La riduzione dell'imposta sui redditi a confronto con la tassazione in Francia

La riduzione dell'aliquota dal 35% al 33% riconosce e valorizza il contributo del ceto medio allo sviluppo economico e sociale del Paese, ma non riduce lo spread fiscale con altri Paesi europei. In questo articolo l'analisi di quanto paghiamo in più rispetto ai francesi.

Franco Del Vecchio

Segretario CIDA Lombardia - lombardia@cida.it
Riprendiamo dopo quasi tre anni l'articolo sulle modifiche introdotte dal Governo Draghi, dal titolo "Riforma fiscale: quanto gli italiani pagano più dei francesi?", senza riportare i commenti dell'analisi, ancora accessibile cliccando il titolo, sulle differenze con le imposte sui redditi d'oltralpe, inferiori alle nostre per tutte le fasce di reddito, con la soglia della maggiore aliquota oltre i 156.244 euro (considerati l'inizio della ricchezza) tre volte superiore ai nostri 50mila euro e una tassazione vantaggiosa per le famiglie a sostegno della natalità.

Riduzione delle tasse in Italia negli ultimi tre anni

Rispetto alla riforma Draghi è aumentato del 4% il reddito non tassabile elevato a 8.500 euro, ed è stato eliminato lo scaglione 15,000-28.000 euro con aliquota 25% creando un unico scaglione fino a 28.000 euro con aliquota 23%, con una riduzione massima delle imposte di 330 euro.

La proposta del Governo, che sta animando in questi giorni il dibattito politico, intende ridurre l'aliquota dei redditi compresi fra 28.000 e 50.000 euro dal 35% al 33%, con una riduzione massima delle imposte di 440 euro. Non sono però più proposte le modifiche agli scaglioni di reddito, in particolare l'innalzamento del reddito per l'aliquota maggiore da 50.000 a 60.000 euro inizialmente ipotizzato.

Si tratterebbe quindi di una riduzione massima complessiva delle imposte di 770 euro netti, che su 50.000 euro di redditi rappresenta una riduzione delle tasse dell'1,5% in tre anni, non in grado di compensare oltre l'8% di inflazione nello stesso periodo. 

Riduzione delle tasse in Francia negli ultimi tre anni

Le modifiche alle imposte sui redditi in Francia, apportate negli ultimi tre anni, aumentano ulteriormente le differenza a vantaggio dei transalpini:
  • Reddito da lavoro e da pensione tassato al 90% in Francia e al 100% in Italia
  • Aumento del reddito non tassato a 11.497 euro, pari a +15%  rispetto a +4% dell'Italia
  • Confermato in Francia il metodo di calcolo della tassazione per scaglioni considerando il 90% del reddito ed escludendo i primi 11.497 euro, mentre in Italia si considera il 100% del reddito compresi i primi 8.500 euro.
  • Aumento del 6,5% del limite di reddito del primo scaglione a 29.315 € e riduzione di 3 punti percentuali dell'aliquota, dal 14% all'11%. Riduzione - negli ultimi tre anni - delle imposte per un reddito di 28.000 euro del 29,3% rispetto al 3,9% dell'Italia.
  • Aumento del 13,6% del limite di reddito del secondo scaglione a 83.823 euro al quale si applica l'aliquota del 30%. Riduzione - negli ultimi tre anni - delle imposte per un reddito di 50.000 euro del 13,5% in Francia rispetto al 4,9% in Italia.
  • Aumento del 15,4% del limite di reddito del terzo scaglione a 180.294 euro al quale si applica l'aliquota del 41%. Riduzione delle imposte per un reddito di 100.000 euro pari al 9,3% in Francia negli ultimi tre anni rispetto all'1,9% in Italia. 
  • La ricchezza in Francia è considerata oltre i 180.000 euro del quarto scaglione, 24.000 euro in più rispetto a tre anni fa, mentre in Italia l'inizio della ricchezza è rimasto a 50mila euro.
  • Le imposte alle famiglie francesi sono calcolate sulla somma dei redditi dei familiari diviso il numero dei componenti (2 per una coppia, 3 per una coppia con due figli, che sono conteggiati metà persona). Su tale reddito "medio" si calcola l'imposta da moltiplicare per lo stesso numero di componenti, con notevoli vantaggi per le famiglie con figli. 

Mentre si accende il dibattito sul taglio massimo di 440 euro al ceto medio, cresce lo spread rispetto alle tasse che pagano i francesi di tutte le fasce di reddito e aumentano le distanze dall'Europa.

Maggiori informazioni sulle imposte sui redditi in Francia cliccando: "Régie" e "Studio Allievi"
Le differenze di tassazione fra i lavoratori dipendenti e i pensionati single italiani e francesi sono evidenti:
  • per 30.000 euro di reddito la differenza è di 5.395 euro (-76%)
  • per 50.000 euro di reddito la differenza è di 7.035 euro (-51%)
  • per 80.000 euro di reddito la differenza è di 11.235 euro (-43%)
  • per 100.000 euro di reddito la differenza è di 14.355 euro (-41%)
  • per 150.000 euro di reddito la differenza è di 17.405 euro (-31%)
  • per 200.000 euro di reddito la differenza è di 20.455 euro (-26%)
Le differenze aumentano significativamente considerando le coppie e le famiglie con figli, ad esempio, per un reddito di una famiglia con due figli e un reddito di 50.000 euro di ciascuno dei coniugi la tassazione complessiva francese è di 6.496 euro, mentre in Italia è di 27.400 euro, 13.700 per ciascun lavoratore. Al posto dei bonus asili e pannolini, in Francia c'è un impegno concreto per dare fiducia alle giovani coppie e sostenere la natalità.

Quali differenze sulle altre tassazioni?

L'IVA in Francia è del 20% rispetto al 22% dell'Italia
La tassazione sulle rendite da capitale in Francia è superiore all'Italia, 30% rispetto al 26%.
La sanità in Francia si finanzia principalmente attraverso un sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria ("Sécurité Sociale"), pagata con contributi di lavoratori e datori di lavoro. Poiché la copertura pubblica è parziale, i cittadini si affidano a coperture assicurative integrative private ("mutuelle"), spesso co-finanziate dai datori di lavoro, per coprire le spese rimanenti. 

Perché i francesi pagano meno tasse?

Rispondere in modo oggettivo richiederebbe uno studio approfondito dei bilanci dei due Stati e indico di seguito alcuni fattori che determinano le differenze:
  • minor numero di contribuenti in Italia
  • minore contribuzione dei lavoratori autonomi
  • evasione fiscale
  • tassazione agevolata (Flat Tax)
Il confronto dovrebbe considerare anche la spesa pubblica:
  • minori spese per la sanità pubblica francese
  • minore burocrazia e maggiore efficienza
  • minori costi energetici (ricarica auto elettriche dalla stessa catena di distribuzione -28%)
  • ecc. 

Il confronto con altri Paesi favorisce l'analisi oggettiva della realtà e stimola l'impegno a conseguire insieme risultati economici e sociali degni dell'Italia in grado di far parte a pieno titolo dell'Europa.

Le associazioni, le federazioni e le confederazioni, come CIDA, che rappresentano il ceto produttivo, sono impegnate concretamente per il futuro del Paese e sono pronte a collaborare con chiunque voglia partecipare perché l'unione fa la forza e insieme ce la possiamo fare a rendere l'Italia un Paese migliore non solo per vivere, ma anche per lavorare.

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