Vincere la sfida della competitività in Lombardia e in Europa

Si è svolto a Bruxelles presso il Comitato delle Regioni lo scorso 24 settembre, l’evento “Lombardia, Europa. Vincere la sfida della competitività”, che ha visto la partecipazione di oltre 200 stakeholder e rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee

 

Nel saluto iniziale l’Ambasciatore Vincenzo Celeste, Rappresentante Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea ha salutato con favore l’iniziativa della Lombardia, uno dei principali poli produttivi europei, di mettere a tema la competitività e la difesa del modello economico e sociale europeo in un periodo di forte turbolenza geopolitica e di radicali cambiamenti della programmazione europea.

La proposta di prossimo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2035 della Commissione Europea è infatti ambiziosa, ma introduce sostanziali modifiche alla Politica di coesione e alla Politica Agricola Comune, che suscitano forti perplessità da parte del Parlamento europeo, del sistema delle Regioni e di molti Paesi membri.

Oltre al ridimensionamento delle risorse dedicate a queste politiche – dai 2/3 a metà del bilancio per il periodo 2028-2035 - desta preoccupazione la creazione di un Fondo unico correlato a un Piano nazionale e regionale per ciascun Stato membro, con un forte allineamento alle priorità indicate dalla Commissione, una marcata flessibilità nella destinazione delle risorse e un modello performance based simile a quello del PNRR e collegato alla realizzazione di riforme strutturali su base nazionale. 

Nelle sue conclusioni e in un successivo incontro bilaterale, l’Ambasciatore ha ribadito la necessità di un raccordo stretto per monitorare l’andamento delle trattative tra Commissione, Parlamento e Consiglio.

Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, intervenuto in rappresentanza della Presidente del Comitato Europeo delle Regioni Kata Tüttö, ha ribadito che le politiche di coesione sono quelle più efficaci a livello territoriale e le più riconoscibili come politiche europee a livello locale: sarebbe paradossale che la Commissione Europea volesse davvero ridimensionarle nel prossimo settennio.

Inoltre, la ventilata centralizzazione di tali politiche non ne garantisce un miglioramento, ma anzi riduce la capacità e la velocità della loro attuazione sui territori, rischiando di generare una contrapposizione tra enti locali.

L’Europa che funziona è l’Europa delle Regioni e il Comitato delle Regioni si opporrà fermamente a una proposta di Quadro Finanziario Pluriennale e di politiche che non coinvolgano primariamente nella loro governance la dimensione territoriale e locale. 

Gli interventi dei rappresentanti di Regione Lombardia

Aprendo i lavori della giornata, il Presidente Attilio Fontana ha confermato che la Lombardia è tra le prime regioni manifatturiere d’Europa ed è l’unica italiana a essersi dotata di una propria politica industriale: nel 2024 sul territorio regionale sono stati realizzati 96 progetti d’investimento su 249 complessivi in Itali, e negli ultimi 5 anni gli investimenti lombardi hanno mantenuto stabilmente una quota tra il 35% e il 45% del totale nazionale, Fontana ha inoltre ribadito che le Regioni e i territori sono più capaci degli Stati centrali di fare politiche industriali, agricole, formative e di programmare, attuare, realizzare e mettere a terra le risorse che arrivano dall’Unione Europea. Gli esempi nei settori dell’automotive – dove le politiche europee hanno portato a una diminuzione dei volumi di quasi il 16% e dove la Lombardia ha promosso la costituzione della Automotive Regions Alliance, che vede 40 regioni europee coinvolte –, dell’acciaio o della chimica, che per il 98% è presente nella manifattura e che vede la Lombardia alla testa di ECRN, il Network delle Regioni Chimiche Europee, ci dicono che alcune delle politiche europee vanno profondamente ripensate, perché stanno mettendo a rischio l’eccellenza dell’Europa in questi settori sulla base di scelte fatte in un altro momento storico e in un quadro geopolitico che oggi è completamente mutato. 

La proposta di nuovo Quadro Finanziario Pluriennale della Commissione ridimensiona la Politica di Coesione e la Politica Agricola Comune – che pesano poco più della metà del totale, quando prima erano i 2/3 del bilancio europeo – e ne concentra la gestione all’interno di piani e strategie gestiti a livello nazionale.

