Una riforma fiscale piena d’incognite

Se si guarda alla vicenda del sistema catastale italiano, la storia non racconta attività legislative che abbiano dato risultati in breve tempo

Antonio Dentato   

Componente Sezione Pensionati Assidifer - Federmanager
Che la riforma del Catasto potesse incontrare notevoli difficoltà nel suo iter parlamentare lo avevamo segnalato da tempo in questa Rivista. La conferma è nell'esito del voto sulla riforma nella Commissione Finanze alla Camera.  L'emendamento soppressivo della riforma è stato bocciato per un solo voto (22 contrari a 23 favorevoli).  La riforma prosegue ora il suo cammino.
In sintesi, la Riforma del Catasto prevede che entro il 2026 si completi la mappatura del patrimonio immobiliare allo scopo di conoscere statisticamente la situazione corrente, così da evidenziare eventuali disomogeneità dei valori catastali.  Solo dopo questa operazione sarà aggiornato il sistema di classificazione degli immobili (da numero di vani a metri quadrati), delle classi e delle categorie ai fini del calcolo delle rendite.
L’impegno del Governo è che non si pagherà né più né meno di quello che si paga ora. Di seguito  l'articolo  pubblicato il 1 novembre 2021.

C’è una Riforma che agita i palazzi della politica e anche i sonni di proprietari di numerosi beni immobili. Pure di chi ne possiede solo qualcuno. Nel nostro Paese la proprietà immobiliare è assai diffusa. L’idea sarebbe quella di attivare un “costante aggiornamento dell’anagrafe immobiliare integrata”. Facendo un po’ di conti, i giornali, i talk, parlano di mazzata fiscale. Si riferiscono alle differenze tra i prezzi di mercato rispetto alle rendite catastali sulle prime case. C’è poi anche il fatto che, rivalutando le vecchie rendite catastali ai valori di mercato e passando dai vani ai metri quadri, questo potrebbe significare anche che viene gonfiato l’Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente). Con conseguenze negative sul principale strumento di accesso a determinati bonus o prestazioni sociali agevolate. 

Altri osservano che la tassazione sulla casa non è equa perché, ad es. abitazioni di pregio nei centri storici delle maggiori città versano meno tasse di persone che vivono in periferia. E, infatti, studi documentati spiegano che riforme di questo tipo servono a “raggiungere maggiore equità fiscale in Italia” … che “non causano, per chi paga più tasse, un ingiusto pagamento, ma l’eliminazione di un ingiusto vantaggio”. (V. “Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani”, S. Olivari, La Riforma del catasto: l’eliminazione di un ingiusto vantaggio 1 agosto 2020). Un argomento divisivo in un dibattito complesso. Proprio con riferimento alle considerazioni appena dette, non è la prima volta che i Governi hanno proposto diverse formule per la revisione degli “estimi catastali”, cioè i criteri che servono a determinare una stima dell’immobile o del terreno per la valutazione utile ai fini del calcolo della rendita catastale. Tentativi, con modesti risultati o nessun risultato. Purtroppo. 

Lo chiede l’Europa

Ora però ci troviamo difronte a osservazioni che vengono anche dal Consiglio dell'Unione Europea. Il quale rileva che “Il sistema tributario italiano continua a gravare pesantemente sui fattori di produzione, a scapito della crescita economica; che i valori catastali dei terreni e dei beni, che costituiscono la base per il calcolo dell'imposta sui beni immobili, sono in gran parte non aggiornati ed è ancora in itinere la Riforma tesa ad allinearli ai valori di mercato correnti.” (Rif. Bruxelles, 5.6.2019 COM(2019) 512 final). Un rilievo insistito: in COM(2020) 512 def. dove si legge che le raccomandazioni del 2019 “riguardavano anche riforme che sono essenziali per affrontare le sfide strutturali a medio e lungo termine” e pertanto “continueranno ad essere monitorate durante tutto il semestre europeo del prossimo anno”. E tra le raccomandazioni questa: “spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati”. Raccomandazione di elevato valore sociale che non poteva essere tralasciata dal Governo italiano che, intanto, si appresta a ricevere dall’Europa una montagna di miliardi a fondo perduto, a condizione che faccia Riforme importanti. Una Raccomandazione che, pertanto, è riportata nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Dove, nel quadro della Politica fiscale, si prevede, appunto, di ridurre “la pressione fiscale sul lavoro, e di compensare tale riduzione con una revisione delle agevolazioni fiscali e una Riforma dei valori catastali non aggiornati”.

