Diventare digitali insieme: manager industriali e funzionari pubblici a colloquio
I-DEALS: COmprendere i Limiti @ COstruire COmunità: un convegno all’Archivio di Stato di Milano
Luca Luchesini
Membro RSA, CdA 4.Manager
Nel quadro delle manifestazioni della Milano Digital Week, lo scorso 6 ottobre si è svolto presso la prestigiosa sede dell’Archivio di Stato di Milano un evento che rappresenta per molti aspetti una novità assoluta nel panorama italiano.
Strutturata in due panel seguiti da una tavola rotonda, la conferenza I-DEALS: COmprendere i Limiti @ COstruire COmunità ha portato per la prima volta a confronto tre realtà implicate a vario titolo nella transizione digitale, ovvero i manager rappresentati da ALDAI-Federmanager, l’Associazione Italiana Data Center (IDA) e la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia (SABLOM) insieme all’Archivio di Stato di Milano, in un dialogo mediato e arricchito da università (Politecnico e Bocconi) e professionisti del settore (Associazione Nazionale Archivisti Italiani e studio legale IUSINTECH).
Nei panel, le varie realtà si sono presentate reciprocamente, con un notevole livello di positiva mutua sorpresa. Negli interventi dei suoi rappresentanti (Emmanuel Becker, Floriano Monteduro e Stefano Mozzato), IDA ha smontato alcuni luoghi comuni riguardo alle infrastrutture digitali: i Data Center, pur avendo bisogno di elevate quantità di energia, in realtà rendono più sostenibile l’accesso alle tecnologie ICT, in quanto sostituiscono centinaia di centri elaborazione dati, i più inefficienti. Se sviluppati in maniera intelligente, possono addirittura servire come motori di riqualificazione urbana, come avvenuto a Santo Stefano Ticino, dove i Data center sono stati il motore della rivitalizzazione di quel piccolo comune. Inoltre, le attuali dinamiche di sviluppo del settore (posa di nuovi cavi sottomarini verso Africa e Far East, saturazione dei mercati del Nord Europa) stanno portando alla necessità di sviluppare il Sud Europa, in particolare le aree metropolitane di Milano e Madrid, tanto è vero che il settore è in crescita a doppia cifra e vale ormai 5 miliardi di euro nelle sole infrastrutture e, come riportato dall’Osservatorio del Politecnico, altrettanti nei servizi erogati.
Ma questa è solo una prima fase, in cui la potenza di calcolo è concentrata attorno a Milano e agli altri maggiori centri urbani. Il passo successivo, per rendere i servizi digitali accessibili a tutti e fruibili con basse latenze (il cosiddetto Edge computing) prevede di passare da poche centinaia a migliaia di siti nei prossimi 5-10 anni, un compito non facile e gravido di rischi, in primis quello di aumentare il divario tra le varie regioni del Paese, pur spendendo le risorse considerevoli allocate dal PNRR, se il processo non viene inquadrato e governato in maniera efficace.
Da questo punto di vista, potrebbe arrivare un grande impulso dalla riqualificazione alla funzione di Data Center dei molti immobili di stazione di Ferrovie dello Stato o altri beni demaniali in disuso, per non parlare delle sinergie con le reti di telecomunicazioni e radiotelevisive.
Nella sua testimonianza, Stefano Grieco, AD di Nokia Italia, ha confermato il messaggio positivo sulla sostenibilità delle reti presenti e future che lo sviluppo tecnologico ha reso possibile. Ha poi ricordato il patrimonio di know-how digitale disponibile in Italia, e in particolar modo in Lombardia, grazie al forte radicamento di alcuni dei maggiori player mondiali, ma ha altresì messo l’accento sulla necessità di politiche più attente al sostegno della R&D nelle realtà internazionali medio-grandi, pena la perdita di competitività rispetto agli altri partner-concorrenti europei.
Infine, a chiusa della parte tecnologica, Marco Bodini - Presidente Fondirigenti - ha richiamato il crescente interesse delle imprese, soprattutto le PMI, ad avviare programmi di skilling e reskilling digitali, con particolare attenzione alla cybersecurity, alle tecniche di analisi dei big data e ai digital twins.
