Contro Venti e Maree
L’Europa è stata vincente quando era incarnata in progetti e persone che si misuravano sull’aspirazione al meglio. È tempo che il pensiero critico si unisca alle passioni in una grande battaglia di idee e di valori. Perché non sosterremo l’Europa per una scelta obbligata, ma pensando ai nostri figli e al loro futuro.
Giuseppe Firrao
Componente GdL Cultura ALDAIEnrico Cuccia diceva che le azioni non si contano ma si pesano.
Dei libri di Enrico Letta si può dire che non si pesano ma si soppesano intellettualmente. Infatti, quello che vado presentando è di sole 160 pagine ed in un formato medio piccolo (Si vedano Note 1 e 2). Due anni in cammino tra Europa e Italia è il titolo dell’Introduzione, e mi ha ricordato i tre mesi di viaggio descritti nel libro citato in nota 2.
Letta è un camminatore, che osserva e riporta quanto vede in taccuini, che, presto o tardi diventeranno libri di riflessioni.
Tornando all’introduzione l’Autore, parlando di populismo e populismi, si domanda Usando le parole «euro» ed «Europa» si perdono le elezioni? La risposta se l’è data iniziando la Lectio Magistralis in Bocconi (Si veda Nota 3): Felicità per la vittoria di Macron, senza la quale il titolo della Conferenza (Il sogno Europeo non è finito) non avrebbe avuto il significato pregnante che, in realtà, ha avuto. Ho partecipato ieri sera alla grande festa svoltasi sulla spianata del Louvre ed ho scritto questo testo (detto, poi, a braccio) durante la notte tra il 7 e 8, sulla spinta delle emozioni del raduno e dell’Inno alla Gioia, che ha accompagnato l’ingresso di Macron sul palco. Garanzia che la Francia ha detto no ai populismi ed al desiderio di chiudersi in se stessa (Si veda Nota 4).
Un’altra frase dell’Introduzione mi ha colpito «Chi fa politica deve avere il proprio mestiere. Altrimenti non sarà libero nel fare le scelte giuste, e, soprattutto, non saprà mai come è la vita vera. Questo, non a caso, è il motto della Scuola di Politiche, progetto che ho lanciato quando mi sono dimesso dal parlamento con l’idea, accanto alla scelta del lavoro all’università a Parigi (Enrico Letta è Dean della Paris School of International Affairs di Sciences Po), di restituire a giovani italiani appassionati di politica, Europa e democrazia parte di quello che ho ricevuto.» «Politica come servizio al Paese è quello che insegniamo ai 100 ragazzi italiani che stanno frequentando il 2° anno», ha specificato Letta parlando al Centro San Fedele.
Questo libro nasce all’alba – così conclude l’Autore l’Introduzione - Precisamente all’alba di due mattine che, con il Brexit e Trump, hanno cambiato la nostra storia …. Sono impressionato da quanto sta avvenendo, e allo stesso tempo affascinato dalle opportunità che per l’Europa si aprono. Tanto da essere spinto a reagire con veemenza e passione piuttosto che con le mie usuali pazienza e ponderatezza.
Prima di passare all’analisi del libro il trascrittore di quanto Enrico Letta ha detto sia in Bocconi che presso il Centro San Fedele vuole evidenziare una frase “Alle prossime elezioni europee sarà necessario che vengano presentate Liste transnazionali sulla base dei 73 seggi che verranno lasciati dalla Gran Bretagna” (Si veda Nota 5). È la stessa frase che ha pronunciato il Presidente francese Macron il 26 settembre di quest’anno.
Il primo capitolo, Vivere sulla frontiera, è dedicato all’essere europeo di Enrico Letta: Fare l’Europa non s’improvvisa. Se non esiste una ferma volontà legata a una visione chiara e condivisa si va avanti solo per inerzia. … Sono europeo con la consapevolezza di tutto ciò che avvicina culturalmente, storicamente i nostri popoli…. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl e Jacques Delors sono state figure che, fuori dall’Italia, hanno cambiato politicamente la mia esistenza. Hanno saputo entrambi trarre dagli sconvolgimenti della fine della guerra fredda un’energia positiva benefica per tutta l’Europa. … L’Europa è tutta la mia vita politica.
Il secondo capitolo si intitola L’Europa sa di essere mortale e parla della crisi che ci attanaglia: Ultimamente sono stato colpito dal fatto che in Europa sembra prevalere la volontà di sospendere ogni attività fino alla fine del 2017 in attesa del risultato di elezioni nazionali. I paesi che avranno imminenti elezioni sono naturalmente concentrati su se stessi…. L’altra ragione che spinge i dirigenti a non intraprendere nulla a livello europeo viene dalla loro visione a breve termine…. È arrivato il momento di una grande battaglia sui principi. È il senso di questo libro: si fa l’Europa non perché si sia costretti a farla … ma per scelta responsabile, con l’obiettivo di proteggere i nostri concittadini … Le scelte che oggi compiremo, o non compiremo, avranno domani conseguenze per loro.
