La bolletta elettrica
Tutti paghiamo una o più bollette per l'energia elettrica, ma in pochi sappiamo quali sono gli oneri che le varie voci sottendono.
Emanuele Regalini - Luca Lo Schiavo
Direzione Infrastrutture Unbundling e Certificazione
Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente
I motivi della riforma delle tariffe elettriche domestiche
Da molti anni, oltre quaranta, l’Italia era l’unico stato europeo (e uno dei pochissimi a livello mondiale) in cui alle famiglie venivano applicate tariffe elettriche con struttura progressiva, ossia tariffe in cui il prezzo di ogni singolo kWh cresceva al crescere del volume di energia prelevata dalla rete elettrica. In questo modo, dagli anni Settanta al 2015, le famiglie residenti e con bassi consumi hanno pagato la propria fornitura di energia elettrica meno del costo effettivo del servizio sottostante, in funzione di un meccanismo di “sussidi incrociati” tra diversi gruppi di clienti domestici, con effetti anche iniqui. Per esempio, se si guarda ai soli “costi di rete”, una parte che rappresenta circa il 15% del prezzo totale (figura) e copre i costi dei servizi di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica, nonché della gestione del contatore, una famiglia con consumi doppi di un’altra pagava circa il quadruplo, pur essendo il livello di potenza impegnata identico tra queste due famiglie. Oppure anche, una famiglia numerosa (e quindi con maggiori consumi) sussidiava – pagando una bolletta più alta del dovuto – una famiglia composta magari da marito e moglie, entrambi lavoratori (e quindi con minori consumi domestici) non bisognosa di aiuto economico.
Gli obiettivi della legge di riforma
È stata l’occasione del recepimento di una direttiva europea (2012/27/UE) sull’efficienza energetica. che ha fatto scattare la molla della riforma per eliminare gradualmente la progressività dalla tariffe elettriche per i clienti domestici. Il legislatore, dapprima con la legge-delega 6 agosto 2013, n. 96 e poi con il decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102 ha dato mandato all’Autorità per l’energia (che oggi si chiama ARERA) per modificare il sistema precedente ispirandosi, per quanto attiene ai costi dei servizi di rete, al principio della “aderenza delle tariffe ai costi del servizio”.
Questo principio in altri termini permette di far pagare a ciascuna famiglia il costo “giusto” e implica la eliminazione dei vecchi sussidi incrociati, per i quali come si è visto una famiglia poteva pagare al posto di un’altra.
Restano comunque in piedi le protezioni di natura sociale per le famiglie in condizioni di difficoltà economica, o bonus sociale, che secondo la legge di riforma devono essere rafforzate in occasione della entrata in vigore delle nuove tariffe non progressive.
Tra gli obiettivi della legge di riforma vi è anche una rinnovata spinta all’efficienza energetica negli usi finali delle famiglie. Per una larghissima parte delle famiglie italiane, la presenza di sussidi incrociati sul costo dell’energia elettrica non permetteva di apprezzare a pieno i benefici economici degli interventi di efficienza energetica.
La nuova tariffa consentirà finalmente di trasmettere segnali corretti (in termini di costo del servizio sottostante) alla maggioranza dei clienti, rendendoli più attenti e consapevoli (in piena sintonia con gli obiettivi europei) e più interessati ad evitare gli sprechi. A questo proposito, in Europa non solo la progressività tariffaria è pressoché sconosciuta, ma addirittura la normalità è la degressività tariffaria, fenomeno ragionevole se si considera che i costi di rete sono prevalentemente costi fissi, ossia che non variano in maniera significativa al variare dei prelievi.
Aumenti e opportunità di risparmio
È vero che oggi una famiglia che consuma poca energia elettrica e che non interverrà per efficientare ulteriormente i propri apparecchi o i propri comportamenti vedrà la propria bolletta aumentare a causa del venir meno dell’agevolazione implicita nella struttura tariffaria progressiva, ma gli aumenti non sono ineluttabili.
Infatti, in primo luogo l’aumento della bolletta elettrica potrà essere contrastato da investimenti in apparecchi ad alta efficienza energetica: non solo i clienti “alto-consumanti” continueranno a trarre beneficio dall’uso di questi apparecchi, ma anche i “basso-consumanti” li troveranno ora più convenienti (essendo i primi 1.800 kWh pagati a prezzo più elevato che in passato, in termini di costi di rete). Inoltre, se il basso consumo di energia elettrica dipende dall’utilizzo di pochi apparecchi elettrici, dal 2017 si può valutare l’opportunità di ridurre la potenza contrattualmente impegnata: la riduzione di potenza diventa un’operazione che la riforma tariffaria rende più semplice, conveniente ed efficace.
