Come commento ai Mercati Finanziari, oggi spaziamo da dove eravamo a opportunità e tendenze

Dove eravamo, dove siamo (G20 – COP26), dove saremo, implicazioni per gli investimenti, dai combustibili fossili all’energia verde, opportunità e tendenze.

Dove eravamo


Stiamo rapidamente lasciandoci alle spalle il decennio definito di “Nuova Normalità” seguito alla crisi finanziaria del 2008 – 2009 e precedente alla pandemia: è stato un periodo caratterizzato da crescita modesta ma stabile, inflazione al di sotto dell’obiettivo delle Banche Centrali, ridotta volatilità e buoni rendimenti finanziari.


Dove siamo: G20 – COP26

Il Covid ha accelerato alcuni primari fattori di cambiamento di lungo termine.
Gli sviluppi dell’ultimo anno confermano che le tensioni geopolitiche fra Stati Uniti e Cina si sono intensificate.

Il populismo e la polarizzazione sono in ascesa in molti paesi, ulteriormente alimentati da divisioni nella politica sui lockdown, vaccini e green pass.

Inoltre, la pandemia ha impresso una decisa accelerazione alla digitalizzazione e all’automazione ed è aumentata la sensibilità verso i problemi ambientali.

Temi di particolare rilevanza, testimoniata dal fatto che in questi giorni si è tenuto il G20 a Roma con ordine del giorno vaccini, crisi climatica e ripresa post pandemia riassunto con le 3 P (Persone, Pianeta, Prosperità).

Nei prossimi giorni vedremo anche l’incontro del COP26 a Glasgow, 6 anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi, prende il via la più importante conferenza sul cambiamento climatico. Quest’anno per la 26^ volta si riuniranno in Gran Bretagna oltre 30.000 delegati tra cui capi di Stato, esperti climatici e attivisti concentrati su 4 temi prestabiliti da discutere:
  1. Azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 per limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C
  2. Salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali
  3. Mobilitazione dei finanziamenti
  4. Collaborazione attiva alla realizzazione delle soluzioni.

Dove saremo

A fronte della crescente attenzione ai temi della sostenibilità, i governi e le imprese stanno intensificando le loro azioni di “decarbonizzazione” per azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 (anche se alcune Nazioni parlano di 2060 o 2070),

Nella fase di transizione continueranno le difficoltà nelle forniture e i picchi dei prezzi dell’energia che potrebbero rallentare la crescita e spingere al rialzo l’inflazione.

Le nuove tecnologie, la digitalizzazione, l’automazione, la gestione della sanità, la sicurezza informatica e non solo, porteranno esiti economici in generale migliori, creando nuova occupazione e incrementando la produttività negli ambiti di lavoro esistenti. Comporteranno tuttavia anche contraccolpi per coloro che vedranno scomparire le loro mansioni e che potrebbero non disporre di adeguate competenze per trovare un’occupazione altrove. Abbiamo letto che delle professioni che ci troveremo a svolgere nel 2030, almeno la metà oggi è ancora inesistente!

Un’altra tendenza potenzialmente trasformativa in corso è l’accresciuto impegno da parte delle autorità e delle società civili per contrastare le disuguaglianze di reddito, di ricchezza e rendere la crescita più inclusiva. Ne è un esempio la recente attenzione da parte della leadership cinese alla “prosperità comune” per ridurre i divari di reddito e ricchezza privata. Un altro esempio è la proposta del presidente americano di un provvedimento di spesa pubblica da 3500 miliardi di dollari da investire principalmente in misure di welfare.

Al contempo, in parte per la pressione di investitori sempre più attenti agli ESG (i fattori di sostenibilità ambientale, sociale e di governance) e in parte nel proprio interesse, molte imprese si stanno impegnando per migliorare le condizioni di lavoro, la struttura delle retribuzioni e la rappresentanza delle diversità nella forza lavoro.

Implicazioni per gli investimenti

Noi investitori ci dovremo confrontare con un contesto macroeconomico radicalmente differente; stiamo attraversando un cambiamento epocale: puntare a generare rendimenti finanziari salvaguardando il pianeta, reindirizzando il capitale verso un’economia verde.

