Difesa del ceto medio e dei pensionati: le iniziative del Comitato Pensionati ALDAI

Il 2023 ha evidenziato una serie di criticità nel sistema pensionistico e fiscale italiano, generando preoccupazioni e richieste di intervento urgente da parte della classe media e dei pensionati della classe media. È indispensabile che la politica ascolti e risponda a queste esigenze, adottando riforme concrete e combattendo l'evasione fiscale per garantire un futuro dignitoso per tutti i cittadini italiani

A cura della redazione 


Il Comitato Pensionati ALDAI, allargato anche alla partecipazione esterna, si è riunito a Milano il 4 aprile scorso.

La presidente del Comitato, Silvana Menapace, ha aperto i lavori informando sui risultati della sottoscrizione della petizione Salviamo il ceto medio (oltre 52mila firme). Ne ha sottolineato l’importanza annunciando l’ipotesi di utilizzare tale modalità anche per il sostegno di analoghe iniziative promosse dall’Organizzazione. Non fermarsi alla tutela di una minoranza di pensionati e rappresentare le più ampie aspettative del ceto medio, che svolge un ruolo fondamentale di equilibrio nella società, costituisce uno sviluppo della strategia del corpo sociale che vogliamo rappresentare. Di conseguenza, l’obiettivo della riunione non si è limitato a riferire sull’attività svolta dal Comitato Pensionati, ma è stata l’occasione per registrare ulteriori proposte a difesa dei redditi del ceto medio, appunto, da troppo tempo escluso dai benefici dello sviluppo economico del Paese che, in larga parte, ha contribuito e contribuisce a realizzare.  

Paolo Ferrario, Direttore ALDAI-Federmanager, ha ricordato i temi all’ordine del giorno e le modalità tecniche di svolgimento dell’incontro, in presenza e da remoto; ne ha sottolineato l’importanza, informando che le conclusioni dei lavori sarebbero state adeguatamente sintetizzate per farne oggetto di comunicazione alla Direzione di Federmanager e CIDA.
    
Mino Schianchi, Vice Presidente di ALDAI, ha svolto la Relazione introduttiva sintetizzata di seguito. 

