Storie di cibo nelle terre dell'EXPO
Tra i tanti lasciti di Expo e della Carta di Milano, vi è quello di una Milano che ha saputo mettere il mondo a tavola attraverso sapori e saperi di 145 Paesi, stimolando centinaia di incontri favoriti dal fatto inequivocabile che la nostra cucina è portatrice di cultura.
Roberta Rampini e Nadia Toppino
Pagine 333 - euro 10,00
(acquistabile mediante prenotazione)
RECENSIONE DI GIANNI FOSSATI
Tra i tanti lasciti di Expo e della Carta di Milano, vi è quello di una Milano che ha saputo mettere il mondo a tavola attraverso sapori e saperi di 145 Paesi, stimolando centinaia di incontri favoriti dal fatto inequivocabile che la nostra cucina è portatrice di cultura. Un anno forse irripetibile che ha visto comparire sulla scena molti volumi che hanno tentato di declinare questo paradigma nelle forme più significative della storia degli alimenti e della loro identità.
Quello in questione è stato scritto a due mani dalla giornalista e saggista Roberta Rampini e dalla viaggiatrice Nadia Toppino. Un accattivante volume al quale hanno collaborato Andrea Venier, responsabile del back office infografica del Corriere della Sera e Paolo Schiavetta autore di poesie e di testi teatrali.
Una narrazione appassionante con un doppio registro: il cibo e le ricette che saldano la scrupolosa ricerca della tradizione con il suo possibile futuro, il lavoro, il benessere, la cura e il convivio nella composizione felice delle Terre di Expo. Si tratta infatti dei comuni che nel corso del 2015, ricorda Davide Oldani, hanno accolto milioni di visitatori, non solo con la bontà dei loro piatti ma anche con la bellezza della loro storia.
Ne vengono fuori ricette che hanno il sapore della saggezza antica della cultura contadina e riferimenti aperti all’innovazione. Una cucina che interpreta e fa conoscere il territorio e il suo paesaggio è infatti una dimensione fondamentale della civiltà della tavola e soprattutto mezzo di difesa e valorizzazione di un territorio che non è soltanto superficie fisica da usare, se non da abusare, ma che attraverso il suo paesaggio deve tornare ad essere vissuto anche nella sua dimensione sacrale per tornare a significare qualcosa cui è stata conferita validità.
Su queste linee si collocano per esempio le ricette delle festività religiose e il diario delle risaie attraverso una complessa rete di rapporti tra un territorio da una parte e la sua lettura da un’altra. Pagine che accrescono in modo semplice e avvincente l’interesse per la cucina dei luoghi e dei territori di questa parte della Lombardia che la pongono in una situazione del tutto speciale determinata dalla grande diversità del territorio nella quale gli autori ci consentono di individuare rapporti culturali nuovi ma anche radici antiche che trovano ai nostri giorni un bisogno di identità personale, familiare e sociale.
Grande è il fascino che continuano a suscitare le ricette tradizionali per le loro diverse valenze e che possono essere considerate veri e propri documenti di storia.
Questo insieme di sensazioni è particolarmente avvertito per ricette che riguardano alimenti, luoghi e tempi dei quali si sente sempre più se non la mancanza, almeno la lontananza e dei quali si teme la perdita. Si tratta infatti di documenti che appartengono all’immagine familiare di una società sopratutto locale che ora rischia di appannarsi, se non scomparire e che dovrebbe essere recuperata.
Mai come oggi è importante riconoscere questo ruolo di espressione e custodi di una tradizione anche se giustamente è stato detto che, come in uno spartito musicale "in una ricetta non vi può essere tutto, perché manca sempre l’essenziale: l’interpretazione". Le ricette sono gli spartiti della cucina che non tollera l’improvvisazione.
Oggi la tavola italiana è alla ricerca di se stessa e di una nuova identità, capace di un’analisi e sviluppo delle consuetudini alimentari con riferimento ai territori. Di qui l’importanza del volume che nelle pagine finali dedica spazio ai personaggi che la interpretano: i cuochi. Più che una cucina a chilometro zero o di prossimità è il territorio e il suo paesaggio che devono essere conosciuti, interpretati e vissuti in un dialogo che vada ben oltre gli alimenti e interpelli il suo uso, in una tradizione da vivere.