Occorre fare squadra tra regioni italiane, con le altre regioni europee, coinvolgendo anche il Parlamento Europeo, per evitare che il modello del PNRR – che ha scavalcato e marginalizzato le regioni – venga applicato anche alla programmazione europea del prossimo settennio, riducendo il ruolo delle regioni a meri beneficiari o attuatori delle politiche nazionali con fondi europei.

La giornata è poi proseguita con il dialogo tra Raffaele Cattaneo, Sottosegretario alle Relazioni Internazionali ed Europee, e Daniel Gros, Direttore dell’Institute for European Policymaking dell’Università Bocconi, moderati dalla Professoressa Francesca Ferrari dell’Università dell’Insubria, dal titolo Un’Europa in trasformazione: i driver del cambiamento.

Nel dialogo è emerso il profondo cambiamento del ruolo dell’Europa nel mondo negli ultimi decenni: è quindi necessario che le politiche ambientali coniughino innovazione e sostenibilità economica e sociale, per non compromettere la capacità industriale. Gli investimenti europei dovrebbero essere concentrati sulle eccellenze tecnologiche e produttive che caratterizzano il nostro continente, rafforzando le condizioni di contesto favorevoli alle imprese innovative.

Va ritrovata una chiara identità europea, recuperando le radici culturali e storiche dell’Unione, evitando il predominio degli Stati nazionali sull’Europa dei popoli e delle Regioni e la riduzione dell’UE a mero apparato burocratico.

I lavori proseguiti dai tavoli tematici.

Nel panel Manifattura, competitività e autonomia strategica, presieduto dall’Assessore allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, i rappresentanti del sistema economico lombardo hanno presentato le criticità e le urgenze del mondo produttivo. In Europa, infatti, è a rischio non solo la competitività globale, ma la stessa tenuta del tessuto industriale. È emersa la necessità di ridurre i costi energetici e di garantire condizioni eque di accesso e concorrenza nei mercati.

Particolare attenzione è stata posta al settore automotive, colpito dalla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e dalla chiusura di numerosi impianti. Si è sottolineata l’urgenza di un cambio di rotta, riconoscendo nella pratica il principio di neutralità tecnologica, ampliando il concetto di “zero emissioni” e considerando l’intero ciclo di vita dei veicoli.

I relatori hanno inoltre ribadito l’esigenza di introdurre strumenti più efficaci di tutela rispetto alle importazioni da Paesi extra-UE, in particolare dalla Cina, che non rispettano le normative europee. Come esempio concreto è stato citato il settore siderurgico. 

Parallelamente, è stata richiesta una forte accelerazione nella semplificazione normativa, soprattutto a favore delle micro, piccole e medie imprese, migliorando le analisi preventive degli impatti dei provvedimenti prima della loro approvazione. È inoltre stato sottolineato come per il sistema produttivo lombardo sia prioritario adottare una logica di filiera, in continuità con la politica regionale che sostiene e rafforza le filiere anche attraverso le risorse dei Fondi strutturali.

Infine, è stata espressa ferma contrarietà alla proposta della Commissione di istituire un Fondo unico nazionale, che centralizzerebbe la governance e metterebbe a rischio il principio di sussidiarietà. 

Nel panel Diritto a rimanere: l’esperienza della Strategia delle Aree interne in Lombardia e la sfida dell’housing a prezzi accessibili, presieduto dall’Assessore agli Enti locali, Montagna, Risorse energetiche, Utilizzo risorsa idrica Massimo Sertori e dall’Assessore alla Casa e Housing sociale Paolo Franco, si è approfondito il concetto di “right to stay”, recentemente introdotto dalla Commissione Europea, allargando il concetto anche al tema del diritto di tornare o arrivare, declinato con riferimento alle aree geografiche marginali – come le aree interne che si contraddistinguono per contrazione demografica e carenza di servizi – così come alle aree urbane, considerando, ad esempio, le caratteristiche eterogene di quartieri periferici o le condizioni di comuni di cintura.

Il tavolo La sfida delle competenze: ricerca, università, formazione, lavoro, presieduto dall’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Simona Tironi, ha approfondito assieme ai rappresentanti del sistema universitario lombardo e del mondo della formazione e del lavoro le politiche regionali di ricerca e innovazione, il ruolo della formazione professionale e delle politiche attive del lavoro come veri e propri motori di sviluppo.

