La Commissione Europea fotografa l’Europa digitale del 2030
Il 9 marzo scorso è stata presentata la “bussola digitale” per navigare attraverso il prossimo decennio verso il traguardo della futura società digitale europea. L'Europa mira a dare maggior forza alle imprese e ai cittadini in un futuro digitale incentrato sulla persona, sostenibile e più prospero
Giovanni Caraffini
Socio e componente del Gruppo Progetto Innovazione
Con una comunicazione al Consiglio e al Parlamento dal fantasioso titolo “2030 Digital Compass, the European way to the Digital Decade”, scaricabile dal sito CLICCANDO QUI, la Commissione Europea ha emesso le linee guida per l’attuazione della “Strategia digitale” oggetto di una specifica comunicazione circa un anno fa, accessibile CLICCANDO QUI.
La comunicazione fornisce il quadro di riferimento per una successiva stesura, da parte degli Stati membri, di specifici piani di intervento sull’onda dei fondi straordinari previsti dall’Unione Europea per incentivare la ripresa dopo la pandemia, noti nel loro insieme come “NextGenerationEU”. Il più importante di essi, l’RRF (Recovery and Resilience Facility), destina oltre il 20% dei suoi 652 milioni di euro alla transizione digitale della società europea.
Traguardi
L’assunto della Commissione è che nel corso del prossimo decennio si debbano fare tutte le scelte tecnologiche, politiche ed economiche necessarie per raggiungere, nel 2030:
- un livello di digitalizzazione tale da consentire alla totalità dei cittadini e delle imprese di sfruttare appieno le opportunità offerte dalle tecnologie più avanzate;
- una capacità competitiva nelle tecnologie e nei servizi digitali almeno pari a quella dei principali attori internazionali del settore.
La Commissione propone un congruo numero di obiettivi fondamentali, raggruppati secondo quattro direttrici di sviluppo chiamate “punti cardinali” per analogia con l’immagine della “bussola” evocata nel titolo della comunicazione, che sono:
1) Competenze digitali.
La Commissione ha tenuto giustamente a sottolineare che si tratta di un elemento chiave per l’effettiva affermazione della società digitale. Nel 2030 almeno l’80% dei cittadini adulti dell’Unione dovrà pertanto possedere le competenze digitali di base. Oltre a ciò, si calcola che dovranno essere operativi 20 milioni di specialisti ICT, un traguardo quanto mai sfidante, visto che per raggiungere questo numero il tasso di crescita registrato negli ultimi anni dovrebbe bruscamente raddoppiare. Considerando poi che già oggi il 70% delle imprese europee lamenta che la mancanza di competenze digitali sta compromettendo gli investimenti in aree chiave come la sicurezza informatica e l’analisi dei dati, risulterà indispensabile potenziare adeguatamente, nel corso del decennio, le strutture formative e le modalità di raccordo con il mondo del lavoro per ottenere i seguenti risultati:
- garantire l’accesso universale all’acquisizione delle competenze digitali di base;
- portare la formazione permanente ad un adeguato livello di diffusione e stabilità;
- orientare la formazione specialistica verso le scienze informatiche piuttosto che verso la capacità di scrivere software;
- assicurare agli specialisti digitali un ambiente lavorativo di qualità e carriere gratificanti.
2) Infrastrutture digitali.
Sono, come noto, l’indispensabile supporto allo sviluppo di una società digitale e pertanto non sembra eccessivo l’obiettivo proposto dalla Commissione di offrire a tutte le famiglie europee, entro il 2030, la possibilità di connettersi ad una velocità di almeno 1 Gbit/s. Per raggiungere questo obiettivo sono a disposizione diverse tecnologie tra cui scegliere a seconda delle circostanze, pur dando priorità all’architettura standard validata dall’Europa, la VHCN (Very High Capacity Networks).
