Industria 4.0: la rivoluzione si fa con le persone
Sintesi dell’intervento del Prof. Marco Taisch all’Assemblea ALDAI-Federmanager 2019. Se il paese non investe in tecnologie digitali perde l’opportunità di aumentare la produttività e metterà a rischio l’occupazione.
Marco Taisch
Professore ordinario Politecnico di Milano Dipartimento Ingegneria Gestionale e Presidente del Competence Center MADE
Il Politecnico di Milano e l’Università Bocconi sono frequentate da studenti di tutte le provincie d’Italia e il nostro Politecnico è l’ateneo con il più veloce ritorno dell’investimento. Quindi investire in formazione rende non solo nel lungo, ma anche nel breve periodo.
Le tecnologie della quarta rivoluzione industriale stanno cambiando le fabbriche e i contesti lavorativi delle aziende. Se la prima rivoluzione industriale è iniziata con l’uso dell’acqua e del vapore, per generare energia in grado di muovere le cose, e la seconda è caratterizzata dall’energia elettrica, con la terza rivoluzione è iniziato lo sviluppo di strumenti di calcolo e controllo con computer e PLC.
Credo che la quarta rivoluzione sia in realtà una rivoluzione prima di tutto sociale, molto più veloce delle precedenti e quindi senza aggiornamento continuo si rischia di essere “tagliati fuori”. Questa rivoluzione rischia di dividere ed escludere persone e paesi che non aggiornano le competenze e le infrastrutture. Il processo di diffusione del digitale non è avvenuto dalla fabbrica alle case, ma al contrario ha connesso prima le persone e poi le macchine nelle imprese con le stesse tecnologie.
Queste tecnologie offrono una grande opportunità, per il secondo paese manifatturiero europeo e per la Lombardia, terza regione europea, se sapremo aggiornare rapidamente le competenze. I meccanismi di incentivazione fiscale hanno prodotto effetti significativi sugli investimenti, 10 miliardi nel 2017 e oltre 3 miliardi di software, con incremento del PIL di 1,7% e aumento della produttività del lavoro. Ma l’aspetto critico sono le competenze per poter sfruttare al massimo le nuove macchine in logica 4.0.
Analizzando le esigenze delle imprese abbiamo individuato più di 200 nuove competenze che serviranno entro i prossimi dieci anni per rispondere a circa 250 mila nuove posizioni, che rimarrebbero scoperte, mentre aumenterebbe la disoccupazione per obsolescenza. È quindi importante formare chi è al lavoro per evitare questo paradosso.
Il paese, caratterizzato da una cultura fortemente umanistica, non si è reso conto che il sistema economico richiede maggiore preparazione scientifica e tecnica STEM. Per troppo tempo abbiamo dato messaggi “tecnofobi” ai giovani dicendo che “la tecnologia genera disoccupazione”, ma questa e la più grande “baggianata” che si possa dire; e lo confermano i più bassi tassi di disoccupazione al mondo della Germania e Corea del Sud, che hanno i più elevati tassi di robot per abitante.
Investire in tecnologie digitali rende più competitivi e permette di aumentare i volumi produttivi con aumento dell’occupazione. L’aumento di personale per effetto dell’aumento di competitività è nettamente superiore alla riduzione di personale per effetto dell'automazione, rendendo il saldo complessivo decisamente interessante dal punto di vista economico ed occupazionale. Investire in tecnologie digitali nelle imprese vuol dire creare occupazione e benessere sociale, questa evidenza deve essere fatta propria dalla politica.
14 giugno 2019