Puntare al futuro: merito e intelligenza collettiva

“Il tutto è maggiore della somma delle sue parti” sosteneva Aristotele nella sua Metafisica. La sfida è iniziata e vogliamo esserne promotori perché abbiamo le carte in regola per vincerla. Tutti insieme!

Bruno Villani

Presidente ALDAI-Federmanager

Un messaggio più che mai attuale non solo per un richiamo all’unità di intenti, visione e obiettivi, ma anche e soprattutto un invito all’aggregazione, a mettere a fattor comune le performance intellettive e cognitive, un assunto che sembra influenzare secoli dopo anche quella che oggi è stata definita dallo studioso francese Pierre Lévy come “intelligenza collettiva”
Nata dall’assioma di partenza per cui “nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa” e che "la totalità del sapere risiede nell'umanità", l’intelligenza collettiva trova il suo ideale nell’unione di intenti, nel legame sociale tra i singoli uniti dalla condivisione del sapere e aperti ai processi di collaborazione. Ed è proprio su questo desiderata, insieme alla valorizzazione del merito e dei talenti intesa come forte e voluta ricerca di competenze e valore in ogni ruolo, il messaggio agli associati di quest’anno. Enti, Manager, Associazioni, Istituzioni, Università e Imprese solo se coesi nella volontà di rinnovare e rinnovarsi, guidati dallo spirito e dall’impegno di mettere a fattore comune le proprie competenze e uniti nella valorizzazione del merito come pura virtute, possono costituire una combinazione unica per dare finalmente quel segnale di vitalità di cui il Paese e il sistema economico produttivo oggi più che mai necessitano.
Abbiamo un gran bisogno di acquisire una visione sistemica! 
Lo chiedono le imprese, che stanno vivendo la sfida di una rapidissima innovazione tecnologica che mette in discussione modelli produttivi e organizzazione del lavoro. Lo chiedono i manager, chiamati oggi a fronteggiare e cavalcare l’onda di una rivoluzione digitale inarrestabile.
Ecco allora che l’unità di intenti e di visione a cui siamo chiamati come manager, ma che deve coinvolgere anche le istituzioni, abbracciare il mondo accademico e quello delle imprese, diventa la chiave non solo per rimanere protagonisti all’interno dello scenario della competizione mondiale, ma anche per combattere e superare ogni forma di personalismo e relativismo e diventare noi stessi quel cambiamento che vogliamo vedere. Diventa quindi fondamentale rivedere, e se necessario abbandonare, politiche industriali conflittuali per favorire quel senso di cooperazione e regolamentazione che invece può e deve rafforzarci, finalizzato all'interesse generale e al bene comune. Nell’era della digital transformation siamo chiamati ad uno sforzo collettivo per cui si rende più che mai necessario un grande lavoro di squadra, facendo sistema con un unico grande obiettivo: la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.
La globalizzazione avanza e la Cina non resta indietro. Il Paese si sta creando sempre più spazi di azione all’interno del mercato globale. Se da un lato “One Belt One Road” sarà un modo per esportare ed affermare la capacità produttiva cinese nei Paesi attraversati dalla nuova Via della Seta, dall’altro il piano Made in China 2025 è destinato a portare l’industria cinese ad un rinnovamento radicale in un’ottica 4.0. 
Più vicino a noi, nell’Eurozona, la Germania vanta la maggiore industria in Europa con uno tra i più solidi comparti manifatturieri del mondo. Ed è anche per mantenere questo primato che il ministro tedesco dell’Economia e dell’Energia Peter Altmaier ha recentemente presentato la bozza della Strategia per l’industria nazionale 2030.
Se guardiamo tra le mura italiche, abbiamo davanti a noi un futuro per certi tratti ancora incerto, basti pensare che le dieci professioni oggi più richieste dal mercato non esistevano fino a 10 anni fa e il 65% dei bambini che ha iniziato le scuole elementari nel 2016 affronterà un lavoro di cui oggi non conosciamo ancora le caratteristiche. È altresì vero però che questa incertezza fa sì che tutto ancora si possa fare, organizzare, costruire e implementare, attraverso piani di investimento a lungo termine, ma anche e soprattutto attraverso noi manager, alla guida ogni giorno delle proprie aziende, in una Lombardia che è sempre stata la culla del rinnovamento del Paese, per dimostrare tutti insieme che è possibile, si può fare e si deve fare. Su un punto si riscontra grande convergenza come fattore critico di successo: c'è bisogno di sviluppare una nuova cultura d'impresa basata sulla managerialità. 
La sfida è iniziata e vogliamo esserne promotori perché abbiamo tutte le carte in regola per vincerla. Insieme. Tutti insieme!