Contestualmente, tutte le aree popolate dell’Unione dovranno essere coperte dal sistema radio 5G, che è già in avanzato stato di maturazione e offre garanzie di efficiente allocazione dello spettro e adeguato livello di sicurezza.
Particolare attenzione è stata data alla necessità di supportare i nuovi servizi locali ad alto contenuto digitale, per i quali la tecnologia cloud sta mostrando dei limiti soprattutto in termini di latenza dei segnali. Per superare questa impasse è già in via di sviluppo la tecnologia cosiddetta “edge”. La Commissione ha calcolato che si dovranno installare almeno 10.000 nodi di questo tipo se si vorrà garantire la possibilità di implementare questi servizi in qualsiasi punto del territorio europeo.
Last but not least, la Commissione ha scoperto che l’Europa ha accumulato significativi ritardi di capacità progettuale avanzata, in particolare nel settore dell’elaborazione quantistica dei dati e in quello della microelettronica, e di conseguenza ha definito un percorso di recupero che prevede le seguenti tappe:
- entro il 2025, lancio del primo computer quantistico progettato in Europa;
- entro il 2030, copertura da parte dell’Europa del 20% della produzione mondiale di semiconduttori avanzati, inclusi i processori.
3) Trasformazione digitale delle imprese
È del tutto evidente che le imprese non possono restare indietro nella corsa al digitale. Perché l’Europa resti competitiva, la Commissione pensa che nel 2030 tre aziende europee su quattro dovranno utilizzare servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale.
Considerando poi che le PMI sono la maggior parte delle aziende europee, sarà indispensabile che alla stessa data il 90% di esse possiedano almeno il livello base di intensità digitale (che l’UE definisce al 4° livello su una scala di 12). Sempre per rendere più competitive le PMI, entro il 2030 dovranno essere resi operativi oltre 200 fra poli di innovazione digitale e cluster industriali che consentiranno un più facile ed efficace accesso alle tecnologie e ai dati digitali.
Come segnale di crescita innovativa, da qui al 2030 in Europa il numero degli “unicorni” (cioè le aziende che partite come startup hanno raggiunto un valore di mercato di un miliardo di dollari) dovrebbe raddoppiare.
4) Digitalizzazione dei servizi pubblici
C’è anche qui molto ritardo da recuperare. È previsto, e la tecnologia lo consente, che entro il 2030 tutti i servizi pubblici fondamentali dovranno essere disponibili online. In particolare, ogni cittadino dovrà avere la sua cartella clinica elettronica ed almeno l’80% dei cittadini dovrà poter utilizzare l’identità digitale.
Da questa intensa digitalizzazione la Commissione si aspetta un significativo cambio di paradigma nelle interazioni fra cittadini, amministrazioni pubbliche e istituzioni democratiche e precisa che il punto focale di questo sforzo di trasformazione verterà sul raggiungimento della completa interoperabilità fra tutti i livelli di governo e fra tutti i servizi pubblici.
Un buon contributo al benessere digitale collettivo sarà dato dalla prevista implementazione, sia nelle comunità urbane che in quelle rurali, di piattaforme digitali avanzate a supporto di servizi di pubblica utilità quali il trasporto intelligente multimodale, l’assistenza immediata in caso di incidente, la gestione mirata dei rifiuti, la pianificazione urbana, le soluzioni intelligenti per l'energia e l'illuminazione, l’ottimizzazione delle risorse, e così via.