Riuscirà l’attuale Governo a portare in porto una Riforma tanto importante e altrettanto avversata per i molti interessi che mette in discussione? 

Il fattore tempo

Se si guarda alla vicenda del sistema catastale italiano, la storia non racconta di provvedimenti che si siano distinti come campioni di velocità nel percorso di applicazione. A cominciare dalla “formazione” del Catasto Edilizio Urbano disposta con legge 11 agosto 1939, n. 1249, modificata dal Decreto Legislativo 8 aprile 1948, n. 514. Il relativo regolamento di attuazione fu approvato con Decreto del Presidente della Repubblica il 1° dicembre 1949, n. 1142. Ma entrò in “conservazione”, cioè fu dato avvio all’aggiornamento dei documenti catastali, con regole unitarie in tutto il territorio dello Stato, solo dopo 13 anni (1° gennaio 1962). (Fonte: Agenzia delle Entrate: Il Sistema Catastale, Edizione 2019). L’incognita tempo è ricorrente in questo campo. Come vedremo. 

L’organizzazione del catasto sul piano normativo non significò anche l’attuazione equità fiscale sugli immobili. Un esigenza sempre in prima evidenza e mai completamente soddisfatta. Vanno appena ricordate le Deleghe ai Governi che, negli anni a noi più vicini, si sono avvicendati: dal progetto di Delega depositato dal Governo Berlusconi (2008 – 2011) rimasto lettera morta per la caduta del Governo medesimo, passando via via per il ddl.Delega al Governo Monti. Prevedeva come base di calcolo delle nuove rendite catastali per abitazioni e uffici pubblici e privati non più il numero dei vani ma dei metri quadri di superficie, come si fa per le attività commerciali. Il 27 giugno 2015 è scaduto il termine per l'attuazione della Delega 11 marzo 2014, n. 23, e sono rimaste inattuate o parzialmente attuate, tra le altre, le norme concernenti la revisione del catasto dei fabbricati. 

Siamo ai giorni nostri. Come detto, la Riforma dei valori catastali è diventata una raccomandazione ribadita dall’Europa e ripresa dall’attuale Governo nel PNRR.

La formazione della delega 

Nel discorso programmatico d’insediamento del nuovo Governo (17 Febbraio 2021), il Presidente Draghi richiamò il metodo di preparazione di precedenti Riforme fiscali. Fece riferimento a quello seguito in Italia all’inizio degli anni settanta del secolo scorso, quando il Governo affidò ad una commissione di esperti (Commissione Cosciani) il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, come pure richiamò le esperienze di altri Paesi. Insegnano –disse – “che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento”. Richiami ben precisi indicativi di un metodo. Che poi è stato adottato ai fini della predisposizione della legge Delega per la Riforma fiscale in Italia. 

Ci riferiamo ai lavori della VI Commissione Permanente (Finanze) di Camera e Senato. Vi siedono gli esperti di ambedue i rami del Parlamento. All’atto dell’insediamento del nuovo Governo aveva già in corso l’” indagine conoscitiva sulla Riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario”. Si avvale anche dei contributi di studiosi ed esperti in materie fiscali e giuridiche e di organi e strutture dello Stato. 
A leggere i testi delle audizioni svolte, anche se centrati particolarmente sulla Riforma Irpef e altri aspetti del nostro sistema fiscale, non mancano frequenti richiami all’esigenza di revisione dei valori catastali (V. Audizione Banca d’Italia 11 gennaio 2021); osservazioni della Corte dei Conti con riferimento alle iniquità fiscali derivanti dal mancato aggiornamento omogeneo dei valori catastali (V. Audizione Febbraio2021); appunti sugli effetti della esclusione dei redditi da fabbricati ad uso abitativo dalla progressività dell’Irpef (V. Audizione MEF 26 marzo 2021); rilievi del CNEL che lamenta il sussistere di una discrepanza fra il numero complessivo di immobili presenti in catasto e quelli dichiarati in sede Irpef (V. Audizione 1 marzo 2021). Lo stesso si può dire delle audizioni delle grandi organizzazioni categoriali come Confindustria che propone la revisione del catasto anche al fine di recuperare gettito, ed evitare il perpetuarsi delle distorsioni dovute all’obsolescenza del catasto (V. Audizione 12 febbraio 2021); di Organizzazioni professionali come Casartigiani che reclama una ampia Riforma della tassazione del settore immobiliare, a partire dalla revisione del catasto (V. Audizione 15 febbraio 2021); di Organizzazioni dei lavoratori: la CGIL osserva che i valori catastali dei terreni e dei beni (...) sono in gran parte non aggiornati (V. Audizione 19 febbraio 2021); di noti esperiti dell’economia e della finanza che propongono una più ampia Riforma della tassazione del settore immobiliare, a partire dalla revisione del catasto. (V. Audizione C. Cottarelli 8 febbraio 2021). Per dire solo di alcuni contributi. 

