Reagire alla sentenza costituzionale per riconoscere il nostro diritto al trattamento pensionistico maturato

Lettera di un associato Federmanager

Ho partecipato all'incontro del 15 dicembre 2017 "Quale futuro per le pensioni?” ed alla conseguente riunione del 9 gennaio in ALDAI. Sono state espresse con chiarezza varie considerazioni, sulla natura di "retribuzione differita" del nostro sistema pensionistico, oltre che sui "meriti" che lo giustificano e la funzione "welfare" che esercita, ma soprattutto sono state evidenziate la natura discriminatoria e la modalità retroattiva che renderebbero incostituzionale  la mancata perequazione delle pensioni.  
Sono anche stati evidenziati molti casi di informazione distorta da parte dei giornali e dell'informazione televisiva; questo aspetto ha provocato in molti di noi un prevalente atteggiamento di rivalsa e nei commentatori che si sono espressi è prevalso il criterio di attivare azioni per ricostruire la compromessa "immagine" dei dirigenti percettori di pensione. Quindi il dibattito si è focalizzato su quali strumenti adottare a tal fine (ad esempio richiesta di rettifiche o anche denunce per errate tendenziose informazioni, comunicazioni esplicative su pagine di giornali nazionali, talk show televisivi, interviste mirate con giornalisti, etc.)
A mio parere questa impostazione ci distrae dal problema centrale cioè il "riconoscimento dei nostri diritti“ già costituzionalmente riconosciuti. Se ci concentriamo, senza bizantinismi, sul "riconoscimento dei diritti" evitiamo di disperdere risorse ed è probabile che si possano ottenere risultati in tempi più brevi di quanto alcuni suppongono. Non so quali strade si possono percorrere (ricorso in appello per la sentenza della Consulta? Class action? Ricorso alla CEDU, Corte Europea dei Diritti dell'Uomo?...): sono alternative che qualificati studi legali certamente conoscono bene.
Una ipotesi a cui si è accennato è appunto il ricorso alla CEDU, ma è stato comunque espresso un forte timore per i tempi necessari.  
Naturalmente la nostra immagine è comunque un bene da tutelare e, pur tenendo conto che ricostruire un’immagine coerente richiede tempi lunghissimi, occorre rivendicare la funzione svolta: infatti, se i nostri diritti dovessero essere riconosciuti con motivazioni ben articolate la nostra "riabilitazione" sarebbe automatica e convincente. Nel perseguire tale riconoscimento formale, si potrà agire con lo stesso obiettivo invitando ai nostri convegni i giornalisti specializzati al fine di informarli obiettivamente sulla corretta struttura del nostro sistema pensionistico (invece eviterei strumenti divulgativi, talk show, dibattiti TV, mezzi che possono essere manipolati, male interpretati e quindi controproducenti). Auspicabile sarebbe un forte richiamo verso i colleghi che non hanno ancora sentito la necessità di dare forza all’ALDAI, unendosi a quanti credono nel valore del ruolo e che l’unione fa la forza! 

P.S.
Il 18 gennaio 2018 CIDA ha inviato ad ALDAI un comunicato “frutto di valutazioni sviluppate con i nostri consulenti legali”. Nel comunicato si segnala ai colleghi pensionati di essere cauti nel seguire autonomamente  gli inviti di ricorso innanzi a CEDU, tali inviti sono proposti da alcuni studi legali che non evidenziano completamente le difficoltà della procedura. Nel comunicato, CIDA  dichiara anche di aver esperito “tutti i percorsi legali” per “spiegare effetti positivi per tutti gli interessati” ed intende proseguire usando “tutte le forme di contrasto consentite” e “continuerà a difendere i diritti dei pensionati e ad opporsi ad ogni tentativo di cambiare la legislazione in vigore ai loro danni: a tal fine è aperto un confronto coi Partiti in campagna elettorale”. 
Il comunicato di CIDA sembra non voler approfondire l'ipotesi CEDU, usa un tono enfatico senza chiarire bene cosa sono “tutti i percorsi legali”, gli “effetti positivi” e “tutte le forme di contrasto”. CIDA vuole puntare sull'obiettivo di “chiedere” degli “impegni precisi dei politici”, ciò è opportuno per il futuro, mentre per il passato ed il presente dovremmo solo “pretendere” il rispetto dei diritti costituzionali. In conclusione mi sembra che la strategia di CIDA sia prolissa e con scarse prospettive, quindi chiedo che ALDAI rappresenti le aspettative degli associati proponendo iniziative concrete e incisive per tutelare la categoria e la certezza del diritto alla la base della nostra democrazia. 
Riccardo Del Zoppo


Gentile collega, nel prendere atto di quanto ha inteso comunicare con la sua puntuale e motivata considerazione in merito a quello che è oggetto di massima attenzione, desidero anche darle atto che le Sue  osservazioni coincidono con la linea che ALDAI, attraverso il proprio Comitato Senior, ha posto al centro delle specifiche azioni promosse.
 Le confermo infatti che proprio la difesa del “Diritto “ è al centro dell’esame in corso, per una procedura da attivare che sia pianificata e sostenuta dalle necessarie verifiche giuridiche, che consentano un sostenibile ricorso nelle sedi opportune a  sostegno di quanto rivendicato. 
Il Direttore Responsabile
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