Inoltre, se il basso consumo di energia elettrica dipende dal fatto che per riscaldarsi, cucinare e produrre l’acqua calda si utilizzano gas naturale, gasolio, GPL o altri combustibili fossili, può valere la pena di valutare l’installazione di apparecchi elettrici che svolgano le medesime funzioni con un’efficienza maggiore. Questo potrebbe consentire di fare a meno degli altri combustibili e quindi di ridurre la bolletta energetica complessiva della famiglia.
Gli effetti sulla trasparenza delle bollette
Il sistema precedente di tariffe progressive, basato su un prezzo marginale variabile del kWh, ostacolava la comprensione delle bollette e quindi anche la valutazione di convenienza Studi internazionali, ma anche l’esperienza quotidiana, mostrano che il consumatore è poco in grado di percepire le variazioni marginali della tariffa, soprattutto se variano per scaglioni applicati mensilmente. Per questo motivo, la struttura progressiva non era davvero efficace nel disincentivare comportamenti poco virtuosi.
Bisogna soprattutto considerare che il parco di apparecchi utilizzatori domestici è oggi molto diverso da quello che si stava sviluppando negli anni ’70, quando la progressività è stata introdotta. Allora, la progressività era supportata dalla logica secondo la quale chi aveva un basso reddito aveva anche pochi elettrodomestici e consumava perciò meno elettricità; andava quindi agevolato. Oggi, lo sviluppo delle applicazioni basate su pompe di calore rende sempre meno probabile l’acquisto di apparecchi inefficienti.
Fatto non meno importante, le molte politiche di sostegno all’efficienza energetica negli usi finali messe in atto nel nostro Paese sono risultate piuttosto efficaci nel contrastare gli sprechi nel campo dell’energia elettrica. Va pure ricordata l’efficacia degli obblighi comunitari di etichettatura energetica, che si stanno rapidamente estendendo, i quali includono da settembre 2015 anche gli scaldacqua (in base ai Regolamenti europei 811/2013 e 812/2013); gli scaldacqua “spreconi” verranno dunque opportunamente etichettati con classe energetica bassa e perderanno rapidamente quote di mercato, come già successo ad altri apparecchi a cui l’etichettatura energetica si applica da più tempo.
Con questa riforma, la nuova tariffa risulterà infine sinergica alle altre iniziative avviate per incrementare la consapevolezza dei clienti domestici: Bolletta 2.0, etichetta energetica, campagne di modifica dei comportamenti, in prospettiva smart meter di nuova generazione e dispositivi che consentono la conoscenza diretta dei propri comportamenti di consumo di energia elettrica.
Riforma delle tariffe e sviluppo del fotovoltaico
Una valutazione degli impatti della riforma tariffaria sulla convenienza degli impianti fotovoltaici domestici è stata compiuta dall’Autorità e da altri enti dimostrando che, nella maggioranza dei casi, l’impatto sui tempi di ritorno degli investimenti è modesto.
È però particolarmente importante evidenziare come sicuramente la nuova struttura delle tariffe elettriche domestiche potrà avere conseguenze positive importanti sulla diffusione delle rinnovabili e sulla sostenibilità ambientale in generale, sotto diversi punti di vista.
Oggi l’energia elettrica prodotta in Italia ha un contenuto di fonti rinnovabili nettamente superiore a quello degli altri vettori energetici ad ampia diffusione (gas naturale, GPL, gasolio, benzina, ecc.) e quindi una maggiore diffusione di tecnologie elettriche ad alta efficienza (come quelle favorite da questa riforma: pompe di calore, auto elettriche, piastre a induzione, ecc.) potrà contribuire anche ad aumentare le opportunità di penetrazione delle fonti rinnovabili (oltre che ad una riduzione dell’inquinamento nei centri urbani).
È inoltre da considerare che il 60-70% dell’energia elettrica oggi prodotta da impianti fotovoltaici domestici non viene autoconsumata dalla famiglia ma viene immessa nella rete elettrica locale, creando la necessità di investimenti su queste infrastrutture per renderle più smart e in grado di gestire la variabilità dei flussi di potenza.
Come riconosciuto già da molti studi nazionali e internazionali, utilizzare l'energia elettrica anche per muoversi, cucinare, riscaldarsi e produrre acqua calda potrà favorire sia una netta riduzione dei consumi di energia primaria sia un innalzamento della percentuale di energia elettrica prodotta da fotovoltaico e autoconsumata in loco e, complessivamente, una riduzione della bolletta energetica familiare.
Complessivamente, dunque, le nuove tariffe elettriche renderanno più convenienti per le famiglie le soluzioni tecnologiche che sono davvero "green", cioè quelle che comportano un’intelligente integrazione tra fonti rinnovabili ed efficienza energetica, quale quella che già sta mettendo in atto la maggioranza delle oltre 11.000 famiglie che ha aderito alla sperimentazione tariffaria per i clienti con pompa di calore elettrica avviata dall’Autorità nel 2014 e conclusasi nel 2016.