Autonomia Armonizzata - Indirizzo di saluto
Convegno sulla ripresa per puntare all’eccellenza - 9 giugno 2021
On. Mariastella Gelmini
Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie
Ringrazio la Confederazione Italiana della Dirigenza e delle Alte professionalità e il Presidente Mario Mantovani per l’invito all’incontro odierno. Purtroppo impegni istituzionali non mi consentono di partecipare, come avrei voluto.
Già nel titolo il Vostro evento coglie nel segno: da un lato, pone al centro l’autonomia, il cui rilievo nell’agenda delle Istituzioni e nel dibattito pubblico sta tornando centrale; dall’altro lato, con l’aggettivo “armonizzata”, ne declina il concetto mettendo a sistema le ragioni della solidarietà con quelle del merito.
Il riconoscimento di competenze ulteriori ai territori, il rafforzamento del binomio potere-responsabilità, la valorizzazione e responsabilizzazione delle classi dirigenti e del tessuto socio-economico locale, il principio di sussidiarietà, la necessità di congegni perequativi che garantiscano una omogeneità materiale nei diritti di cittadinanza: sono questi a mio avviso i pilastri su cui deve reggersi un corretto approccio regionalista.
Sono infatti persuasa che uno standard uniforme di diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale sia un valore politicamente, prima ancora che giuridicamente, non negoziabile. Spetta allo Stato definire e tutelare i livelli minimi essenziali, il “pavimento” al di sotto del quale non si può scendere, e rispetto al quale nessuna differenziazione territoriale è possibile. Tutte le Regioni devono contribuire, secondo le proprie possibilità, e beneficiare, secondo le proprie necessità, del sistema di redistribuzione delle risorse.
Parimenti l’impianto regionalista non è e non può essere inteso come una gabbia o una “camicia di Nesso” per soffocare le realtà virtuose e gli amministratori capaci.
Occorre dunque guardare con favore al riconoscimento di forme e condizioni ulteriori d’autonomia, alle Regioni che si mostrino motivate e capaci di gestirle a livello di legislazione e di amministrazione.
Il riconoscimento del merito è una scintilla che può innescare una sana e fisiologica competitività, che fa bene a tutto il Paese.
L’autonomia, nella mia, visione è un gioco “a somma positiva”, in cui tutti i soggetti coinvolti vincono.
In poche parole: meno Stato invadente, dove non serve, e più Stato efficiente, dove serve.
Ma l’autonomia è anche qualcosa in più. Il regionalismo e l’autonomia consentono di creare laboratori locali delle eccellenze, valorizzando le specificità per poi creare modelli virtuosi, che possano fungere da traino per le altre Regioni e lo Stato. L’autonomia e il regionalismo sono meccanismi di crescita collettiva in cui tutti possono beneficiare dello sviluppo e del progresso frutto dell’impegno di ciascuno.
Il nodo centrale di raccordo delle due istanze è la definizione dei fabbisogni e dei costi standard, e l’abbandono del costo storico che, alla prova dei fatti, ha prodotto il risultato di sclerotizzare le inefficienze e le diseguaglianze.
Non vi è dubbio, dunque, che attraverso l’autonomia passi tanta parte della complessiva riforma del sistema Paese, non solo sotto il profilo dell’architettura istituzionale, ma anche del concreto funzionamento della macchina pubblica e degli spazi che in essa le eccellenze pubbliche e private potranno trovare. A noi il compito di far sì che questa autonomia passi dalle parole ai fatti, attraverso linee politiche e soluzioni giuridiche effettivamente in grado di realizzarla e declinarla secondo il criterio dell’armonizzazione fra tutti i fattori coinvolti.
Nella speranza che questo mio contributo possa essere utile al Vostro dibattito, formulo a tutti i presenti i migliori auguri di buon lavoro.