Siamo europei
Le elezioni europee sono l'occasione per partecipare attivamente alle prospettive di sviluppo economico e sociale dell'Europa.
Teresa Lavanga
Direttore CIDA
Apro queste riflessioni condividendo il pensiero della Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola: “In vista delle elezioni europee dobbiamo essere onesti sui nostri fallimenti e sui nostri successi, imparare da essi. L’Unione non è perfetta, ma di certo possiamo ancora migliorarla. Per questo, ovviamente, abbiamo bisogno del contributo dei cittadini. La loro voce conta. L’Europa sarà sempre un cantiere aperto. Ci saranno sempre nuove sfide, decisioni difficili da prendere e questioni da affrontare. È proprio questa la forza del progetto europeo. L’idea è che l’Europa – e il suo futuro – sia un lavoro di squadra continuo, con infinite opportunità per tutti. Per migliorarla e renderla un po’ più sicura e un po’ più equa, per avvicinarla di più a come dovrebbe essere”.
Questa riflessione afferma in sostanza che il modello europeo di sviluppo e di welfare è oggi dinanzi a sfide assai ardue per effetto delle profonde trasformazioni verificatesi su scala mondiale negli ultimi anni e che inevitabilmente si verificheranno in modo sempre più ravvicinato nei prossimi. Le ripercussioni derivanti dalla pandemia, dalla crisi energetica e di approvvigionamento, dalle guerre in Ucraina, in Medioriente e dalle tensioni nel Mar Rosso richiedono a tutti i soggetti e a tutte le istituzioni una profonda capacità di ripensare sé stessi ed il proprio ruolo in vista della nuova prospettiva della società della conoscenza.
La parola “crescita” dovrà assumere per l’Europa una connotazione mai utilizzata in passato. La crescita quantitativa è stata sempre alimentata dalla crescita demografica e dai consumi delle generazioni che uscivano dalla povertà materiale. La nuova sfida è quella di tradurre la crescita qualitativa, basata sulla conoscenza e sul benessere, in valore economico stabile. Dovrà essere una crescita sostenibile, che limiti le emissioni in atmosfera e l’utilizzo delle risorse naturali non rinnovabili e fondi la società su principi di condivisione e solidarietà, perché non vi è mai solida crescita quando sono in pochi a beneficiarne.
In quest’ottica, la dirigenza e le alte professionalità CIDA auspicano che l’Italia partecipi da protagonista, insieme all’Europa, alle sfide imposte dalle profonde trasformazioni politiche, sociali e culturali: la concorrenza crescente dei paesi emergenti, la riorganizzazione dei processi produttivi su base globale, il ripensamento del modello di crescita, la rapidità dell'innovazione, la frammentazione dei percorsi lavorativi, la razionalizzazione del welfare. Vogliamo che l’Italia competa con le grandi economie europee e mondiali e perché questo accada bisogna superare gli ostacoli storicamente posti dalla frammentazione del tessuto economico e produttivo, dallo scarso livello di internazionalizzazione, dalla sovrapposizione della figura dell’imprenditore a quella del manager.
Siamo convinti che occorra assolutamente favorire una politica di integrazione nell’Unione Europea. L'unità politica dell'Europa garantisce la pace fra i popoli europei, favorisce una crescita in diversi settori (economico, culturale, politico, sociale, scientifico, diplomatico, militare) e pone l’Unione come potenza di bilanciamento nell'assetto mondiale. Questa scelta affonda le proprie radici nella consapevolezza che alle sfide del processo di globalizzazione e alla forza delle nuove potenze emergenti (come Cina, India, Brasile) si potrà rispondere solo attraverso il rafforzamento delle istituzioni comuni, pena la condanna, per tutti i paesi europei, ad una progressiva e logorante irrilevanza sulla scena mondiale.
Non possiamo limitarci all''unione monetaria dell'Europea e dobbiamo guardare oltre per realizzare iniziative tese alla creazione di politiche comuni sotto il profilo fiscale, bancario, della politica estera e della politica di difesa. Senza di esse non si può parlare di Unione Europea.
Le notizie sul Parlamento europeo difficilmente guadagnano una posizione di rilievo sui media. Questo non è un dato da sottovalutare. Riteniamo quindi necessaria una maggiore informazione a tutti i livelli sull’attività svolta a Bruxelles. Il dialogo sociale europeo va reso costante, allargandolo a tutte le realtà dell’economia e del lavoro. Per ogni cittadino, votare alle elezioni europee significa avere l’opportunità di influire sulla composizione del Parlamento e sulle decisioni che adotterà nel corso dei cinque anni di legislatura. Ogni voto è importante, perché modella in un’ottica collettiva il futuro che ogni singolo vuole costruire, salvaguarda i diritti e le libertà individuali e assicura che i valori democratici durino per le generazioni a venire.
Meno di un mese al voto e poi ci vorranno cinque anni per le successive elezioni europee. Non lasciamoci sfuggire l'occasione per contribuire adesso ad un futuro migliore.