Quanto costa oggi ricaricare un’auto elettrica?

Si avvicina l’era dell’auto elettrica, ma il problema che attualmente limita il suo sviluppo è l’autonomia delle auto ed il tempo/costo di ricarica delle batterie. L’ing. Regalini fornisce utili elementi di valutazione che saranno oggetto di dibattito nel corso della conferenza sulla Mobilità Elettrica, organizzato dal Comitato Trasporti ed Infrastrutture del GdL Energia ed Ecologia ALDAI-Federmanager del 21 marzo 2019.

Emanuele Regalini 

ARERA - Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente
(Le opinioni espresse nel presente contributo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale di ARERA)
Rispondere al quesito posto nel titolo non è sempre immediato, perché i possessori di auto elettriche dispongono di numerose opzioni per ricaricare i propri veicoli - in ambiti pubblici o privati - e a ciascuna di queste opzioni corrisponde un diverso costo di ricarica. 
È inoltre essenziale evidenziare che, ai sensi della normativa europea, il servizio di ricarica di veicoli elettrici in luoghi aperti al pubblico è un servizio che si deve sviluppare in concorrenza e, pertanto, la determinazione dei prezzi di ricarica in questi contesti può non discendere necessariamente dai prezzi dell’energia elettrica e dalle tariffe regolate dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA): costo della ricarica e prezzo di vendita del servizio sono cioè due concetti da tenere ben distinti. Proprio per questo motivo sono in costante crescita sia le proposte per contratti di ricarica offerte da aziende che non coincidono con venditori di energia (dette “mobility service providers”), sia i punti di ricarica pubblici che sono realizzati ampliando gli impianti elettrici preesistenti presso esercizi commerciali di varia natura (supermercati, hotel, ristoranti, stazioni di servizio, ecc.) e dunque non utilizzano una connessione alla rete elettrica dedicata esclusivamente a questo scopo.
L’entità del costo è poi influenzata, inevitabilmente, anche dalle caratteristiche del servizio reso; la percezione di qualità di questo servizio dipende molto dalla durata della sosta necessaria per ricaricare la batteria. A parità di autonomia chilometrica resa disponibile, la sosta è tanto più breve quanto maggiore è la potenza elettrica erogabile dall’infrastruttura locale. Questo aspetto è particolarmente importante per i punti di ricarica pubblica, tanto è vero che negli ultimi anni i dati mostrano un progressivo aumento negli anni delle potenze impegnate: da 3 kW nel 2011 fino a 22 kW nel 2016, con una diffusione sempre maggiore negli ultimi anni di punti di ricarica rapida con potenza pari ad almeno 50 kW. Nel caso di ricariche presso la propria abitazione, box o azienda la scelta di aumentare la potenza impegnata è invece da valutare con attenzione e da non ritenere obbligata, come può chiarire un semplice esempio: utilizzando per 8 ore (tipicamente notturne) solo poco più di un terzo dei 3,3 kW contrattualmente disponibili nel 90% delle abitazioni italiane, si ottiene una ricarica di poco meno di 10 kWh, tale da consentire ad un’auto elettrica di percorrere più di 60 km, che sono quasi sempre sufficienti a coprire il tragitto casa-lavoro senza creare ansia nel guidatore.

La variabilità delle situazioni sopra descritte si traduce in una variabilità di prezzi del servizio di ricarica che discende dalla struttura dei costi sopportati da chi gestisce un “punto di ricarica” (che può coincidere con il cliente finale utilizzatore del veicolo solo nel caso della ricarica privata). Due sono le principali voci che contribuiscono a formare il costo medio del servizio di ricarica di veicoli elettrici: il costo della fornitura di energia elettrica e il costo dell’infrastruttura necessaria ad effettuare il prelievo di energia, come schematizzato in figura. 
Per quanto riguarda il costo dell’infrastruttura è utile sottolineare le differenze tra ambito pubblico e privato: 
  1. nel caso di ricariche in ambito privato, è generalmente lo stesso proprietario del veicolo che si deve occupare di predisporre e mantenere un impianto elettrico idoneo e sicuro, eventualmente installando anche apparecchi di controllo intelligente della ricarica (tramite temporizzazione, limitazione della corrente circolante, ecc.), spesso indicati con il termine “wall box”; 
  2. nel caso di ricariche in luoghi accessibili al pubblico, l’installazione e manutenzione dell’infrastruttura (cioè la c.d. “colonnina”) è invece responsabilità del gestore del punto di ricarica, il quale ingloberà nel prezzo di vendita del servizio sia tali costi sia la remunerazione della propria attività d’impresa; inoltre, qualora il servizio non venga erogato a titolo gratuito, tra questi costi saranno da considerare anche quelli necessari alla gestione della transazione economica col cliente finale (gestione delle telecomunicazioni, sviluppo e manutenzione del software ed eventuali commissioni applicate dai circuiti interbancari).
Per valutare come, in diverse situazioni di ricarica, si possano combinare tra loro i molti elementi di costo sopra descritti, ARERA ha sviluppato e pubblicato sul proprio sito internet calcoli di dettaglio relativi a dodici diversi scenari che, pur senza pretese di esaustività, presentano una panoramica piuttosto ampia dei costi del servizio di ricarica a cui può andare incontro oggi chi acquisti un’auto elettrica di prestazioni medie; si è cioè considerata una vettura con consumo specifico medio pari a 0,15 kWh/km e assunta una percorrenza media di 10.000 km/anno (il fabbisogno annuo di energia elettrica per la sola ricarica risulta dunque pari a 1,5 MWh). 
L’analisi degli esempi evidenzia come il prezzo finale per il servizio di ricarica di veicoli elettrici utilizzabile da una famiglia possa oggi variare in Italia in una fascia piuttosto ampia, indicativamente compresa tra 250 e 500 €/MWh. Pur non mancando alcune eccezioni, la “ricarica privata” mostra prezzi concentrati soprattutto nella fascia bassa (da 260 a 370 €/MWh, cioè da 3,90 a 5,55 € per 100 km) ed è dunque generalmente più conveniente della “ricarica pubblica”, i cui prezzi si concentrano nella fascia alta (tra 380 e 500 €/MWh, cioè tra 5,70 e 7,50 € per 100 km), ma questo risultato è tutt’altro che sorprendente, in ragione sia della maggiore potenza tipicamente disponibile nei punti aperti al pubblico sia dei maggiori costi infrastrutturali descritti in precedenza.  
I costi infrastrutturali sono responsabili in media del 20% di questi prezzi, mentre le componenti di prezzo amministrate (cioè fissate per legge e dunque non soggette a concorrenza) rappresentano circa la metà del prezzo finale (tra il 40% e il 60%), crescenti al crescere della potenza erogata; il restante 30% medio rimane dunque contendibile nell’ambito dei mercati competitivi dell’energia e dei servizi. 
È da ultimo interessante osservare come il panorama di prezzi appena descritto non risulti molto diverso da quello riscontrabile in altri Paesi europei. A tale riguardo, i prezzi dell’energia elettrica in ambito domestico, è stata determinante la riforma tariffaria introdotta nel 2017, che ha consentito ai prezzi italiani di scendere al di sotto della media dell’Area Euro.
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