Si è quindi passati all’esame dei bisogni della comunità, rappresentati attraverso la particolare prospettiva degli archivi pubblici (cioè statali ma anche di ogni ente pubblico presente sul territorio) e dei professionisti che su di essi lavorano per conto di tutti noi. Grazie agli interventi di Gabriele Locatelli (presidente ANAI Lombardia) e Annalisa Rossi (Soprintendente archivistico Lombardia e direttore Archivio di Stato di Milano) la platea tecnologica ha, diciamo così, “scoperto” che il Ministero della Cultura non è solo il gestore di musei e siti archeologici (ormai, si lasci malignare un po’ lo scrivente, ridotti a “sfondifici” per i selfie di influencer e politici più o meno famosi) ma anche il custode dei processi documentali di tutti gli enti pubblici.
Non solo, ma occorre ricordare che qualsiasi documento pubblico nasce bene culturale, e, a meno di stravolgimenti costituzionali che toccherebbero l’articolo 9, ne va garantita, almeno in linea di principio, l’accessibilità e la permanenza “in aeternum”.
Siamo insomma agli antipodi rispetto alla logica che vediamo in alcuni servizi Cloud, dove dopo qualche mese di inattività si viene sollecitati a salvaguardarsi i contenuti da sé, pena la cancellazione dalla nuvola. A questa differenza di approccio si somma poi, almeno nell’attuale congiuntura, una struttura contrattuale fortemente sbilanciata a favore del fornitore di servizi di archiviazione digitale. L’avvocato Cresci dello studio IUSINTECH, nel rilevare tutta una serie di criticità cui gli utenti devono prestare attenzione in sede di sottoscrizione contrattuale, dalla responsabilità sui danni indiretti agli indennizzi in caso di inadempienza, ha fatto notare che questo panorama ancora dominato dai giganti del Web apre però opportunità per attori, nazionali e non, che sappiano farsi carico delle nuove esigenze poste da una seria digitalizzazione della PA, che deve rimanere garante dei diritti di tutti.
Siamo insomma agli antipodi rispetto alla logica che vediamo in alcuni servizi Cloud, dove dopo qualche mese di inattività si viene sollecitati a salvaguardarsi i contenuti da sé, pena la cancellazione dalla nuvola. A questa differenza di approccio si somma poi, almeno nell’attuale congiuntura, una struttura contrattuale fortemente sbilanciata a favore del fornitore di servizi di archiviazione digitale. L’avvocato Cresci dello studio IUSINTECH, nel rilevare tutta una serie di criticità cui gli utenti devono prestare attenzione in sede di sottoscrizione contrattuale, dalla responsabilità sui danni indiretti agli indennizzi in caso di inadempienza, ha fatto notare che questo panorama ancora dominato dai giganti del Web apre però opportunità per attori, nazionali e non, che sappiano farsi carico delle nuove esigenze poste da una seria digitalizzazione della PA, che deve rimanere garante dei diritti di tutti.
In questo processo di convergenza, niente affatto facile e scontato (anche se a parole, vuoi per ignoranza vuoi per malafede, a tutti sembra banale), è incoraggiante registrare come le università, rappresentate da Davide Zoni per il Politecnico e da Paola Dubini per la Bocconi, siano pronte a sostenere e supportare gli attori coinvolti, sia come formatori di competenze digitali di base sia come facilitatori metodologici. Il primo passo non può che essere quello di creare un glossario comune e dichiarare le reciproche linee rosse.
Nella tavola rotonda finale la sfida è stata raccolta da tutti gli stakeholder. In particolare, Valter Quercioli (Vicepresidente Federmanager) ha impegnato Federmanager e Fondirigenti a sviluppare assieme agli altri attori presenti un progetto pilota in Lombardia che porti a precise raccomandazioni di policy da poter poi trasmettere negli ambiti istituzionali in cui Federmanager è ascoltata.
Insomma, come disse il professor Bottani, decano del Politecnico e ideatore della metropolitana milanese, “Certe cose in Italia si possono fare solo a Milano, e perciò si devono fare”