Il modello lombardo si fonda su tre pilastri: al centro vi è la persona, con la libertà di scelta formativa e professionale e un accompagnamento lungo tutto l’arco della vita; le competenze sono la leva di sviluppo, perché rafforzano l’occupabilità e favoriscono l’innovazione; la governance multilivello integra formazione, università, imprese, istituzioni e Terzo Settore, creando un ecosistema che valorizza la responsabilità condivisa. Grazie a questo approccio, la Regione ha potuto consolidare un sistema formativo solido, capace di rispondere ai fabbisogni reali dei settori produttivi.

L’avvento dell’intelligenza artificiale sta cambiando il lavoro e la vita quotidiana. 

Accanto alle competenze tecniche diventano cruciali quelle trasversali: per questo la Lombardia ha già avviato percorsi formativi che hanno coinvolto più di 5.000 docenti e istituito un Board di esperti che ha elaborato linee guida dedicate all’insegnamento dell’IA nelle scuole e intende introdurre queste applicazioni anche nei centri di formazione professionale.

I numeri confermano la bontà del modello lombardo: tra il 2019 e il 2024 oltre 369.000 giovani hanno frequentato percorsi di Istruzione e Formazione Professionale. 

La filiera prosegue con gli ITS Academy, che rappresentano la frontiera più avanzata dell’offerta formativa. Oggi in Lombardia sono attivi 27 ITS Academy, con 208 corsi e oltre 8.300 studenti e l’89% dei diplomati trova lavoro entro 12 mesi, nel 93,8% dei casi in coerenza con il percorso di studi.  Nessun altro percorso post-diploma raggiunge risultati comparabili. 

Dote Unica Lavoro – giunta alla sua quinta fase – continua ad assicurare una presa in carico personalizzata, anche per chi si trova fuori dai circuiti ordinari, mentre il Programma GOL – Garanzia Occupabilità dei Lavoratori è attiva per oltre 360.000 cittadini in Lombardia, con 212.959 doti attivate e un focus specifico sulle persone fragili, le donne, i NEET, i disoccupati di lunga durata. A queste misure si affianca la Formazione continua, che nella sua prima edizione ha coinvolto 2.975 imprese lombarde e oltre 24.500 lavoratori, mentre la seconda edizione, attualmente in corso, ha già registrato 7.454 domande presentate a livello regionale. 

Un altro fronte cruciale è il contrasto alla dispersione scolastica e universitaria: Regione Lombardia ha sottoscritto un Protocollo con Università, ITS, Confindustria e Assolavoro per il recupero di chi ha abbandonato l’università e per il rafforzamento dell’istruzione tecnologica superiore e grazie ai fondi PNRR sono stati finanziati programmi di reinserimento formativo per giovani tra i 15 e i 25 anni.

Il programma Garanzia Giovani tra il 2014 e il 2023 ha interessato oltre 180.000 NEET con un tasso di attivazione superiore al 90%, mentre ora la misura principale è il Programma GOL, grazie al quale da aprile 2023, più di 46.000 giovani under35 sono stati presi in carico, oltre 10.000 hanno completato un percorso formativo e circa 5.000 di questi in ambito digitale. 

Anche il sistema universitario è pronto per fare squadra creando un dialogo con gli ITS per dare un futuro ai giovani in termini di orientamento e prospettive occupazionali. Università e ITS sono parte della stessa filiera che offre ai ragazzi una formazione di valore anche in una prospettiva internazionale: per continuare a fare questo anche in futuro occorre che l’Unione Europea continui a garantire risorse adeguate.

Il territorio lombardo e i suoi attori – istituzioni, università, centri di ricerca, aziende – sono consapevoli dell’importanza delle sinergie, di fare sistema e di lavorare verso obiettivi comuni; un esempio concreto è MIND, un ecosistema di idee, iniziative, competenze, una vera e propria cittadella dell’innovazione dove i soggetti coinvolti lavorano insieme per offrire formazione di qualità, fare ricerca di frontiera e sviluppare innovazione a tutti i livelli.

La Regione Lombardia punta quindi su un modello integrato di istruzione, formazione e politiche attive, capace di trasformare le sfide delle transizioni digitale, verde e demografica in opportunità di crescita, inclusione e benessere. Solo così la formazione potrà diventare davvero la forza trainante della competitività e della coesione sociale ed europea.

Il Panel Nuovo MFF, presieduto da Marco Alparone, Vicepresidente e Assessore al Bilancio di Regione Lombardia, ha esaminato opportunità, sfide e prospettive rispetto alla proposta sul Multiannual Financial Framework 2028-2034 della Commissione Europea dal punto di vista finanziario (risorse e modalità di accesso), dal punto di vista del bilancio regionale e del ruolo che può avere la filiera del credito. Secondo il tavolo, la proposta della Commissione Europea andrebbe in una direzione che cerca di bilanciare le novità semplificative e il mantenimento di quell’impianto ad architettura aperta lanciato con InvestEU nella programmazione corrente.

