Lettera da un Associato
La lettura dell’articolo “Europa 2050: suicidio demografico” del consigliere Giovanni Caraffini mi induce ad alcune considerazioni, che espongo brevemente.
Penso che sia molto utile la consapevolezza completa del fatto che il sistema economico, e l’umanità intera, fanno parte di un Sistema Complesso molto più grande e antico, cioè l’Ecosfera (o la Terra), di
cui non si può alterare a lungo il funzionamento, senza provocare fenomeni molto gravi, di cui si vedono già i primi segni. Non possiamo ignorare che, assieme all’aumento di popolazione e di oggetti, arrivano l’inquinamento, l’alterazione dell’atmosfera, i cambiamenti climatici, il consumo di territorio, la scomparsa di milioni di specie di esseri senzienti, l’accumulo di rifiuti ingestibili, la sparizione delle foreste e di quanto c’è di bello nel mondo.
Naturalmente dobbiamo essere consapevoli anche del fatto che questi fenomeni sono tutti collegati. Mi domando quanti oggi si rendano veramente conto che volere la crescita economica significa voler rifare il mondo, mettere impianti, città, strade, fabbriche al posto di paludi, savane, foreste, barriere coralline, praterie.
In ogni caso, quando vedo proiezioni all’anno 2050 mi vengono alcuni dubbi: le probabilità che si arrivi al 2050 continuando con gli andamenti attuali sono molto scarse. Le tabelle e i grafici riportati nell’articolo denotano per quel periodo una situazione impossibile, o perlomeno ingestibile. Mi sembrano invece una “prova” che entro questi 30 anni, ma abbastanza presto, succederà “qualcosa” che interromperà gli andamenti attuali. Il grafico BAU de “I limiti dello sviluppo” (anch’esso una proiezione, finora sempre confermata) mostrava che, a partire dal 2050 circa, l’umanità dovrà diminuire di 5 miliardi di individui, in un mondo terribilmente degradato, ovviamente se continuerà il modo di procedere attuale (la crescita).
Ricordo che Aurelio Peccei non era un fanatico “ambientalista”, ma un dirigente. Quindi ben venga il calo delle nascite in Europa, e in particolare in Italia: se i nostri figli saranno in numero minore, avranno ben più probabilità di cavarsela. Inoltre l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno transitorio: quando saranno morti i nati fino al 1970 (fine del baby-boom) si ristabiliranno le proporzioni fra giovani e anziani. Il guaio è che questo avverrà solo attorno al 2050, considerando una vita media di 80 anni.
Guardando al resto del mondo, il più grave errore dell’Occidente è stato quello di portare i medicinali senza i corrispondenti anticoncezionali e la relativa indispensabile istruzione.
Per quanto riguarda l’impiego del PIL come indicatore del benessere, riporto una parte del noto discorso di Robert Kennedy presso l’Università del Kansas (1968): “Quel PIL – se giudichiamo gli USA in base ad esso – comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, e i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la
nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.
Come noto, chi aveva pronunciato queste parole fu assassinato tre mesi dopo.
I più cordiali saluti.
Guido Dalla Casa
(Gruppo Energia Ecologia)
Un commento dal Direttore della rivista Bruno Villani alla lettera di Guido Dalla Casa.
"Grazie collega, per il contributo alla Sviluppo Sostenibile che la dirigenza è impegnata a realizzare per il futuro del Paese, come descritto negli articoli di questo numero Dirigenti Industria".
01 gennaio 2020