  1. Degrado Previdenziale nel 2023. Il 2023 ha portato un significativo peggioramento dei trattamenti pensionistici. Con la Legge di Bilancio 2024 è stato approvato il peggiore meccanismo di adeguamento pensioni al costo della vita mai utilizzato prima. E questo accade ormai da oltre 20 anni: se si va in pensione con un assegno che supera i 35mila euro annui comincia un percorso ad ostacoli. Anno dopo anno, non si sa più quale sia l’entità della pensione: può accadere che la pensione venga ridotta per effetto di qualche contributo di solidarietà; può accadere che la pensione perda potere d’acquisto perché non adeguata all’inflazione, anzi questo è certo, perché il sistema di adeguamento è strutturalmente discriminatorio, solo non si sa, per l’anno a venire, di quanto sarà ulteriormente abbassata la percentuale di rivalutazione della  pensione rispetto all’inflazione. Lo rivelerà la Legge di Bilancio...quella che sarà approvata gli ultimi giorni del mese di dicembre.  
  2. Opacità e incertezza. Insomma, l’incertezza è la cosa più certa che caratterizza il tempo delle nostre pensioni. Incertezza sull’importo annuale che si accompagna alla frequenza con cui vengono applicate misure peggiorative che, a prima vista, sembra abbiano un’applicazione temporanea, e, pertanto, siano sopportabili; ma poi, anno dopo anno, diventano permanenti. Il tempo che dovrebbe essere di tranquillità e di riposo per gli anziani, è diventato il tempo del continuo stress da incertezze.  
  3. Verso un modello pensionistico fondamentalmente assistenziale. Il sistema pensionistico italiano sembra orientarsi a poco a poco verso un sistema caratterizzato sostanzialmente dall’assistenza, mentre è l’aspetto previdenziale che anno dopo anno degrada. È un cambiamento epocale che sta avvenendo senza che vi sia una presa di coscienza generale per opporvisi o, almeno, per dibatterne e valutarne i risvolti sul piano della sostenibilità finanziaria, dello sviluppo economico, dell’occupazione, dell’andamento demografico.  
  4. Mancanza di risposta politica. A fronte dei rilievi su questi aspetti, la politica sembra non essere attrezzata a recepirne le conseguenze e, quindi, a guidare cambiamenti di lungo termine. O, quantomeno, appare disinteressata alle richieste di una Riforma pensionistica che consenta alle future generazioni di poter avere la pensione. Le preoccupazioni espresse vengono spesso ignorate o affrontate con superficialità, le decisioni politiche appaiono guidate principalmente da interessi di corto respiro, o, comunque, dall’esigenza di indirizzare ogni provvedimento verso il più immediato consenso popolare.
  5. Mobilitazione virtuale. Per gridare quanto sia diventata insopportabile la stratificazione dei continui provvedimenti diretti a colpire le pensioni, da più parti viene sollecitata la messa in campo di manifestazioni che abbiano maggiore visibilità: in pratica cortei sulle strade, assemblee nelle piazze, ecc. come fanno altre categorie sociali, che, in qualche modo, prima o poi vengono ascoltate. Considerazioni diverse però hanno portato le nostre Organizzazioni a decidere per nuove forme di aggregazione e di espressione critica. Si stanno utilizzando infatti le nuove tecnologie comunicative per avanzare rivendicazioni, tante volte portate sui tavoli della politica e, per lo più, rimaste senza ascolto. Ora le rivendicazioni sono state riproposte e diffuse online, impegnando la piattaforma change.org: una piazza virtuale.
  6. Ricorsi e altre iniziative. Nel 2023 Federmanager e CIDA hanno sostenuto ricorsi pilota presso cinque Tribunali Ordinari e due Corti dei Conti regionali contro i provvedimenti che hanno ulteriormente penalizzato il meccanismo automatico di perequazione (anni 2023 e 2024). I ricorsi sono tuttora in corso: attendono di essere valutati, accettati, respinti o sospesi per essere rimessi alla Corte Costituzionale. Inoltre, per esprimere il dissenso contro i continui interventi riduttivi sulle pensioni Federmanager e CIDA hanno attivato una serie di altre iniziative: assemblee degli iscritti, incontri con parlamentari, audizioni parlamentari. Per il futuro si stanno valutando anche altre iniziative e forme efficaci di comunicazione.
  7. Criticità del sistema fiscale. Stiamo vivendo un pesante carico fiscale. Chi guadagna poco più di 50mila euro lordi all'anno perde quasi metà del reddito tra imposte dirette e addizionali regionali e comunali. Il ceto medio ne è particolarmente colpito. Gli studi economici e sociali lo dimostrano. Oltre l'85% delle imposte sul reddito è pagato da lavoratori e pensionati, soprattutto della classe media. È necessario un cambiamento politico nei confronti del ceto medio. La nostra richiesta è la seguente: Non favoritismi, ma equità. Vogliamo un sistema fiscale che ci permetta di guardare al futuro con tranquillità, che coinvolga in egual misura i redditi da qualsiasi provenienza e che tutto questo contribuisca al bene comune del Paese. Il nostro proposito è quello di batterci per fermare l'ingiustizia fiscale che mina alle fondamenta la nostra società. Infatti, mentre i cittadini onesti cercano di sostenere le crescenti spese dello Stato, c'è una rete di individui e, qua e là, anche di imprese, che fa prevalere il proprio interesse egoistico ed evade dalle responsabilità fiscali e contributive. In breve: è inaccettabile che i Governi che si succedono alla guida del Paese continuino con pesanti tassazioni sul reddito della classe media e, specialmente, dei pensionati della classe media. Per contro sembra che nelle maglie delle regole fiscali siano stati infilate scappatoie che favoriscono i furbi e gli evasori, mettendo a dura prova i contribuenti onesti.
  8. Lotta all'evasione fiscale. È urgente adottare misure severe per contrastare l'evasione fiscale e recuperare le risorse necessarie per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e ridurre il peso fiscale sui cittadini.
  9. Richiesta di impegno politico. È necessario che la politica cambi atteggiamento a proposito delle aspettative dei cittadini, garantendo equità fiscale e protezione sociale per tutti. Insistiamo, perché le prossime decisioni governative, che saranno evidenziate nel DEF (Documento di Economia e Finanza), affrontino queste priorità con determinazione.
  10. In breve le richieste dei pensionati
    • Riforma del sistema previdenziale nel senso che garantisca adeguati redditi pensionistici alle future generazioni; vale dire che siano valorizzati i contributi previdenziali versati dai lavoratori e che le pensioni non siano assoggettate a continui provvedimenti erosivi che ne riducono gli importi (c.d. contributi di solidarietà) e il potere d’acquisto (modifiche peggiorative del meccanismo di perequazione).
    • Rivalutazione delle pensioni, secondo il meccanismo tradizionale: 100%, 90%, 75%.
    • Separazione tra previdenza e assistenza nel bilancio INPS.
    • Modifica dell’attuale sistema fiscale che, con l’aliquota del 43%, penalizza i redditi superiori a 50mila euro. In effetti tra IRPEF e addizionali regionali e comunali la metà dell’importo riscosso viene restituito all’erario. 