Indirizzi per una riforma

Visto il metodo seguito, dobbiamo ritenere che il punto di partenza del dibattito sarà dunque l’indagine conoscitiva svolta dalla suddetta VI Commissione. L’indagine si è conclusa con un larghissimo accordo dei componenti. Il che significa che ha ottenuto il consenso delle stesse forze che sostengono il Governo. E questo autorizza diversi parametri di lettura. 

Una buona notizia. La Delega sulla Riforma fiscale, particolarmente quella sull’Irpef, probabilmente otterrà l’approvazione parlamentare. E non è escluso che includerà anche elementi comprensivi delle osservazioni e rilievi formulati su Reddito di Impresa (IRI), Imposta Regionale Attività Produttive (IRAP), Reddito delle Società (IRES), Imposta sul Valore Aggiunto. Sono i capitoli più importanti su cui è impostato il documento.

Una cattiva notizia. Come si legge nelle conclusioni, il Documento della VI Commissione costituisce “indirizzo per i successivi passi del cammino di una Riforma fiscale organica e strutturale”. Indirizzo che, come detto, viene da una larghissima maggioranza che lo ha approvato e che, però, non ha ritenuto di inserire neppure un cenno all’ipotesi di revisione dei valori catastali. Il che, nonostante le raccomandazioni dell’Europa e il relativo richiamo nel PNRR, non è un buon segnale ai fini della inclusione nella Delega anche della materia catastale.

e due incognite. Nella seduta del 9 Giugno 2021, la VI Commissione ha acquisito la documentazione di consistenti forze politiche che sostengono il Governo. Insieme ad osservazioni su numerosi aspetti della fiscalità, vi si leggono anche quelle non riprese nel documento finale: che dovrà “essere ricostruito il catasto”; che la “revisione del catasto va perseguita in una logica di ammodernamento senza comportare una tassazione occulta”. 1) Se in sede di discussioni della Delega le dette forze politiche saranno in grado di far approvare emendamenti in tal senso, lo vedremo; 2) intanto attendiamo le mosse del Governo. 

1 commenti

Pasquale Ceruzzi :
Grazie Antonio, ho letto con molto interesse il tuo articolo che condivido perché contiene una visione lucida della situazione e di quello che dovremmo fare. Buona parte dei partiti, che si sono poi messi d’accordo nel redigere il documento della VI commissione Finanze, si sono comportati come dei meri portatori di interessi della loro base votante. Prevale lo slogan “abbassiamo le tasse” senza entrare nel merito di come si recuperano i fondi per poterlo fare e si guarda da tutt’altra parte sulle distorsioni dell’attuale sistema. Si introduce la dual tax, ma solo come titolo, per poi proporre una “flat tax” e non la si chiama nemmeno con il proprio nome. Convengo inoltre con te che l’azione più importante sarebbe stata quella di spostare la tassazione sul lavoro (preponderante) ai patrimoni, immobili inclusi. Un altro tema che trascuriamo e che viene usato a fini elettorali sono le concessioni dello Stato (demanio, territori, infrastrutture). Andrebbero tutte riviste….. dalle spiagge, alle ferrovie alle autostrade. I prezzi di concessione e la qualità finale del prodotto e del servizio offerto al cittadino andrebbero equiparati a paesi europei simili all’Italia invece di creare delle riserve di privilegi per taluni. Ci danno tanti soldi con il PNRR solo per abbassare le tasse a talune categorie? Non ci servirebbe ridurre sprechi e privilegi, riformare la Giustizia e la PA, definire in maniera più efficiente i servizi che lo Stato offre ai propri cittadini in cambio di tasse eque pagati da tutti ? (so che sei d’accordo con questi obiettivi … ricordarli mi aiuta a difendermi dal lavaggio del cervello che taluni media ci propinano con quotidiana perseveranza…). Un Cordiale Saluto. Pasquale Ceruzzi
lunedì 04 ottobre 2021 12:00
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