Un contesto mondiale di cambiamenti rappresenterà un terreno più complesso rispetto al decennio precedente ma offrirà valide opportunità per gli investitori capaci di trarre benefici da quello che ci attendiamo essere un periodo di maggiore volatilità.

I fattori di lungo termine che hanno spinto verso il basso i tassi d’interesse (demografici, di equilibrio fra risparmi e investimenti e gli elevati livelli di debito), potrebbero perdurare.

Si prevede un contesto d’investimento in cui le tendenze macroeconomiche, i driver e i fattori di cambiamento associati agli alti livelli di debito determineranno una considerevole differenziazione fra aree geografiche e settori che comporteranno vincitori e perdenti.

In Asia, le prospettive di crescita più robusta e mercati dei capitali in sviluppo offriranno valide opportunità d’investimento nonostante i rischi associati al rallentamento della crescita in Cina e alle tensioni geopolitiche in corso. 

La risposta dell’Area Euro alla pandemia e l’adozione del Next Generation EU con cui l’Unione Europea finanzia la ripresa con un meccanismo comunitario accresce la prospettiva di sostegno fiscale comune in periodi di debolezza economica nonché di finanziamento degli obiettivi green dell’UE. È la prima volta che vediamo l’EU erogare finanziamenti comuni agli stati membri sotto forma di contributi a fondo perduto e prestiti.

Dai combustibili fossili all'energia verde

Il passaggio dai combustibili fossili all’energia verde, l’accelerazione nell’adozione di nuove tecnologie e i cambiamenti post-pandemia nelle filiere produttive determineranno anch’essi una serie di società in crescita ed altre in declino. I mutamenti del quadro normativo in materia ambientale porteranno con sé incertezza e complessità ma anche opportunità.

Il CEO di una grossa azienda americana nei giorni scorsi ha dichiarato che le prossime aziende che vedremo come leader globali non saranno motori di ricerca né aziende operanti nel comparto dei media, bensì aziende che svilupperanno idrogeno verde, agricoltura verde, acciaio verde e cemento verde.

Arrivare a zero emissioni nel 2050 richiederà una rivoluzione nella produzione di tutto ciò che consumiamo. Il processo di creazione di carburante, cibo, materiali da costruzione e tutti i bisogni materiali dell’umanità deve essere reinventato. Questo richiederà una grande quantità di investimenti, ingegno e innovazione.

Dario Viganò Referente Federmanager Como per il Servizio Finanziario

Dario Viganò Referente Federmanager Como per il Servizio Finanziario

Opportunità e tendenze

A livello mondiale siamo ancora lontani dal raggiungimento dell’obiettivo di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5-2 gradi Celsius pattuito nell’Accordo di Parigi.

Sono notevolmente aumentati gli impegni e i target di riduzione delle emissioni di CO2 ma le azioni necessarie per centrare quei target ambiziosi restano insufficienti. Il notevole capitale (politico, finanziario e umano) necessario per raggiungere gli obiettivi può avere effetti fortemente dirompenti per l’economia globale.

La concentrazione delle fonti di minerali e materie prime necessarie per le tecnologie che consentono di produrre energia pulita comporta un’eccessiva dipendenza da determinati paesi e filiere che richiede un bilanciamento fra la diversificazione delle forniture e il raggiungimento di un futuro a energia più pulita nel più breve tempo possibile.

Un’azione concertata per restare al di sotto del limite dei 2 gradi Celsius significa quadruplicare il fabbisogno di minerali per le tecnologie che producono energia pulita entro il 2040.

Il modo con cui nel mondo si garantirà un relativo equilibrio della domanda e dell’offerta di fonti energetiche sia tradizionali che innovative sarà di cruciale importanza per mantenere la stabilità sui mercati finanziari.

Le quote e le tassazioni di emissioni di CO2 introdotte dalle istituzioni renderanno le attività inquinanti sempre più costose e meno interessanti per i mercati finanziari.

 Nel complesso, la transizione energetica rappresenta un evento di portata storica in termini di dispiegamento di capitale. Misurare i rischi e le opportunità derivanti dalla transizione e le implicazioni per gli investimenti sarà sempre più cruciale.