Il dibattito 

I diversi argomenti esposti nella parte introduttiva sono stati ripresi nel dibattito che ne è seguito. Gli interventi, in presenza e da remoto, sono stati moltissimi. Alcuni, con elementi aggiuntivi, a sostegno di quelli enunciati nelle premesse, altri in forma di domande di chiarimento, cui hanno risposto Schianchi e Menapace. Qui di seguito una breve sintesi.   

Negli interventi è stato evidenziato il difficile scenario in cui molti pensionati del ceto medio si trovano a causa delle incertezze finanziarie determinate dalle continue riduzioni di reddito. Non mancano casi di persone che si vedono costrette a vendere beni come case e auto per far fronte alle emergenti esigenze familiari. È stata sottolineata l'importanza di potenziare il sistema complementare delle pensioni, senza dimenticare però che molti, compresi i dirigenti, non possono permetterselo a causa di retribuzioni non adeguate. Ciò solleva la preoccupazione che i futuri pensionati potrebbero non avere risorse sufficienti per mantenere un tenore di vita dignitoso.

Fra le proposte per richiamare l'attenzione della politica sulle esigenze dei pensionati, è stato suggerito di organizzare manifestazioni democratiche davanti alle istituzioni pubbliche. Tuttavia, è stato notato anche che spesso queste azioni non ottengono l'effetto desiderato a causa della scarsa partecipazione, rischiando quindi di essere controproducenti, un flop. Va considerato, infatti, che spesso c’è una modesta presenza anche a semplici assemblee in luoghi circoscritti. Di conseguenza, si suggerisce l’utilizzo al meglio e più frequente di iniziative online tramite piattaforme come change.org, o altre, evitando così la necessità della presenza fisica, ma garantendo comunque una larga partecipazione. Ovviamente occorre preparare queste iniziative con un’adeguata programmazione preventiva, con strutture o gruppi che seguano, incentivino e sollecitino la sottoscrizione.  

Con insistenza è stata ripresa la questione della separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale, su quest’ultima occorrerebbe assicurare maggiore trasparenza e controllo per evitare la deriva dispersiva di molti interventi slegati da una visione complessiva. In questo quadro non è mancato chi ha fatto cenno a un'integrazione (questione da studiare) dei diritti sociali, sanitari e assistenziali attualmente totalmente distinti. L’assenza di un’anagrafe d'insieme del settore assistenziale finisce per generare conseguenze pesanti sul piano finanziario: è il caso, ad esempio della spesa pensionistica di assistenza, che, per molti versi,  appare fuori controllo. A questo punto, un monitoraggio sull’intera materia della sicurezza sociale appare utile e, soprattutto, urgente. 
È stata ribadita l'importanza della partecipazione attiva dei dirigenti in servizio alla difesa delle pensioni, non solo per gli attuali pensionati, ma anche per il futuro di quelli che fra qualche tempo andranno in pensione. 

Occorre trovare il modo di partecipare a trasmissioni radio che possano consentirci di spiegare meglio come sono tartassate le nostre pensioni. In ogni caso rivolgersi ad esperti di comunicazione per rendere più evidenti le nostre richieste e il nostro malcontento. Insomma, fare un salto di qualità nelle azioni di comunicazione.
Particolare sottolineatura è stata fatta sulla necessità di proteggere il sistema pensionistico da manipolazioni che lo portano progressivamente verso un sistema sostanzialmente assistenziale.

Al riguardo è stato ricordato che nel 2015 furono presentati due progetti di Legge Costituzionale, poi unificati, volti a modificare l’articolo 38 della Costituzione; aggiornamenti che, seppur inizialmente apprezzati perché mirati a un sistema pensionistico favorevole alle nuove generazioni, nel corso degli approfondimenti e dibattiti, apparvero, piuttosto, come tentativi di trasformare il sistema pensionistico in un impianto fondamentalmente assistenziale; tentativi poi bloccati da opposte valutazioni politiche e sostenuti  dalla nostra Organizzazione. 

L’esperienza suggerisce di monitorare da vicino eventuali ulteriori misure riduttive delle pensioni e ulteriori aggravi fiscali sui redditi del ceto medio e dei pensionati del ceto medio.
Per promuovere eventuali iniziative al riguardo, occorrerà, intanto, tenere d’occhio il calendario di preparazione del bilancio triennale, a partire dal prossimo DEF.

Infine, è stata evidenziata l'importanza di collaborare con altre Organizzazioni e Associazioni, con valori simili alla nostra, per promuovere azioni di difesa e sostegno alle rivendicazioni pensionistiche. 
Il Direttore di ALDAI ha confermato, come detto all’inizio, che le diverse proposte emerse nel dibattito saranno trasmesse agli Organi di Dirigenza di Federmanager e di CIDA per un’attenta valutazione ai fini delle prossime iniziative.

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