tecnologici, posare ornati, mettere in opera vetrate, dipinti, manufatti lignei e metallici, tener efficiente il grandioso complesso originario, predisporre paramenti e arredi liturgici, provvedendo al decoro delle celebrazioni e dell’intero tempio.
È in tale grande, complesso e suggestivo Cantiere che lavorano, spesso su altissimi ponteggi, gli operai qualificati della Fabbrica.
In questo straordinario luogo, in parte celato nei sotterranei della Cattedrale, muratori e marmisti, carpentieri e fabbri, elettricisti e falegnami, restauratori e addetti alle macchine operatrici, tutti guidati dai tecnici responsabili, impegnano le loro capacità ed esperienze tramandate ed accumulate di generazione in generazione.
Questi antichi “mestieri” sono sempre in evoluzione, grazie all’apporto di nuove tecnologie, frutto di continue ricerche scientifiche, alle quali la Veneranda Fabbrica si è sempre rivolta.
Questa complessa macchina, guidata da un Consiglio di Amministrazione espressione dell’anima più civica e laica, oggi presieduto da Fedele Confalonieri, vede ogni giorno salire a bordo 190 dipendenti, per un bilancio complessivo che si aggira sui 25 milioni di euro circa all’anno.
Purtroppo, la pandemia ha avuto un impatto drammatico su quelle realtà che, come la Veneranda Fabbrica, vivono di turismo. Giusto per fornire alcuni dati, nel 2019, il Duomo aveva contato oltre 2,8 milioni di visitatori al Complesso Monumentale e il 2020 si è chiuso con poco più di 600.000 presenze. Nel 2021, le cose sono andate meglio, con circa 897.000 visitatori, ma la strada per la normalità è ancora lunga: pur registrando un rimbalzo sull’anno precedente, siamo ancora lontanissimi dal periodo pre-Covid.
Questa non è soltanto un’emergenza sanitaria, ma culturale. Grazie agli incassi delle visite, infatti, la Veneranda Fabbrica può sostenere gli interventi di restauro di cui il Duomo ha sempre bisogno. Fare delle previsioni è molto difficile, ma una cosa è certa: questo impegno non può arrestarsi.
I milanesi dicono “Lungh’ me la Fabrica del Domm” per intendere qualcosa che non finisce mai. Nella prospettiva di un cantiere eterno, la cui ragion d’essere si ricava da tragedie come quella che ha devastato Notre-Dame a Parigi, la Fabbrica sta portando avanti vari interventi, con precisi obiettivi e cronoprogrammi che sono stati rispettati anche durante il lockdown: per citarne solo alcuni, l’intervento sul Grande Organo, il restauro della Sacrestia Aquilonare, i lavori sul Tiburio e la Guglia Maggiore. Il Duomo non è stato tuttavia edificato grazie al contributo di poche famiglie, ma dalla generosità di molti, di tante persone che hanno creduto in questa sfida comune, contro lo scorrere del tempo. Ecco perché, attraverso le nostre attività e i programmi di raccolta fondi, vogliamo continuare a testimoniare questo corale impegno che è patrimonio di Milano e dell’intera umanità