Il manager smarrito

Quale futuro per i/le manager?

Di Giuliano Allegri

Presidente Federmanager Verona
Un titolo che contiene una domanda, cosa vogliamo esprimere con queste parole? Quale dilemma ci pongono e che soluzioni esistono per quello che si può ritenere un problema per la nostra categoria? Stiamo vivendo un cambiamento radicale in alcune aziende della nostra regione, territorio che ha espresso negli anni un fiorire di attività imprenditoriali legate alle intuizioni di quello che noi veneti chiamiamo “el paron”.

Intuizioni che si sono sviluppate con impegno e sacrificio creando un tessuto industriale che ha portato ad una crescita economica diffusa ma con fondamenta deboli, poiché spesso si è sottovalutata l’importanza di far crescere un ricambio generazionale o manageriale adeguato che possa dare continuità all’impresa.

Il panico che coglie un imprenditore nel momento in cui si rende conto che non esiste un ricambio generazionale che possa affiancarlo e sostituirlo o, se esiste, non è interessato alla gestione dell’azienda o non ne ha le capacità, lo porta ad affrontare scelte a volte anche dolorose ma inevitabili, come la cessione dell’impresa o parte di essa. Quando questo avviene, e spesso a subentrare è un fondo di investimento, il cambiamento è radicale. Un cambiamento che sconcerta i manager che operano in azienda con impegno e che per anni hanno condiviso le scelte imprenditoriali ed affiancato la proprietà, supportandola nella crescita e nello sviluppo.
Giuliano Allegri, Presidente Federmanager Verona

Giuliano Allegri, Presidente Federmanager Verona

Cambia la visione strategica privilegiando l’aspetto finanziario e trascurando la parte industriale. Spesso i fondi hanno una visione di breve termine con obbiettivi di margini e utili a discapito di una prospettiva di crescita strutturale di medio/lungo periodo. Reputano che una riduzione dei costi, costituita anche da tagli pesanti nelle risorse umane, possa portare nel breve al raggiungimento degli obbiettivi senza preoccuparsi per il futuro dell’azienda. Il manager che si trova improvvisamente ad operare in questa nuova realtà, dove il suo interlocutore non è più il proprietario con cui ha lavorato fianco a fianco per anni, che ne ha condiviso le scelte e con cui ha collaborato per la crescita dell’azienda, ma un A.D. estraneo alla realtà umana dell’impresa e che vive e lavora in base ai numeri, rimane completamente spiazzato. 

E a questo punto, spesso nell’ottica della riduzione dei costi, viene informato che non sarà più necessario all’azienda.

Negli ultimi anni ho incontrato alcuni di questi manager, scoprono l’esistenza di Federmanager quando si trovano ad affrontare la chiusura di un rapporto di lavoro e “finalmente” capiscono l’importanza di un’associazione nata e cresciuta per tutelarli, dell’importanza di un contratto che attraverso le norme che regolamentano la cessazione involontaria di un rapporto di lavoro può garantire un equo risarcimento economico.
Purtroppo, molti dirigenti ancora non colgono l’opportunità di far parte di questa associazione che, al di là delle tutele che possono essere messe in atto alla cessazione di un rapporto di lavoro, può anche fornire un supporto significativo per quanto riguarda sanità e previdenza integrativa, oltre a dare accesso all’outplacement, strumento ancora troppo poco usato.

Nostro compito è quello di promuovere con sempre più autorevolezza ed efficacia i nostri servizi e le nostre competenze, facendo del lavoro di squadra e della disponibilità reciproca la nostra forza.