Serve anche soffermarsi su notizie positive: l’economia del mare offre dati favorevoli
L’economia del mare nel 2021 ha prodotto ricchezza per quasi 56 miliardi di euro in Italia
Daniele Damele
Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia
Nel Nordest italiano ci sono molte imprese la cui attività è legata all’economia del mare che incide per oltre il 10% sul totale nazionale. È quanto emerge dal decimo rapporto di settore realizzato dal Centro Studi Tagliacarne per la Camera di Commercio Frosinone Latina, Informare e Unioncamere. Particolarmente rilevanti sono le imprese che fanno capo ad aziende che offrono servizi di alloggio e ristorazione, al pari delle realtà che compongono la filiera della cantieristica, capitanata dal leader nazionale Fincantieri con sede a Monfalcone in Friuli Venezia Giulia. Seguono a distanza le imprese della filiera ittica, delle attività sportive e ricreative, le imprese che si occupano di movimentazione merci e passeggeri via mare, quelle che effettuano attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, con le restanti due riconducibili all’industria delle estrazioni marine.
Lo studio segnala che l’economia del mare nel 2021 ha prodotto ricchezza per quasi 56 miliardi di euro in Italia, un valore del 9,3% superiore al primo anno pandemico. Dunque la ripresa c’è, anche se gli analisti segnalano come non siano ancora stati raggiunti i livelli pre-Covid.
In Italia vi sono in tutto 225mila attività imprenditoriali della blue economy, il 3,7% delle imprese totali. Approfondendo i dati, si scopre che i servizi di alloggio e ristorazione fanno la parte del leone con 107mila imprese che insieme alle attività sportive e ricreative (33.684 imprese) rappresentano il 62,4% dell’imprenditoria blu.
Segue la filiera ittica (33.601), con un peso del 15%, tallonata dalla cantieristica 13% (28.489). In termini assoluti, il 47,9% delle imprese dell’economia del mare, si trova nel Mezzogiorno, un altro 26,2% al Centro, mentre si attesta al 14,8% la quota del Nordest e all’11,2% la quota del Nordovest. Il Lazio è al top per numero di imprese del Sistema mare (15,5%) con Roma che guida la classifica provinciale con quasi 30mila aziende del settore (13%). Trieste si piazza al 39esimo posto, con 1.928 imprese attive nell’economia del mare.
Come altrove, la quota maggioritaria (oltre la metà) è composta da aziende che offrono servizi di alloggio e ristorazione, ma spiccano le 227 realtà attive nel comparto della cantieristica. Quanto ai sotto-settori, quello dei servizi di alloggio e ristorazione pesa di più al Centro 52,8% e nel Mezzogiorno 49,9%. Mentre la filiera ittica mostra valori superiori alla media soprattutto nel Nordest (il 23,9%) e in parte anche nel Sud (15,8%).
Dopo il drastico calo del 2020 che aveva fatto segnare perdite per 8 miliardi di euro, il settore ha invertito la tendenza, segnalano dal Centro Studi Tagliacarne. Se si considera la ricchezza attivata indirettamente si arriva a 156,7 miliardi complessivi. Le buone performance del settore turistico e della logistica, due componenti molto importanti per l’economia del mare, inducono a ritenere che anche nel 2022 ci saranno risultati molto incoraggianti che porteranno il settore a superare, già quest’anno, i valori del 2019.
Per chi scrive dal Friuli Venezia Giulia quando si parla di economia del mare, come accennato, si parla soprattutto di Fincantieri, un colosso economico di forte impatto che per Federmanager significa da sempre moltissimo.
Sono tanti i dirigenti che hanno operato e operano in questa società e hanno contemporaneamente fatto la storia di Fincantieri. Accanto a loro non possiamo, in questa fase non citare un’altra impresa molto legata a Federmanager: Wartsila le cui sorti sono, oggidì, molto delicate a causa delle decisioni unilaterali adottate dalla proprietà finlandese. Sulla vertenza Wartsila rinvio al servizio che si trova nelle pagine del Friuli Venezia Giulia a cura di Carlo Minisini, consigliere del direttivo di Federmanager FVG e già dirigente di Wartsila.
21 settembre 2022