Progetti multinazionali
Un’evidente vantaggio competitivo deriverà all’Europa dalle sinergie originate dall’impiego combinato di fondi europei e di fondi nazionali, specialmente per i progetti tecnologici di avanguardia, in cui le esigenze di allineamento strategico e di intensità di investimento hanno spesso un’importanza critica. Il già citato RRF, così come il TSI (Technical Support Instrument), promuovono pertanto lo sviluppo di “Progetti Multinazionali” basati sulla condivisione delle risorse attinte dai diversi PNRR (Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza). In particolare, nell’RRF vengono delineati i seguenti grandi progetti multinazionali:
- Infrastruttura paneuropea per elaborazione dati
- Progettazione di microprocessori a bassa potenza
- Corridoi paneuropei 5G
- Supercomputer e computer quantistici
- Infrastruttura di comunicazione quantistica
- Rete di centri operativi per la sicurezza
- Interconnessione delle amministrazioni pubbliche
- Infrastruttura europea per servizi blockchain
- Poli europei per l’innovazione digitale
- Patto formativo per le competenze digitali
Inoltre la Commissione raccomanda di aprire i progetti multinazionali, specialmente sul lungo termine, alla mobilitazione di investimenti anche da parte dell’industria.
Partenariati internazionali
La digitalizzazione non è solo un fattore di sviluppo dell’economia e della società ma gioca anche un ruolo essenziale nel determinare il grado di influenza globale di una comunità. La Commissione ha pertanto in programma la creazione di partenariati digitali internazionali intesi fra l’altro a promuovere l’allineamento ai propri standard in materia di protezione dei dati, uso etico dell’intelligenza artificiale, sicurezza cibernetica, contrasto alla disinformazione e all’illegalità in rete, sviluppo della finanza online e dell’e-government.
Le nuove relazioni internazionali troveranno adeguato supporto in nuove interconnessioni digitali con aree di particolare interesse per l’Europa, tra cui:
- Paesi balcanici e del “Partenariato orientale”;
- Mediterraneo e Africa, attraverso cavi terrestri e sottomarini e una costellazione di satelliti;
- India e Paesi ASEAN tramite nuovi partenariati per la connettività;
- America Latina e Caraibi utilizzando il nuovo cavo transatlantico BELLA (Building the Europe Link to Latin America) che permetterà di svincolarsi dal transito obbligato attraverso il Nord America.
Cittadinanza digitale
Uno principio guida dell’Unione Europea è la garanzia di pari opportunità per tutti i cittadini. A fronte della profonda trasformazione della società indotta dalla digitalizzazione la Commissione ha ritenuto giustamente di dover individuare diritti specifici, chiamati di “cittadinanza digitale”, che estendono il principio delle pari opportunità anche alla sfera digitale, fra cui:
- accesso a una connettività economica, sicura e di alta qualità;
- acquisizione delle competenze digitali di base;
- dotazione di mezzi atti a partecipare alle attività sociali;
- identità digitale universale;
- spazi digitali sicuri e affidabili;
- equilibrio tra vita professionale e vita privata in caso di lavoro remoto;
- protezione dei minori alle insidie online;
- eticità dei processi decisionali algoritmici.
In ogni caso le nuove tecnologie digitali dovranno essere conformi alla legge e non impedire l’esercizio dei diritti fondamentali della persona, come privacy, protezione dei dati, diritto all’oblio, libertà di espressione, libertà d’impresa, protezione della creazione intellettuale, diritti del consumatore.
Governance
La Commissione ha definito anche le modalità di monitoraggio del percorso europeo di digitalizzazione. Ci saranno rendicontazioni annuali che saranno valutate utilizzando una versione ampliata del sistema DESI (Digital Economy and Society Index). Saranno anche rilevate le aree di insufficiente sviluppo all’interno degli Stati membri e sarà evidenziata la mancata attuazione delle norme. Sarà inoltre varato un “Eurobarometro” annuale dedicato alla rilevazione della percezione di diritti, valori ed esigenze e delle aspettative in materia di sviluppo digitale.
È prevista una consultazione strutturata sugli obiettivi seguita da una consultazione aperta sui principi digitali. La previsione è di arrivare entro l’anno a una dichiarazione sui principi digitali ed entro il terzo trimestre 2021 alla stesura del programma di attuazione del “Digital Compass 2030".
Clicca il documento .pdf seguente per scaricare la presentazione utilizzata in occasione dell'incontro del Gruppo Progetto Innovazione del 21 aprile 2021