Ricordiamo Beppe Fenoglio, a 100 anni dalla sua nascita

L'assemblea di Federmanager Cuneo, del 9 aprile 2022 ha ricordato la figura di Beppe Fenoglio nel centenario dalla nascita.

Fulvio D'Alessandro - Vicepresidente Federmanager Cuneo

Fulvio D’Alessandro

Vicepresidente Federmanager Cuneo
Eschilo, grande drammaturgo ateniese del V secolo avanti Cristo sosteneva, a ragione, che:
“In guerra la verità è la prima vittima
 
Norberto Bobbio ci ha detto che:
il compito degli intellettuali sta non già nel raccogliere certezze, bensì nel seminare  i dubbi
 
In questi giorni assistiamo da uno schermo ad un conflitto di cui conosciamo poco i reali contorni, le  vere ragioni, gli incomprensibili obiettivi...ciò che vediamo però, come reali, sono le sofferenze della povera gente.
 
Beppe Fenoglio (Alba 1922 – Torino 1963) ha raccontato la guerra, ha raccontato la sua terra,  ha raccontato il ciclo, quello di Jonny, fatto di impegno senza enfasi retorica, di sacrificio senza gloria, di verità mai di parte.
 
Per la sua onestà personale, per la sua indipendenza culturale e intellettuale è stato spesso inviso, criticato, a volte isolato e non solo da una parte dell’intellighenzia letteraria del tempo, ma anche e soprattutto da alcuni presunti intellettuali di partito.
 
La risposta è che, seppur solo dopo la prematura scomparsa, i suoi testi sono diventati dei classici, indispensabili per capire senza pregiudizi e aprire le menti come anni dopo è stato fatto da pochissimi scrittori e giornalisti non allineati. 

Gianni Censi e Fulvio D'Alessandro

Gianni Censi e Fulvio D'Alessandro

Fenoglio è stato una mirabile contraddizione: non aveva tratti fisici particolarmente estetici…aveva un viso più alla Ginetto Bartali, alla paolo Paolo Conte, alla Giovannino Guareschi. E’ stato inizialmente un partigiano garibaldino, poi delle formazioni autonome badogliane quindi mal visto proprio dalle formazioni comuniste Garibaldi.  Al referendum del 1946 votò monarchia e non Repubblica. Considerato da molti un provinciale “bugia nen” leggeva, traduceva, scriveva e parlava perfettamente l’inglese per quanto non fosse mai stato in Inghilterra. Dichiaratosi agnostico fece scandalo, nel 1960, la decisione di non sposarsi in chiesa, ma invece in  Comune con tanto di rifiuto del sindaco di allora. Studi liceali e universitari classici non si è mai laureato per quanto avesse un’estesa cultura. Non frequentava i salotti buoni della nomenclatura italiana, ma lavorava per una ditta di vini e liquori dell’albese. Purtroppo non ha vissuto di grande fama in vita, ma solo dopo la sua scomparsa.
 
Dalla sua opera più nota, “Il Partigiano Jonny”  ho tratto due appunti che amo profondamente in cui i luoghi e l’impegno civico emergono poeticamente nel mondo della terra e della guerra.
 
La notte era un oceano. 
Un vento polare dai rittani di sinistra spazzava la sua strada, obbligandolo a resistergli con ogni forza per non essere catapultato nel fossato di destra.
Tutto insieme, anche la morsa del freddo e la furia del vento e la cecità della notte, concorsero ad affondarlo in un altogridante orgoglio.
Io sono il passero che non cascherà mai!
Io sono l’unico passero!
 
Partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l’avrebbe aiutato nel suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com’è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana. 
E nel momento in cui partì, si sentì investito in nome dell’autentico popolo d’Italia, ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire, a decidere militarmente e civilmente.
Era inebriante tanta somma di potere, ma infinitamente più inebriante la coscienza dell’uso legittimo che ne avrebbe fatto.
Ed anche fisicamente non era mai stato così uomo, piegava erculeo il vento e la terra.

Nel 2005 l’Università degli Studi di Torino gli ha tributato, postuma, la Laurea Honoris Causa in Lettere con questa motivazione:
 
La Facoltà propone che a Beppe Fenoglio, 
scrittore che già annoveriamo tra i “classici”, 
e certamente tra i massimi del Novecento, 
venga com’era sua speranza “portata a casa” (post mortem) 
la laurea in Lettere, a riconoscimento della sua grandezza assoluta
 
Faccio notare il “portare a casa” che è un voluto richiamo al nostro dialetto e al concetto fondamentale del diploma, della laurea, del pezzo di carta bollato e firmato tipico della nostra cultura rurale:      
“varda d’purtè a ca’ il toc d’carta”…

Ringrazio la “Fondazione Beppe Fenoglio” per il filmato inviatoci  e ringrazio tutti voi per l’attenzione.
 
Ricordiamo Beppe Fenoglio, a 100 anni dalla sua nascita