L’Euro anche per l’inverno è il titolo del terzo capitolo e La trappola dei muri nazionalisti del quarto. Tutto è cambiato nel 2002, con l’arrivo dell’Euro nel nostro portafoglio … la moneta unica ha messo improvvisamente l’Europa sul banco degli imputati. Questo perché l’Unione europea è stata fatta senza essere sostenuta da un’unione economica. Jacques Delors l’ha detto sin dall’inizio. Passando all’Italia: Solo con Maastricht l’Italia ha fermato la corsa del debito: nei due decenni prima di Maastricht questo è cresciuto del +221%, nei due decenni seguenti solo del +7%. Tornando all’Europa: Le crisi che si sono accumulate fanno sì che l’Europa venga oggi percepita come mortale .. Il nazionalismo ha sempre bisogno di un nemico. Può essere «Bruxelles», «il lavoratore polacco» o qualunque straniero. Quando ritorna il nazionalismo, non siamo più tra i partner in Europa, ma si contano gli amici e i nemici.
Con Rule takers o rule makers?, quinto capitolo, si passa alla domanda: Se, in passato, si è fatta l’Europa per la pace e la prosperità, su cosa costruirla oggi? La risposta parte da: Alla fine degli anni Ottanta la caduta del muro di Berlino ha messo l’Europa al centro geopolitico. L’Europa era anche al centro dell’economia. Il G7, al momento della sua creazione nel 1975 a opera del presidente francese Giscard d’Estaing e del cancelliere tedesco Helmut Schmidt, comprendeva quattro paesi europei (Si veda Nota 6). La risposta prosegue guardando il presente ed il futuro: Attualmente ci stiamo avviando sempre di più verso un mondo in cui il potere economico viene determinato dalla forza demografica e l’attuale rivoluzione tecnologica è diversa dalle precedenti perché è diffusiva … Il centro di gravità, si sa, si sta spostando verso l’Asia … Tuttavia, di fronte all’emergere, tra venti o trent’anni, di nuovi grandi attori economici, potremo essere influenti nel mondo di domani solo facendo evolvere l’attrattività e la forza dei nostri valori. La risposta termina con un auspicio: Non possiamo essere un’isola felice, né una fortezza. È impossibile. Lo si vede con i flussi migratori: grazie alle informazioni scambiate sui social network, essi si possono spostare da una rotta all’altra in una quindicina di giorni rispetto agli anni del passato. E a questo punto si torna al titolo del capitolo tradotto in italiano: Possiamo essere coloro che organizzano le regole di funzionamento oppure quelli che applicano le regole scritte dagli altri.
Con il sesto capitolo l’Autore tocca un punto dirimente, Il mito ingannevole dell’uomo forte: Durante il G20 in Cina mi ha colpito l’immagine dei tre protagonisti dell’incontro, intenti a discutere: Xi Jinping, Vladimir Putin e Recep Erdo?an, che incarnano, a modo loro, l’idea dell’uomo forte in politica … L’astuzia dell’uomo forte consiste ogni volta nel semplificare, comprimere e ridurre la verità e poi finire per distorcerla e falsarla. … È un grande errore associare uomo forte e leadership. Bisogna sfatare il mito. Si prenda l’esempio di Milano: Sta diventando la più importante città d’Italia, nonché la più attrattiva. Nel 2015 ha accolto l’Expo; l’idea veniva da un sindaco di centro-destra, Letizia Moratti e da un Presidente del Consiglio di centro-sinistra, Romano Prodi. Poi il Comune di Milano è passato al centro-sinistra ed il governo del paese al centro-destra. E in seguito è cambiato di nuovo. Ma il progetto dell’Expo è andato avanti nel corso degli anni, ogni volta grazie a una coalizione trasversale, a vari livelli.
Si trascura il capitolo 7, Perché lasciare alla Germania il monopolio della virtù, e ci si dedica all’ottavo, L’Euro vale molto più di una moneta. Nei sondaggi di opinione, l’euro e l’Europa vengono criticati aspramente. Ma, alla domanda se si debba abbandonare la moneta unica per tornare alle vecchie monete nazionali, la risposta prevalente è no. Tale impegno è una base solida da cui partire. La politica di Draghi ci sta dando una tregua; approfittiamone. La tregua ci deve permettere di consolidare il fondo di salvataggio degli Stati e di completare l’unione bancaria attraverso la creazione di una singola garanzia dei depositi … Bisogna poi dotare la zona euro di un ministro delle Finanze e trasformare il «Piano Juncker» in «Piano GrandEuropa» Questo servirebbe, per esempio, per i progetti in materia di banda larga, trasporto urbano ed istruzione: per esempio, estendendolo alla scuola superiore, rendere l’Erasmus non più un’attività limitata agli universitari, bensì un’opportunità per tutti i giovani europei di passare qualche mese a studiare in un altro paese (Si veda Nota 7). … Avendo ricoperto entrambi i ruoli, deputato nazionale ed europeo, ritengo che per democratizzare ancora di più l’espressione della zona Euro si debba aumentare la partecipazione dei parlamentari nazionali al processo decisionale comunitario. …. Grazie a questa esperienza diretta, essi saprebbero parlare meglio dell’Europa ai propri connazionali e renderebbero vacuo il ritornello dei propri governi, secondo cui «Bruxelles» li ostacola nell’approvazione delle loro richieste.