Il volume è reperibile presso le librerie:
Pagine 333 - euro 10,00
(acquistabile mediante prenotazione)
RECENSIONE DI GIANNI FOSSATI
Tra i tanti lasciti di Expo e della Carta di Milano, vi è quello di una Milano che ha saputo mettere il mondo a tavola attraverso sapori e saperi di 145 Paesi, stimolando centinaia di incontri favoriti dal fatto inequivocabile che la nostra cucina è portatrice di cultura. Un anno forse irripetibile che ha visto comparire sulla scena molti volumi che hanno tentato di declinare questo paradigma nelle forme più significative della storia degli alimenti e della loro identità.
Quello in questione è stato scritto a due mani dalla giornalista e saggista Roberta Rampini e dalla viaggiatrice Nadia Toppino. Un accattivante volume al quale hanno collaborato Andrea Venier, responsabile del back office infografica del Corriere della Sera e Paolo Schiavetta autore di poesie e di testi teatrali.
Una narrazione appassionante con un doppio registro: il cibo e le ricette che saldano la scrupolosa ricerca della tradizione con il suo possibile futuro, il lavoro, il benessere, la cura e il convivio nella composizione felice delle Terre di Expo. Si tratta infatti dei comuni che nel corso del 2015, ricorda Davide Oldani, hanno accolto milioni di visitatori, non solo con la bontà dei loro piatti ma anche con la bellezza della loro storia.
Ne vengono fuori ricette che hanno il sapore della saggezza antica della cultura contadina e riferimenti aperti all’innovazione. Una cucina che interpreta e fa conoscere il territorio e il suo paesaggio è infatti una dimensione fondamentale della civiltà della tavola e soprattutto mezzo di difesa e valorizzazione di un territorio che non è soltanto superficie fisica da usare, se non da abusare, ma che attraverso il suo paesaggio deve tornare ad essere vissuto anche nella sua dimensione sacrale per tornare a significare qualcosa cui è stata conferita validità.
Su queste linee si collocano per esempio le ricette delle festività religiose e il diario delle risaie attraverso una complessa rete di rapporti tra un territorio da una parte e la sua lettura da un’altra. Pagine che accrescono in modo semplice e avvincente l’interesse per la cucina dei luoghi e dei territori di questa parte della Lombardia che la pongono in una situazione del tutto speciale determinata dalla grande diversità del territorio nella quale gli autori ci consentono di individuare rapporti culturali nuovi ma anche radici antiche che trovano ai nostri giorni un bisogno di identità personale, familiare e sociale.
Grande è il fascino che continuano a suscitare le ricette tradizionali per le loro diverse valenze e che possono essere considerate veri e propri documenti di storia.
Questo insieme di sensazioni è particolarmente avvertito per ricette che riguardano alimenti, luoghi e tempi dei quali si sente sempre più se non la mancanza, almeno la lontananza e dei quali si teme la perdita. Si tratta infatti di documenti che appartengono all’immagine familiare di una società sopratutto locale che ora rischia di appannarsi, se non scomparire e che dovrebbe essere recuperata.
Mai come oggi è importante riconoscere questo ruolo di espressione e custodi di una tradizione anche se giustamente è stato detto che, come in uno spartito musicale "in una ricetta non vi può essere tutto, perché manca sempre l’essenziale: l’interpretazione". Le ricette sono gli spartiti della cucina che non tollera l’improvvisazione.
Oggi la tavola italiana è alla ricerca di se stessa e di una nuova identità, capace di un’analisi e sviluppo delle consuetudini alimentari con riferimento ai territori. Di qui l’importanza del volume che nelle pagine finali dedica spazio ai personaggi che la interpretano: i cuochi. Più che una cucina a chilometro zero o di prossimità è il territorio e il suo paesaggio che devono essere conosciuti, interpretati e vissuti in un dialogo che vada ben oltre gli alimenti e interpelli il suo uso, in una tradizione da vivere.
Il volume è reperibile presso le librerie:
- Dietro L’Angolo, Piazza XI Settembre 10 - Arese
- San Vittore, Piazza San Vittore 5 - Rho
- Paolini, Via G. Di Vittorio 47 - Settimo Milanese
01 giugno 2017