Il tavolo Ambiente, sistemi verdi, competitività, sostenibilità, presieduto dall’Assessore Ambiente e clima Giorgio Maione con un contributo video dell’Assessore Territorio e Sistemi verdi Gianluca Comazzi, ha affrontato i temi dell’adattamento climatico, della difesa del suolo, delle bonifiche e della biodiversità in un approccio integrato per la resilienza territoriale, cercando di rispondere alle domande di finanziamento da parte delle realtà locali  - che sono le più colpite dagli impatti del cambiamento climatico - e di strumenti adeguati agli impatti sempre più estremi. 

È stata avanzata una generale richiesta di revisione di alcuni passaggi del Green Deal e di alcune politiche della transizione ecologica considerando sia la situazione geopolitica internazionale che alcune rigidità che rallentano e penalizzano la competitività delle imprese italiane.   

La via lombarda verso una transizione ecologica deve coinvolgere tutti gli attori della società civile e del mondo imprenditoriale, avendo particolare attenzione alla declinazione della sostenibilità anche sotto l’aspetto economico e sociale, oltre che ambientale. Il mondo delle imprese lombardo è già protagonista di questa transizione che deve avvenire gradualmente, senza perdite di competitività del sistema e con incentivi europei, nazionali e regionali adeguatamente finalizzati. Che le imprese siano già lungo questa traiettoria è testimoniata dal fatto che circa il 40% della nuova occupazione riguarda i green jobs.

Il tavolo Agricoltura e sicurezza alimentare, presieduto dall’Assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi, ha visto il dibattito concentrarsi principalmente sulla proposta della Commissione per la nuova PAC e sugli altri temi cruciali per un’agricoltura competitiva e sostenibile.

Innanzitutto si è rilevato come il previsto taglio delle risorse del 30% per la politica agricola porti ad una marginalizzazione del settore proprio nel momento in cui deve affrontare sfide cruciali e rischia di generare frammentazione normativa e disparità di approccio tra gli Stati membri: per questo va mantenuto un ruolo attivo delle Regioni nella definizione e nella gestione delle politiche agricole europee, potendo vantare esperienze virtuose in ambiti come la gestione idrica, l’utilizzo del digestato, l’energia rinnovabile. 

In un contesto di accordi commerciali complessi, l’UE deve investire nella promozione delle eccellenze alimentari nei mercati internazionali, promuovendo allo stesso tempo il rispetto dei requisiti europei per i prodotti importati e garantendo la reciprocità di trattamento e il mantenimento degli standard europei.

Conclusioni

Nella sessione conclusiva Antonella Sberna, Vicepresidente del Parlamento Europeo, ha ricordato che la Lombardia è tra le Regioni virtuose, in grado di programmare e spendere efficacemente le risorse europee dando servizi reali ai cittadini.

Raffele Fitto, Vicepresidente Esecutivo della Commissione Europea ha sottolineato che, a seguito del Rapporto Draghi sulla competitività, la Commissione Europea ha varato come primo atto del suo insediamento la Bussola della competitività e creato il Fondo per la competitività, ma soprattutto ha legato la competitività allo sviluppo dei territori: con la revisione di medio termine della Politica di coesione 2021-2027 la competitività è stata inserita tra le priorità e tra le aree di intervento ed è stata introdotta la possibilità di utilizzare le risorse della Politica di coesione per potenziare la competitività regionale, con un sistema di incentivi.

Nelle sue conclusioni il Presidente Attilio Fontana ha rimarcato che con l’iniziativa Lombardia, Europa. Vincere la sfida della competitività la Lombardia si è presentata a Bruxelles come sistema, chiedendo con forza alle istituzioni europee che la Politica di coesione e la sua impostazione territoriale non vengano penalizzate dal nuovo Quadro Finanziario Pluriennale.

Per ottenere un ripensamento occorre essere uniti e far sentire costantemente la voce della Lombardia, dell’istituzione e degli stakeholders, a Commissione, Consiglio e Parlamento e verranno intraprese azioni sia a livello politico sia a livello tecnico verso la Commissione europea per rappresentare le istanze della Lombardia, dei suoi stakeholder e dei suoi territori.

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