Si saltano, ancora, i capitoli 9 (Di fronte a Trump: diventare adulti), 10 (Immigrazione: cinque piste per uscire dalla crisi), 11 (Debruxellizzare) e 12 (Ai referendum preferisco la democrazia) e si riporta l’ultima frase di Per concludere – Proporre il meglio, non l’alternativa al peggio.
L’Europa è stata vincente quando era incarnata in progetti e persone che si misuravano sull’aspirazione al meglio e non erano presentati come alternativa al peggio. … È tempo che il pensiero critico si unisca alle passioni in una grande battaglia di idee e di valori. Perché non sosterremo l’Europa per una scelta obbligata, ma pensando ai nostri figli (Si veda Nota 8) e al loro futuro.
- Nota - Enrico Letta – CONTRO VENTI E MAREE - Idee sull’Europa e sull’Italia. il Mulino, 2017
- Nota - Ma il record Enrico Letta l’ha battuto con “Pierluigi Bersani, Enrico Letta – VIAGGIO NELL’ECONOMIA ITALIANA – Donzelli Editore, 2004”. È un libricino di 140 pagine, nel quale i due, già Ministri dell’Industria (Bersani dal maggio 1996 al dicembre 1999 e Letta dal dicembre 1999 al maggio 2001) e dello Sviluppo Economico (Bersani dal maggio 2006 al maggio 2008) e Parlamentari Europei nel 2004, descrivono un viaggio nelle crisi industriali contro il “declino” della politica. Mai in un libricino così striminzito ho trovato tanta ricchezza di idee: Ottomila chilometri in tre mesi, venti tappe di un giro d’Italia faticoso, come faticoso è il periodo …è l’incipit dell’Introduzione. È un andare (iniziato a gennaio 2004), taccuini alla mano, sui campi delle crisi per capirne le caratteristiche, per poter proporre delle soluzioni.
- Nota - Questa presentazione tiene anche conto di quanto detto da Enrico Letta l’8 maggio nell’Università Bocconi e successivamente presso il Centro San Fedele.
- Nota - Come suggeriva la Le Pen: uscendo dalla Ue e tornando (al massimo) al vecchio Franco o (al minimo) autorizzando il doppio corso (Franco per regolare i rapporti economici interni ed Euro per quelli verso l’estero).
- Nota - La frase esatta di Enrico Letta è stata: Con la Brexit ormai sulla via dell’entrata in vigore, e giacché il numero totale dei parlamentari europei resta fisso, restano liberi 73 Seggi del parlamento europeo. Cosa fare? Dare origine ad un mercato delle vacche per la ripartizione tra i 27 paesi dell’UE di tali seggi: 1 in più ai piccoli, 5 in più ai tre più grandi (ma la Germania pretende da sempre di avere 1 seggio in più di ciascuno degli altri)? O, invece, ragionare in grande e creare un unico Collegio Elettorale Europeo nel cui ambito: a) si presenteranno non i partiti (grandi, piccoli e piccolissimi) dei singoli Stati ma i Raggruppamenti già presenti nel Parlamento Europeo (PPE, PSE, etc.); b) la campagna elettorale, almeno in questo Collegio, si baserà sui problemi europei e non sarà (come ora) il riflesso dei problemi dei singoli Paesi e c) i cittadini d’Europa potranno votare direttamente almeno 73 parlamentari Europei (che, aggiunge il trascrittore, risponderanno direttamente agli elettori e non ai partiti di appartenenza).
- Nota - Nella conferenza al Centro San Fedele Letta dirà: Il G7 tra 10 (20 nel libro) anni non vedrà paesi Europei e dovremo riconsiderare i ragionamenti sull’Europa.
- Nota - Parlando al Centro San Fedele Letta è stato più esplicito: Finanziare tutte le famiglie europee al fine di mandare per tre mesi i ragazzi di sedici anni all’estero.
- Nota - Sempre parlando al Centro San Fedele Letta, a proposito di figli, ha detto: Non vorrei che crescessero in un ambiente regolato dai cinesi e dagli americani. Ed ha aggiunto: Questi discorsi non si possono fare in 140 caratteri.
22 novembre 2017